Reciclos, i cassonetti intelligenti
Che il riciclare ogni tipo d’imballaggio sia una delle proposte ecologiche su cui si punta con più insistenza, lo dimostra lo stesso regolamento europeo, anche perché vuole coinvolgere ogni cittadino, rivolgendosi alla sua coscienza e alla sua consapevolezza ambientale. L’Ue ha proposto agli Stati membri di raggiungere nel 2025 l’obiettivo di riciclare il 55% dei residui urbani. E per gli imballaggi propone più concretamente un 65% di media: 50% della plastica, 50% dell’alluminio, 70% dell’acciaio, 75% di carta e cartone.
Ancora di più: arrivare alla raccolta differenziata del 77% delle bottiglie di plastica prodotte, e al 25% di riutilizzo di tale materiale per produrre nuove bottiglie. Per arrivare a questo traguardo sembra che la collaborazione tra iniziativa pubblica e privata sia la soluzione che si sta affermando in modo più convincente. Certo, se c’è la possibilità di un vantaggio, sarà più attraente. Si fa così sempre di più strada la soluzione che in inglese si chiama reverse vending machine (distributore automatico al contrario), detto anche raccoglitore automatico di vuoti o, più brevemente, cassonetto intelligente.
Secondo Wikipedia e i siti web del settore, «il primo brevetto per una Bottle return and handling machine è stato registrato negli Stati Uniti nel 1920» (esattamente un secolo fa), mentre la prima macchina che restituiva automaticamente bottiglie risale alla fine degli anni ’50, in Svezia, invenzione poi perfezionata nel 1962 ad opera del norvegese Aage Tveitan. Da allora, negli ultimi 5 decenni e secondo le varie legislazioni nazionali, queste macchine si sono diffuse in Europa (soprattutto al Nord) «offrendo un metodo altamente efficiente per identificare il valore di ogni contenitore restituito e fornire un rimborso al cliente». Così dicono i promotori del Reverse Vending. Dunque c’è voluto un secolo dalla nascita di questo sistema di riciclaggio, 50 anni da quando è stato perfezionato e l’introduzione di una legislazione europea perché questo metodo arrivi al Sud europeo.
Ora in Spagna il promotore di questo sistema di riciclaggio è la società Ecoembes, da alcuni definita come il “monopolio per la gestione degli imballaggi”, che ha lanciato nel giugno scorso i Reciclos, postando centinaia di queste macchine automatiche in supermercati, stazioni di autobus, centri commerciali e altri luoghi pubblici. In collaborazione con amministrazioni comunali e governi regionali, i Reciclos hanno stimolato nei consumatori una più diffusa coscienza ecologica introducendo l’idea di restituzione e ricompensa. Cioè, sembra che, per essere più ecologisti, non basti la buona pratica di depositare bottiglie e lattine nei rispettivi contenitori, bisogna in qualche modo ricevere una ricompensa: con un credito o con dei punti da recuperare tramite altri prodotti o servizi, o devolvendola in iniziative sostenibili per la città.
Il sistema di Ecoembes però non piace a tutti. Da una parte, il meccanismo di restituzione e ricompensa sembra venire incontro all’industria che produce bottiglie, lattine e altri contenitori. Ignacio García Magarzo, direttore generale di Asedas, associazione che collega le società del settore, ha detto: «Dall’esperienza che abbiamo accumulato, il modo migliore per garantire che nessun contenitore finisca nell’ambiente è coinvolgere il consumatore. Andare verso un sistema incentivante è la strada giusta, perché risponde alle esigenze di cui abbiamo bisogno per il futuro». Anche il direttore di Greenpeace Spagna, Mario Rodríguez, sostiene che la società Ecoembes, promotrice del progetto Reciclos, «è controllata dalle stesse aziende che producono i rifiuti», e dunque più che stimolare il riciclaggio in realtà starebbe invitando a consumare di più. Dello stesso parere è il deputato Juantxo López Uralde, di Podemos, il partito sociale che appoggia l’attuale governo spagnolo, che vede nel programma Reciclos una manovra delle grandi multinazionali alimentari «per continuare a immettere imballaggi sul mercato».