Cercando la Terra Santa oltre il Giordano

La Decapoli è un luogo dove, secondo il Vangelo di Marco, Gesù si è recato. Ma pochi sanno dov'era. Un approfondimento.

Nei Vangeli si incontrano i nomi di molti luoghi legati al passaggio in un certo territorio del Messia cristiano. Alcuni di quei luoghi non si trovano più nella Terra Santa comunemente intesa, ma in vicini Paesi del Medio Oriente. I Vangeli stessi testimoniano di alcuni viaggi di Gesù di Nazareth in città che oggi appartengono al Libano o alla Giordania.

Una problematica citazione del Vangelo di Marco (7, 31) afferma per esempio: “Di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decapoli”. È un percorso difficile da spiegare (infatti l’evangelista non lo fa) e anche abbastanza improbabile, comunque è spesso molto complicato identificare i luoghi in cui si svolge la vicenda umana del Nazareno, soprattutto dopo due millenni di antiche narrazioni intrecciate a devozioni e leggende più recenti e spesso stratificate all’interno di un racconto. Ma è in ogni caso molto intrigante indagare su questi luoghi e prendere coscienza delle implicazioni che questi viaggi intendono forse suggerire.

Un esempio forse poco conosciuto di “Terra Santa oltre il Giordano” emerge dall’indicazione della regione denominata “Decapoli”, di cui fanno menzione alcune fonti storiche del I secolo d.C. (come Plinio il Vecchio e Flavio Giuseppe) e i tre Vangeli sinottici. Il territorio delle 10 città era una sorta di regione a statuto speciale istituita da Pompeo Magno nel 63 a.C. quando assoggettò a Roma tutta la Palestina.

La Decapoli si trovava a Sud del Mare di Galilea e quasi del tutto ad Est del Giordano. Non è chiaro quali fossero precisamente le 10 città (ci sono diverse versioni e la Decapoli come tale ha una storia lunga circa 3 secoli), ma alcune sono ben individuate, come Filadelfia (oggi Amman), Gadara (Umm Qays), Gerasa (Jerash), Pella (Tabaqat Fahl), Arbila (Irbid) e Scytopolis (Beit She’an, l’unica a ovest del Giordano).

Un famoso brano del vangelo di Matteo (8,28) inizia collocando il racconto nel “Paese dei gadareni”, il territorio circostante la città di Gadara, dove oggi si trova la cittadina giordana di Umm Qays, su una collina dalla quale si gode una magnifica vista verso le alture del Golan e sul Mare di Galilea (in Israele), pur essendo a circa 10 km dalla sponda meridionale del lago.

Il racconto evangelico è quello di Gesù che scaccia il dèmone “legione” (Matteo 8, 28-34, Marco 5, 1-20, Luca 8, 26-39) da un uomo (o due secondo Matteo): al dèmone scacciato viene concesso di installarsi in alcuni maiali che si trovano nei dintorni, che a quel punto si gettano nel Mare di Galilea, annegando.

Il territorio dei gadareni, come tutta la regione della Decapoli, era abitato da popolazioni di cultura ellenista insediate in quelle terre fin dal tempo della conquista di Alessandro Magno (IV sec. a.C.), e quindi possibili allevatori di maiali, diversamente dagli ebrei che alla luce delle norme alimentari dell’Antico Testamento considerano il maiale un animale immondo. Non è difficile immaginare che i gadareni fossero anche fornitori di carne suina alle truppe romane di occupazione: agli occhi dei giudei del tempo, gadareni, geraseni e decapolitani in genere erano pagani imbevuti di ellenismo e collaborazionisti del “nemico” romano. Eppure, pur scacciando il dèmone “legione”, Gesù non si sottrae al dialogo con l’ex indemoniato che ha sanato, anzi lo incarica di una missione.

Visitando le rovine dell’antica Gadara, si rimane stupiti di trovare poco oltre le mura, sulla strada che scende verso il Mare di Galilea, i resti di un’imponente basilica a 5 navate, risalente al IV secolo. È abbastanza evidente che i costruttori bizantini intendevano in questo modo segnalare e onorare il luogo del miracolo descritto dai Vangeli. Le rovine dell’antica città sono fra l’altro ben conservate, con terme, teatri e attività commerciali che si affacciano sul decumano, e una splendida necropoli. Gadara era famosa nell’antichità anche per il fatto di aver dato i natali ad alcuni illustri scrittori come il filosofo cinico Menippo (III sec. a.C.), il poeta satirico Meleagro (I sec. a.C.) e il poeta e filosofo epicureo Filodemo, che visse parecchi anni a Ercolano, dove sono state ritrovate copie di molte sue opere nella biblioteca della Villa dei Papiri, la sontuosa dimora dei Pisoni distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., poco più di un secolo dopo la morte di Filodemo, avvenuta all’età di circa 75 anni, nel 35 a.C.

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