Catania, istituita la “Marcia per la pace”
Si terrà ogni anno, sempre nella stessa data. Il 5 gennaio è la data scelta dalla diocesi di Catania per la “Marcia per la pace”.
Un segnale importante, la scelta di lanciare un messaggio di pace e di farlo a 360 gradi, invitando e coinvolgendo tutta la città, nelle sue varie realtà. Il titolo è emblematico: “Insieme su sentieri di pace”.
La marcia, organizzata nell’ambito della 56° Giornata mondiale della Pace, è stata organizzata da alcuni uffici diocesani (Problemi sociali e del Lavoro, Giustizia e pace, l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, pastorale giovanile, Caritas diocesana e Consulta delle Aggregazioni laicali). C’erano anche alcuni rappresentanti del Coordinamento delle Religioni in dialogo, che dal 2016 raggruppa a Catania alcune realtà del mondo cattolico e di altre religioni: la Comunità Dialogo, l’Ordine Francescano Secolare, la Comunità di Sant’Egidio, il Movimento dei Focolari, il Movimento Rinascita Cristiana), la Comunità Baha’i, il Movimento Hare Krishna, le comunità islamiche, gli induisti e i buddisti della Soka Gakkai).
Il lungo corteo si è snodato da piazza Stesicoro lungo la via Etnea per concludersi in piazza Duomo. Un filo d’oro unisce idealmente due luoghi simbolo di Catania: piazza Stesicoro, con i resti del Teatro romano, di epoca pagana, e piazza Duomo, dove si trova la Cattedrale di Sant’Agata, luogo simbolo della storia dei primi secoli del cristianesimo e dei primi martiri.
All’inizio, in piazza Stesicoro, la marcia è stata introdotta dal direttore dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso, don Antonio De Maria. Lì sono risuonate le parole dell’Imam della moschea della Misericordia, Kheit Abdelhafid, presidente delle Comunità islamiche di Sicilia. Abdelhafid ha parlato della fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, di cui tutti dobbiamo essere testimoni e fautori credibili
Poi una breve tappa davanti alla chiesa dei Minoriti, per alcune riflessioni e preghiere.
Sulla gradinata della Cattedrale di Sant’Agata alcuni giovani hanno portato le loro testimonianze, che hanno toccato alcune delle emergenze contemporanee: la guerra in Europa e le nuove povertà determinate dal lockdown da Covid 19 e dalla crisi economica. Le storie sono quelle di Maryna, profuga ucraina giunta in Italia con il figlioletto Yarema e accolta a Catania dalla Caritas e dalla solidarietà di tante famiglie e di Antonio, testimone delle paure determinate dalla pandemia che, grazie ad un fondo istituito nella città etnea da alcuni benefattori (sul modello del Fondo Gesù Divino Lavoratore istituito da Papa Francesco per lavoratori in difficoltà a causa del Covid-19), ha potuto frequentare un tirocinio formativo sfociato poi in un lavoro regolare a tempo indeterminato nel campo della ristorazione.
Storie positive, tasselli di un’umanità che crede nei valori che risuonano come esempio tangibile e concreto in una città che vuole mantenere ferma la speranza di un futuro migliore.
La marcia si è conclusa in Cattedrale, con la Liturgia della Parola. Monsignor Renna ha ricordato la parabola del Buon Samaritano, di colui che si ferma a soccorrere in fratello in difficoltà trovato sulla strada: un messaggio evangelico di grande attualità che risuona come un invito a vivere uomo accanto a uomo, attento ai bisogni dell’altro, a vivere la fratellanza universale nella quotidianità.
C’è una Catania che sa sperare e che sa lanciare un messaggio di speranza. Uomini e donne, sacerdoti e laici, rappresentanti di varie religioni lo hanno testimoniato. Rafforzando l’impegno e il sostegno reciproco a favore del “bene comune”. Partendo da ciò che unisce, dai principi di fratellanza presenti in ogni religione. Principi che puntano alla pace. Da Catania parte un messaggio nuovo di fratellanza tra le religioni. Che non fa notizia, come i conflitti, le guerre e gli odii razziali, ma che costruisce tasselli autentici di una nuova umanità.
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