Cecoslovacchia, Natale ’59
Continuando a spigolare fra le pagine di Città Nuova che ogni quindici giorni hanno compiuto cinquant'anni, abbiamo scelto alcune parti di un reportage dalla Cecoslovacchia di Giuseppe Inovecky sul Natale. Esse documentano la scristianizzazione in atto al di là della cortina di ferro.
Nella foto la copertina della rivista, dedicata alla scuola.
Radio Mosca così commentò, l’anno scorso, la festa del Natale: «Mentre la Chiesa cattolica celebra il Natale il 25 dicembre, la Chiesa ortodossa lo festeggia il 7 gennaio. Ora come è possibile che Cristo sia nato in giorni diversi?».
Ancor più esplicita è stata la sua trasmissione di quest’anno. «La figura di un presunto fondatore del cristianesimo è puramente leggendaria e mitica e ciò è dimostrato principalmente dal fatto che gli storici e gli scrittori che vissero all’epoca in cui Gesù Cristo sarebbe vissuto propugnando le sue dottrine non accennano a lui in alcun modo».
Nell’udienza generale dell’Epifania il S. Padre manifestò il suo dolore per tale incredibile affermazione.
Radio Praga ha preferito invece ignorare del tutto la ricorrenza della nascita di Cristo e si è limitata ad annunciare: «Oggi è il tradizionale 24 dicembre. Vi auguriamo un ricco Nonno Gelo e tanta gioia durante le feste».
Mentre in tutto il mondo si predica la «distensione», negli Stati d’Oltre cortina si approfondisce la lotta contro la religione. Una conferma di tale atteggiamento la si è avuta nella recente dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Comunista Sovietico, che lascia prevedere una ulteriore intensificazione della campagna antireligiosa. Vi si legge infatti: «Quelli che sono chiamati a dirigere il lavoro ideologico non combattono abbastanza le ideologie ostili… ed ancora prendono le difese dell’ideologia religiosa ostile al marxismo-leninismo…».
Sfogliando per esempio la Predvoj (L’Avanguardia) di Bratislava del 17 dicembre u.s. si legge: «Dal punto di vista socialista non sarebbe sufficiente la liberazione economica e sociale della donna se non fosse accompagnata dalla sua liberazione spirituale: cioè dai pregiudizi del passato, tra i quali sono dominanti i pregiudizi religiosi…».
Una cosa le parole dell’organo comunista ricordano e sottolineano a tutti i cristiani. Cioè che oltrecortina, oggi, la Chiesa può dare la sua testimonianza di amore solo nei singoli; perché la persecuzione impedisce che si veda l’Unità dei cattolici, il loro Corpo che vive e spera tutto insieme.
E questo ci fa capire quanto sia grande la responsabilità che grava su di noi che viviamo al di qua della cortina; che abbiamo la possibilità di testimoniare, con la carità in atto, la concretezza dell’amore di Cristo.
Giuseppe Inovecky