Caste, scioperi, posti riservati e acqua

In questi giorni una buona parte della capitale indiana, Nuova Delhi, è rimasta senza acqua. Non si tratta di un problema idrico, ma piuttosto di una dimostrazione della popolazione dello stato dell’Haryana, adiacente al territorio della capitale, che ha bloccato la regolare erogazione di acqua a varie zone della metropoli del Nord India
India

Il contenzioso è legato ad una questione castale e ad una politica che dura dall’Indipendenza e che assicura alcuni posti di studio e impiego ai dalits (fuori casta) e adivasis (i tribali che popolano varie zone del sub-continente indiano). Da un lato la decisione del governo indiano ha favorito la promozione di queste classi da millenni discriminate, assicurando loro la possibilità di acceder sia a posti di studio, soprattutto nelle Università statali, che negli uffici governativi. Dall’altro, questa politica ha esacerbato ulteriormente la divisione castale scatenando, di tempo in tempo, delle reazioni violente da parte di indù appartenenti alle varie caste. Con la globalizzazione e la crescente competitività sia a livello educativo – per accedere alle università più prestigiose è, infatti, necessario avere dei voti altissimi – che lavorativo larghe sezioni della popolazione appartenenti soprattutto a gruppi castali intermedi lamentano di avere possibilità limitate ad un futuro decoroso. Di fatto, i posti riservati ai fuori casta, in alcuni casi lasciano poco più del 50% delle disponibilità a cittadini di altri gruppi sociali, rendendo accesa e, spesso, crudele la concorrenza.

 

Recentemente, le questioni castali sono tornate alla ribalta con la morte per suicidio di uno studente dell’Università di Hyderabad, un fuori casta a cui era stata tolta la borsa di studio. La notizia ha suscitato l’insorgere di gruppi dalit un po’ in tutto il Paese. A poche settimane di distanza è scoppiata una nuova ondata di reazione popolare da parte di gruppi Jat nello stato dell’Haryana che hanno bloccato le strade di accesso e di uscita dalla capitale e l’erogazione d’acqua. Qualche giorno fa il governo ha dato il via libera ad una legge che inserisce il gruppo dei Jat fra coloro che hanno diritto alle quote riservate per le istituzioni educative ed i posti lavoro. Contemporaneamente, gruppi castali equivalenti ai Jat hanno cominciato a sollevarsi o minacciano di farlo se non saranno riconosciuti anche ai loro appartenenti gli stessi diritti che vengono riservati ai dalit e fra poco ai Jat. In Gujarat, lo stato dove nacque Gandhi e da dove proviene l’attuale Primo Ministro Surendra Modi, la comunità dei Patidar, una delle caste della zona, ha minacciato una manifestazione simile a quella dei Jat e lo stesso stanno facendo i Patels, un gruppo maggioritario nello stato a nord di Mumbai, che reclamano la liberazione di alcuni membri della loro comunità, arrestati mentre manifestavano per avere gli stessi diritti di gruppi discriminati. Anche i Maratha, gruppo molto numeroso dello stato del Maharashtra con capitale la metropoli di Mumbai, ha annunciato di essere sul piede di guerra con le stesse richieste.

 

Il problema che gli abitanti della capitale stanno sperimentando è serio e da alcuni giorni l’acqua arriva attraverso autobotti che vengono prese d’assalto dai cittadini delle zone interessate. La polizia cerca di controllare la zone da dove avviene l’erogazione nello stato dell’Haryana dove è stato imposto il coprifuoco. Tuttavia, non sono ancora riusciti a riprendere il controllo di alcuni punti nevralgici e a ripristinare infrastrutture danneggiate.

 

Tuttavia, ancora più serio appare l’escalation di gruppi che richiedono gli stessi diritti di classi considerate discriminate. La questione delle quote riservate, che negli ultimi sessant’anni si è spesso riaccesa, rischia di diventare grave e di creare tensioni a livello nazionale. Inoltre, offre il fianco a facili manipolazioni politiche con conseguenze difficili da prevedere per la vita interna della più grande democrazia del mondo. Molto è senza dubbio cambiato in questi decenni come ampiamente descritto in un recente libro pubblicato da Hindol Sengupta, un giornalista molto letto soprattutto in riviste di carattere economico e finanziario come Fortune India. Nel suo Recasting IndiaDare una nuova immagine allIndia – Sengupta mette in evidenza come la capacità imprenditoriale del Paese stia rivoluzionando la più grande democrazia del mondo. Il libro offre esempi interessanti su quanto sta avvenendo in vari villaggi del Paese dove fuori casta o classi sociali meno abbienti o ostracizzate riescono a trovare una riabilitazione grazie ad iniziative imprenditoriali geniali che stanno cambiando il volto a vari ambienti soprattutto a livello rurale.

 

Ovviamente esistono dei contraccolpi che vengono acuiti dalla globalizzazione e da abili manipolazioni politiche. Quanto avvenuto nelle ultime settimane con la morte di studenti dalit e le relative dimostrazioni da parte di questi gruppi e, a seguire, con l’insorgere delle richieste di gruppi che si considerano ora le vere vittime delle direttive della Costituzione e delle leggi varate in questi decenni, costringe il gigante asiatico, ormai protagonista della finanza e del panorama economico mondiale, a confrontarsi con una verità che non può e non deve dimenticare. L’accesso alla competitività nel mercato economico mondiale non è gratuito. E’ necessario fare prima i conti con la realtà interna. E questo non e facile per un mondo, come quello del sub-continente indiano dove sopravvivono tradizioni millenarie che sono state capaci di superare momenti storici ben più complessi.

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