Cattolici e politica, la via del discernimento comunitario

La diversità di posizione dei cattolici in politica dovrebbe accompagnarsi al confronto ed al dialogo fraterno fra tutti coloro che hanno sentito la “voce” di impegnarsi nei vari livelli amministrativi a cominciare dai più piccoli comuni o dalle consulte di quartiere, fino ai parlamenti nazionali ed europei. Città Nuova dà spazio a riflessioni e proposte da parte dei propri lettori, nell’ottica di un dialogo aperto e costruttivo. Vedi il Focus "Dibattito verso le elezioni politiche".
Nella foto di Stefano Porta/LaPresse la presentazione delle liste elettorali.

Volendo contribuire al dibattito in vista delle elezioni mi sento di fare alcune affermazioni su “i cattolici e la politica”. A mio parere, i cattolici hanno il diritto di poter schierarsi in una pluralità di partiti.

Nello stesso tempo alcuni cattolici, insieme anche a persone di altre convinzioni, hanno il diritto di dar vita ad un partito politico che cerchi di coniugare nella prassi politica i principi della Dottrina Sociale della Chiesa.

Il dialogo tra persone che hanno visioni politiche diverse è sempre necessario e va perseguito in modo particolare dai cattolici e da tutti coloro che hanno a cuore il bene comune. La ricerca di una “politica di fraternità” o per dirla con papa Francesco de “la migliore politica” sarà continua nelle persone che sentono dentro il cuore l’impegno di pensare e cercare di attuare la convivenza pacifica e fraterna dei popoli e il superamento delle attuali disuguaglianze sociali.

Quattro “sentieri” che vorrei, parzialmente, approfondire.

Il primo: la legittimità di visioni diverse in politica da parte di persone che si richiamano alla fede in Cristo. In Italia, a differenza di altri Paesi, il tema ha avuto un impatto significativo per la presenza per quasi un cinquantennio della Democrazia Cristiana che ha costituito l’asse portante del Governo politico del Paese.

Faccio solamente alcune veloci considerazioni, strettamente personali. Credo sia un bene che NON ci sia un Partito Cattolico. È una contraddizione in termini: infatti “cattolico” significa universale ed abbraccerebbe tutti gli uomini; al contrario “partito” prende il nome proprio da parte ed intende rappresentare solamente una parte dei cittadini. Poi, in primis, la Chiesa è madre di tutte le persone e non può essere legata a nessun partito. Meglio, anzi necessario, suddividere chiaramente i due ambiti: ecclesiale e politico.

Tutti i cittadini che aderiscono alla Dottrina sociale della Chiesa (anch’essa sempre in evoluzione in ascolto dello Spirito) possono avere e in realtà hanno diverse opzioni su come realizzare questi principi in ambito politico e sociale. Però sarebbe auspicabile che quei cittadini che vogliono appartenere alla Chiesa si sentissero prima di tutto “cristiani”, cioè seguaci di Cristo, e poi appartenenti al partito X o Y.

Il secondo sentiero riguarda il convenire o meno che nascano anche in Italia partiti di “ispirazione cristiana”. Va fatta una precisazione: non è un partito “dei” cattolici (che riguarderebbe le persone), ma di “ispirazione cristiana”, significante che i suoi iscritti intendono ispirarsi ai principi della Dottrina sociale della Chiesa e al suo magistero. Qualcuno potrebbe appuntare che ci sono già in Italia leader e partiti che dicono di rifarsi alla cultura cristiana, tirando in ballo corone del rosario e crocifissi, oppure citando la trilogia Dio, Patria e famiglia. Pregherei costoro di praticare un discernimento comunitario poiché, oltre che in Italia, ci sono già anche in Europa leader come Orban e come Putin stesso che si rifanno ad una visione, che loro dicono essere “cristiana”, per difendere le loro patrie e i loro cittadini dall’assalto della cultura “marcita” dell’occidente secolarizzato. Il magistero, se lo ascoltiamo, ci aiuta a discernere meglio.

Che questi leader siano rami vecchi ed improduttivi e che ci sia bisogno di cittadini attivi che si impegnino in Politica viene dai vertici del Magistero ecclesiale. Una sola citazione tratta da un’intervista al card. Bassetti ad Avvenire pubblicata il 9 novembre 2019; sono parole che il cardinale prende pari pari da papa Francesco, trasferendole alla situazione italiana: «È necessaria una nuova presenza di cattolici in politica. Una nuova presenza che non implica solo nuovi volti nelle campagne elettorali, ma principalmente nuovi metodi che permettano di forgiare alternative che contemporaneamente siano critiche e costruttive».

Il terzo sentiero è forse il più necessario, ma anche il più trascurato dai cittadini italiani che si considerano credenti e praticanti e che partecipano a tante associazioni o movimenti di ispirazione cristiana e/o di volontariato sociale. Parlavo, poco sopra, di discernimento “comunitario”: è indispensabile, a mio avviso, il confronto e il dialogo fraterno fra tutti coloro che, appartenendo ai vari gruppi ecclesiali, hanno sentito la “voce” di impegnarsi nei vari livelli amministrativi a cominciare dai più piccoli comuni o dalle consulte di quartiere, fino ai Parlamenti nazionali ed europei. Sono necessarie in ogni città e provincia delle persone che si facciano carico di promuovere questi incontri a vari livelli. Se ci sarà l’amore scambievole tra questi consiglieri o assessori, ecc., in quel gruppo potrà farsi ascoltare lo Spirito e aiutare nel “discernimento”.

Sulla necessità del quarto sentiero ci sarebbero molte citazioni da offrire; ne basti una, presa dalla Laudato Si’ al par. 197: «Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi».

Il pensiero politico ha bisogno della creatività che può venire da qualsiasi persona. Il pensiero scaturisce dal cuore oltre che dal cervello; in altre parole, oltre al necessario studio e alla conoscenza dei pensatori passati e contemporanei, ha bisogno di persone che abbiano in sé un “sentire interiore profondo” che dia voce a chi non ha voce, persone che sappiano vedere oltre, con lo sguardo che sappia vedere gli scartati, che travalica il tempo e lo spazio e sappia immaginare un’umanità fraterna.

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