Celluloide e fede
Tema della XIV edizione: “Povertà. Problema o occasione?”.
Una cornice particolare per la conclusione del Festival, coerente al suo percorso. Spettatori curiosi, registi di oltre 25 Paesi, membri della giuria internazionale che ha valutato i 66 film selezionati tra gli oltre 300 presentati. L’edizione appena conclusa ha dimostrato la sua vitalità: nato a Trento, ha raggiunto Gerusalemme e Teheran e si snoda in Italia, a Trento, Bolzano, Merano, Bassano, Milano e Roma.
Tanti film. Da mattina a sera inoltrata, per ben nove giorni a partire dal 14 ottobre. «Ci hanno portato la cultura e l’atmosfera di diverse religioni. Tanti esprimevano la religione cristiana nelle sue varie tradizioni», commenta la direttrice Katia Malatesta. «Dopo 14 anni – prosegue – il Festival si confronta con un budget inadeguato, ma va avanti con passione. È il nucleo di calore legato alle relazioni che via via si costruiscono tra persone di differenti provenienze e religioni che nel Festival trovano un confronto libero».
La serata inaugurale si apre con un cortometraggio muto, Jeanne d’Arc di Georges Méliès, capolavoro del 1900. L’originale sonorizzazione che accompagna la proiezione è eseguita dal coro giovanile della scuola di musica di Trento, “I Minipolifonici”, con frammenti musicali composti dall’Ottocento a oggi. Segue la proiezione di Io sono con te (Italia, 102’) commentato dal regista Guido Chiesa, intervistato da Mario Dal Bello, giornalista di Città Nuova. Nei giorni seguenti anche Chiara Luce Badano uno splendido disegno (M. A. Calò, doc, Italia, 43’) e Duns Scotto (F. Muraca, film, Italia, 84’).
Ma non solo cinema. L’apertura del Festival in una tavola rotonda, “Finché c’è fede c’è finanza (etica)”, mette a confronto, appunto, etica, finanza e fede per bocca di esponenti di fedi differenti e operatori ai vertici di una finanza orientata su temi sociali. Altro tassello è la concomitanza del Festival con il sukkot, la festa ebraica delle capanne. Una tradizionale sukka, capanna eretta nel rispetto delle regole ebraiche, è diventata spazio di conoscenza e condivisione.
A ragione Davide Zorzan, presidente del Filmfestival, commentava: «Siamo contenti per la crescita nella qualità e nelle relazioni con altri organismi e festival del cinema, nella professionalità dei lavori giunti e nella competenza della valutazione della giuria».
Il tutto con un’attesa: che quanti vi hanno partecipato diventino a loro volta moltiplicatori di opinione.