C’è chi dice no

Commedia divertente e amara con Luca Argentero e Paolo Ruffini sulle troppe raccomandazioni che penalizzano i meritevoli e premiano gli ignoranti "segnalati"
film c'è chi dice no

È possibile, in un paese di raccomandati – o, meglio, “segnalati”…–, dire di no ai percorsi carrieristici nei giornali, negli ospedali, nelle università ottenuti a suon di “segnalazioni” da parte di amici e parenti, che generano un mucchio di gente “che non sa nulla”? I meritevoli, invece, devono subire. È quanto accade a tre ex compagni di scuola: Max (Luca Argentero), figlio di un ferroviere, giornalista precario a cui il raccomandato ignorante ruba il posto, ad Irma, medico in gamba a cui viene preferita la nuova fidanzata del primario, al ricercatore Samuele (Paolo Ruffini), vittima del professore barone che gli preferisce un ignorante che sta con la figlia prediletta.

 

I tre non ce la fanno più ed escogitano la vendetta, inventandosi un movimento, “I pirati del merito”, che rivela le assurdità e gli imbrogli del “sistema”, attingendo ampiamente alla realtà. Sembrano vincenti, ma poi vengono arrestati e ricominciano da capo la carriera. Un finale non proprio ottimista e davvero amarognolo, con il risultato però che i tre non perdono la dignità – almeno ci hanno provato…–, in più Max ed Irma iniziano una storia d’amore.

 

Sembrerebbe la consueta commedia brillante italiana, che scorre lieta (si fa per dire) e frizzante, ammiccando serenamente alle falle della nostra società dove tutto in fondo resta come sempre. Invece, il trio di personaggi-attori, a cui s’aggiunge il vecchio e valido Giorgio Albertazzi, grazie ad una sceneggiatura svelta che non risparmia le gags e le allusioni piccanti, al nostro tempo e ai nostri personaggi noti, convince, anzi diverte: fa sorridere, ma picchia duro, a volte. Insomma, si scherza, si fa la commedia all’italiana, ma lo spazio per pensare, tra una scena e l’altra o in mezzo alla stessa scena, si trova e rimane, finito il film. Tutt’altro dunque che innocua la commedia dei “pirati del merito”. Un invito da parte dei giovani eroi – sono i giovani che si sentono “rubata la vita” dal nepotismo – a scuoterci dal torpore. Ci riuscirà questo film a scalfire almeno la superficie della coscienza di un paese che si sta arrendendo alla fatalità?

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