Cattolici, forum civico e potere

Seconda parte dell’intervista a Sandro Campanini, coordinatore di C3dem, rete di associazioni dell’area cattolica democratica in Italia, sulla proposta di un forum civico permanente in campo politico e sulla diversa prospettiva di un Sinodo generale della Chiesa italiana

Abbiamo avviato con Sandro Campanini, coordinatore di C3dem (rete di collegamento tra associazioni dell’area cattolica democratica) un dialogo sul posto dei cristiani in politica. Una questione che torna di attualità davanti allo smarrimento dell’attuale momento storico del nostro Paese, ma che rischia di esaurirsi in vecchie formule o come occasione per assicurare qualche candidatura all’intellettuale di turno. Da sempre si sa che, nei partiti, i professori non portano voti e, nella pratica, se eletti in qualche corsia preferenziale, vivono con disagio l’esperienza parlamentare, quando scoprono che è difficile incidere davvero.

Citando Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica, nella prima parte dell’intervista, Campanini resta persuaso che, al momento attuale, sia necessario essere lievito di unità in un Paese seriamente esposto alla frammentazione.

Non sembra praticabile e auspicabile, quindi, l’idea di un partito politico di ispirazione cristiana, anche se l’ex viceministro degli Esteri, Mario Giro, ci ha illustrato, in un’intervista, il percorso in atto di Demos , che quel progetto persegue.

Massimo Toschi, di formazione dossettiana, ritiene, invece, che, per essere davvero fecondi, sia necessario abbandonare vecchie formule indicando l’urgenza di un Sinodo della Chiesa italiana come percorso di purificazione da clericalismo e dalla ricerca del potere. Partiamo da questa prospettiva per riprendere il discorso con il coordinatore di C3dem.

Esiste secondo lei la necessità di un Sinodo della Chiesa per ripensare alla modalità di presenza dei cattolici nella società?
L’idea di un sinodo della Chiesa italiana come momento di riflessione ampia sulla situazione del Paese e il suo futuro è interessante. La “purificazione” è sempre importante per il popolo dei battezzati in Cristo, anche se, a mio avviso, deve essere frutto di un discernimento e di una lettura comunitaria, altrimenti si corre il rischio di un atto esteriore.

Come dovrebbe essere gestito tale percorso per non diventare occasioni di nuove rotture ma di unità?
In ogni caso, per essere un momento davvero fecondo, il Sinodo dovrebbe vedere anche un’ampia partecipazione dei laici e delle laiche (in misura uguale uomini e donne), dei giovani, delle associazioni e movimenti, degli ordini religiosi, delle diocesi e, in qualche modo, delle parrocchie: tutti abilitati, nelle forme da stabilire e consci del ministero dei Pastori, ad esprimere le loro considerazioni e opinioni. Inoltre, andrebbe fatto un ragionamento sul rapporto tra questo evento, le Settimane sociali e il Convegno ecclesiale, in modo da stabilire un percorso coerente. Tornando alla provocazione su “clericalismo” e “ricerca del potere” – o dei compromessi con chi lo detiene…  − credo che la “purificazione” debba attuarsi nella quotidianità delle nostre comunità, nello stile con cui si educa alla fede, nelle scelte e nella pastorale, seguendo docilmente l’insegnamento di papa Francesco, che anche su queste due grandi tentazioni ci dona parole chiarissime.

La convince la proposta di un forum civico come formulato da Becchetti e altri? È possibile fare gli “stati generali” dei cattolici democratici? Con quale finalità? Non sarebbe un’ulteriore certificazione della divisione tra posizioni irriducibilmente diverse?
L’idea di una sede di confronto permanente e anche di elaborazione e proposta tra realtà e persone che si riconoscono in quello che definiamo, in senso ampio, mondo cattolico-democratico (è lo sforzo che – seppure più in piccolo – facciamo da alcuni anni con la rete di associazioni c3dem- Costituzione, Concilio, Cittadinanza), mi sembra molto interessante.

Aggiungerei, però, che non bisognerebbe limitarsi a una realtà di livello nazionale e rivolta, di fatto, ai soli “quadri” delle varie entità e associazioni, ma a una “rete” che – pur senza troppi appesantimenti e strutture – possa articolarsi anche nei livelli territoriali, puntando come primo obiettivo ad avviare processi più che ad occupare spazi (per citare papa Francesco). Sarebbe fecondo che a un’iniziativa di carattere nazionale ne corrispondessero a livello locale (dove già non ci sono), anche con un po’ di fantasia e originalità, senza troppa preoccupazione di “format” uguali per tutti. In alcune realtà questo processo potrebbe servire anche a rilanciare percorsi formativi, soprattutto per i giovani.

Tutto questo dovrebbe avere come dato di fondo la disponibilità a un ascolto e confronto aperto e sincero non solo “interno” ma anche con altre sensibilità, del cattolicesimo e oltre. Ci sono per fortuna molte personalità di grande qualità ed esperienza, riviste, come la vostra, di area cattolica ben fatte, siti web e blog. Insomma, credo che il “nostro” mondo, pur tra le fatiche che penso tutti, più o meno, ben conosciamo, rappresenti una risorsa enorme per il nostro Paese: si tratta di rafforzare la formazione, di fare più rete e forse di rendere più visibili e penetranti − anche attraverso i nuovi media, ma ripartendo innanzitutto dall’aggregazione diretta delle persone e dalla testimonianza quotidiana − i messaggi e i contenuti culturali che riusciamo a coltivare ed elaborare. Avendo sempre ben chiaro e dimostrandolo con i fatti, che abbiamo a cuore unicamente il bene comune e la costruzione di una società – italiana, europea e mondiale − più giusta, fraterna e pacifica: oserei dire, più felice.

Qui prima parte intervista

Qui l’articolo pubblicato sul numero di Gennaio di Città Nuova per esporre i termini della questione

 

 

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