Atene, capitale in crisi
Una volta, non moltissimi anni fa, c’era una capitale assolutamente sicura per tutti, cittadini e turisti. Una volta la gente poteva lasciare le sue chiavi sulla porta, i negozi non avevano serrature e nessuno pensava di mettere camere o sistemi d’allarme a casa sua o ai propri negozi, sicuro che niente di male potesse accadere. Una volta si potevano lasciare le finestre aperte anche di notte e si poteva dormire sulla veranda senza che niente di male accadesse. Una volta si poteva camminare per strada anche di notte, si poteva girare spensieratamente ovunque. Una volta c’era una capitale abitata da gente sorridente, allegra, ottimista anche in situazioni difficili, gente che poteva sperare nel miglioramento delle proprie condizioni.
Una volta c’era un capitale dove la criminalità si limitava a reati isolati e, di solito, di passione. C’era sì della prostituzione, ma non si vedevano mai prostitute di 10 o 13 anni, e nemmeno ragazzi della stessa età sui marciapiedi. C’erano droga e drogati, ma non si vedevano mai dentro le università e i licei. C’erano organizzazioni di anarchici e terroristi che però miravano a persone specifiche, cioè diplomatici , politici, banchieri, ma mai alla gente semplice e innocente, mai a poliziotti, giudici, giornalisti, notai, avvocati.
Ormai poco o niente ricorda la vecchia capitale, non solo perché la criminalità è aumentata, d’altronde questo succede in tutto il mondo, non solo a causa della crisi economica che ha un effetto negativo sulla vita quotidiana. Più che altro si tratta di una crisi di valori e di principi, una crisi di ethos. Molti analisti sostengono che queste due crisi coesistono, ma in Grecia credo che le cose non stiano proprio così.
C’è stato un cambiamento di criminalità in Grecia, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Ormai non si parla più solo di una criminalità “occasionale-individuale” o “organizzata-semplice” ma di una criminalità “organizzata-complessa-sofisticata” della quale lo strumento più vantaggioso è la corruzione che mina la funzione e l’efficacia delle istituzioni politiche. Questo è accaduto in varie parti del mondo e per vari motivi, ma in Grecia si sono aggiunti altri fattori.
La Grecia, in effetti, ha sempre patito di crisi economiche, dalla sua indipendenza in poi e più volte ha fatto bancarotta. Poi ha vissuto due o tre decenni di falso benessere che ha corrotto le istituzioni politiche e giudiziarie, finché è arrivata la crisi finanziaria attuale. In altre parole, il Paese non ha il Dna e l’organizzazione adatti per affrontare il cambiamento socio-economico e politico e la relativa criminalità complessa. Non aveva nemmeno il trascorso dell’Italia, dove la criminalità ha avuto uno stampo mafioso o il trascorso statunitense di pattern of racketeering activities.
La gente si lamenta ma non reagisce. È tanto esausta e stremata dall’austerità, affronta tanti problemi e difficoltà per sopravvivere, che ormai si trova in una fase di apatia o afasia, disillusa nei confronti della politica istituzionalizzata. Certamente c’è una parte della popolazione che, a causa di questi problemi, viene corrotta e/o corrompe. C’è un’altra fetta di criminalità che si dedica al radicalismo, usando spesso la maschera dell’attivismo, minaccia accademici, politici e distrugge macchine, negozi, uffici e in genere il patrimonio privato e pubblico.
Inoltre, ogni sabato gli anarchici al quartiere di Exarchia, che ormai è una zona autogestita dove la polizia non osa entrare, praticano la guerriglia urbana scontrandosi con popolo, universitari, operai, politici, professionisti…
C’è una cappa di paura sopra Atene. Gli unici che non affrontano i problemi sono i turisti, che sono veramente sicuri. «Sentirsi straniero nel proprio Paese, ma non godendo della sicurezza dei turisti, è una realtà veramente triste», dice un ateniese disoccupato guardando la sua vecchia auto bruciata dagli anarchici.