C’è pluralismo e pluralismo

Non sono poche, ormai, né di poca rilevanza, sotto il profilo etico e civile, le questioni che la quotidianità della vita c’impone. Molto rumore ha fatto ad esempio la notizia, con tutta probabilità priva di fondamento, della clonazione di un essere umano. Le nuove possibilità che la ricerca scientifica e il progresso della tecnologia mettono a nostra disposizione sollevando urgenti e radicali interrogativi. D’altra parte, la società si trova a dover gestire una situazione in gran parte nuova: quella della convivenza di una pluralità di visioni della vita e di convinzioni che, sinora, in un medesimo contesto culturale e politico, era di fatto sconosciuta. O, se non altro, era limitata a punti di vista che in fin dei conti non incidevano sui valori di fondo da tutti condivisi. Questa inedita e complessa situazione non può non avere rilevanti ripercussioni anche a livello politico. In un regime democratico, dove la legislazione circa le questioni di comune interesse viene decisa in base al principio della maggioranza, quali criteri debbono guidare nella scelta di una soluzione piuttosto che di un’altra? In altri termini, tutto è negoziabile o vi sono dei princìpi e dei valori di carattere morale che come tali sono intangibili? È evidente che si tratta di domande cruciali, e di enorme portata anche pratica. La “Nota dottrinale” che la Congregazione della dottrina per la fede, con l’approvazione di Giovanni Paolo II, ha emanato il 24 novembre scorso, e che recentemente è stata resa pubblica, intende fare chiarezza. Si sofferma, infatti, su “alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica”, ma rivolgendosi, in primo luogo, ai cattolici, in realtà offre a tutti un importante contributo di riflessione sulle scottanti questioni cui si è accennato. Cercando di andare alle radici del travaglio e delle sfide della società attuale, il documento introduce con nettezza una distinzione fondamentale. Quando si parla di pluralismo – e cioè di rispetto della diversità di opinioni – come condizione della democrazia, bisogna intendersi di quale pluralismo si tratta. Il pluralismo, infatti, si giustifica in politica per il fatto che occorre determinare in modo concreto che cosa di volta in volta occorre fare per realizzare il vero bene della persona e della società in un preciso contesto storico, sociale e culturale. Ed è logico che vi siano diverse strategie possibili, diversi interessi da salvaguardare, diverse finalità da promuovere. Anche la complessità tecnica di molti problemi politici giustifica la possibilità di differenti opinioni politiche per chi condivida una stessa ispirazione ideale. Ma non si può confondere il pluralismo che intacchi quei “princìpi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno”, e che in definitiva esprimono e tutelano la dignità integrale della persona umana. Anzi tali princìpi costituiscono il criterio decisivo che offre l’orientamento affinché l’esercizio di una corretta dialettica politica individui e realizzi gli strumenti idonei a promuovere il bene di tutti e di ciascuno. E, si badi bene, sono princìpi che non sono patrimonio esclusivo dei cattolici, ma, essendo radicati nell’identità della persona ed espressi dalla coscienza, sono di tutti. Non si tratta, dunque, per chi opera in politica ispirandosi al vangelo, d’imporre una visione di parte, ma di esprimere la fedeltà a ciò che di più autenticamente umano ci è in noi. La laicità, come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa, non può essere intesa come autonomia dalla morale. Vera laicità è piuttosto rispetto dell’integrità dell’essere umano, apertura alla sua intima vocazione, promozione della sua autentica libertà. Certo, non tutto è così facile e immediatamente chiaro a livello pratico. Ma resta in ogni caso fondamentale, per il cristiano, la coerenza tra la fede e la vita, costi quel che costi. E, per tutti, la necessità del dialogo in spirito di sincera e reciproca apertura alla verità. Solo così, auspica il documento, si potrà generare una cultura capace di offrire un’anima all’esercizio di una compiuta democrazia.

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