C’era una volta il Brasile: l’Olanda si prende il terzo posto

Gli olandesi conquistano meritatamente la "finalina" per il terzo posto. Disfatta per i brasiliani, fischiati dai tifosi. Dal sito Mondiali di calcio 2014
L'Olanda vince 3 a 0 il Brasile

Ci sono ferite che non si rimarginano ed anche in questo il calcio sa rappresentare una precisa metafora di vita: poteva essere la partita della magra consolazione, di un flebile riscatto dell’onore della bandiera, invece finisce tra fischi dei tifosi di casa dell’Estádio Nacional di Brasilia il Mondiale 2014 del Brasile di Felipe Scolari. Con un perentorio 3-0 l’Olanda di Van Gaal, di fatto mai sconfitta entro i tempi regolamentari in questa rassegna (eliminata solo ai rigori in semifinale dall’Argentina) si aggiudica meritatamente la “finalina” per il terzo e quarto posto, valevole l’ultimo gradino del podio. Brasile apparso inferiore sul piano tattico e persino tecnico, sfiduciato e probabilmente già in vacanza dopo la tristemente nota notte delle streghe della semifinale persa per 7-1 contro la Germania. I ragazzi di Scolari hanno in effetti dato l’impressione di riprendere il filo del gioco da dove lo avevano tragicamente lasciato contro gli implacabili “panzer”: troppo spesso sterili in avanti, talvolta fin troppo perforabili in difesa.

Eppure i proclami di una surreale vigilia, vissuta tra le spaccature postraumatiche dello spogliatoio e le voci di rifondazione, lasciavano intravedere uno scenario diverso: neanche la sorte faceva mancare un piccolo aiuto, vedendo il regista olandese Sneijder infortunarsi nel riscaldamento prepartita. Al suo posto Van Gaal sceglieva per l’undici iniziale Clasie, che affiancava Wijnaldum in mediana, mentre a De Guzman era concessa licenza di inserimento a supporto delle punte Robben e Van Persie. Confermati sulle fasce Kuyt, a destra, e Blind, a sinistra, ai lati dell’ormai consueta difesa a tre composta dagli encomiabili De Vry, Vlaar e Martins Indi. 

Scolari provava a mischiare le carte, recuperando il capitano Thiago Silva al centro della difesa, al fianco di David Luiz, e proponendo i terzini Maicon, a destra, e Maxwell a sinistra al posto di Marcelo; a centrocampo la cerniera mediana composta da Paulinho e Luiz Gustavo guardava le spalle dei trequartisti Ramires, Oscar e Willian, mentre Jo viene preferito a Fred, fischiatissimo in semifinale.

Il battesimo dell’incontro però vedeva Thiago Silva confarsi alle cattive abitudine ballerine prese dai compagni della retroguardia: preso in controtempo da una classica folata da Freccia arancio di Robben, lanciato ottimamente a rete da Van Persie, il capitano verdeoro era costretto al fallo da ultimo uomo già al 3° minuto. Graziato da un primo errore dell’arbitro, che puniva solo con un giallo quello che tecnicamente era palesemente fallo da ultimo uomo, vedeva però beffardamente sanzionare il proprio intervento, iniziato evidentemente fuori area, con il calcio di rigore, secondo errore dell’arbitro nella stessa azione. Considerazioni che non scalfivano la proverbiale freddezza di Robin Van Persie, il quale realizzava piazzando all’incrocio il calcio di rigore valevole l’1-0. Tra le sponde da manuale di Van Persie per gli inserimenti dei compagni, il perfetto registro del pacchetto arretrato olandese e la sterilità verdeoro in fase offensiva, la gara scivolava sul 2-0 orange già al quarto d’ora: Robben orchestrava una ripartenza che liberava De Guzman ad un cross respinto troppo timidamente dalla difesa locale, castigata da Blind che raccoglieva in solitudine dal dischetto per trafiggere Julio Cesar.

Gli spettri della semifinale sembravano tornare ad aleggiare tra i volti spersi dei giocatori brasiliani, per i quali l’unico accenno di reazione del primo tempo era costituito da una conclusione al 21° di Oscar, che provava a scuotere i suoi, ancora addormentati, con un destro dal limite non difficilmente parato da Cillessen. L’Olanda non affondava il colpo più di tanto, limitandosi a controllare senza grattacapi gli evanescenti padroni di casa, fino ad un’ora abbondante di gioco, allo scoccare della quale una gran giocata dal limite di Ramires, dribbling secco e destro in diagonale sul fondo di un metro, interrompeva quello che pareva inevitabile epilogo della malinconica uscita di scena brasiliana. Per la verità i padroni di casa, mai capaci di impensierire Cillessen per tutto il resto della gara, vedevano peggiorare le cose, se possibile, subendo nel recupero il terzo gol di Wijnaldum, lesto a battere un “rigore in movimento” su assist dal fondo di Janmaat, battendo ancora Julio Cesar.

L’Olanda chiude così un ottimo Mondiale, scrivendone l’ultima triste pagina sportiva di un Brasile che non vedrà probabilmente mai rimarginarsi una “ferita” simile: il Mondiale di casa, atteso decenni, restarà memorabile per un’umiliazione senza precedenti forgiata dalla Germania, cui va ad aggiungersi la coda negativamente coerente della “finalina”. Se fosse un film, lo intitoleremmo di certo “C’era una volta il Brasile”, quello dei talenti, dei funambolici trequartisti e degli implacabili attaccanti: cosa riserverà il futuro non è dato ad ora sapere, ma la certezza è che quello di oggi è un gruppo evidentemente inferiore rispetto agli standard minimi della gloriosa storia brasiliana, tanto tecnicamente quanto caratterialmente. Al successore di Scolari, in odore di prevedibile sostituzione, il compito di riportare la magia del calcio verdeoro negli occhi e nel cuore del popolo sportivo brasiliano: fino ad allora, vinca il migliore, a cominciare dalla grande finale di domani, che vedrà gli odiati “cugini” argentini opposti ai protagonisti della più grande debacle sportiva che il Brasile ricordi, i tedeschi di Loew.

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