Il caso Özil scuote la Germania

Il ritiro del calciatore tedesco di origini turche dalla nazionale tedesca ha rinfocolato il dibattito su xenofobia e razzismo in Germania.

A metà maggio, poco prima dell’inizio del campionato mondiale del calcio in Russia, sono state pubblicate delle foto di due calciatori tedeschi di origini turche, Mesut Özil e İlkay Gündoğan, assieme a Recep Tayyip Erdoğan, presidente della Turchia. Era l’epoca della sua campagna elettorale, ed è ovvio che Erdoğan fosse interessato a che il milione e mezzo di cittadini turchi che vivono in Germania votassero per lui.

Le foto hanno suscitato domande e incomprensioni, perché Erdoğan negli ultimi anni, come ripetono i media tedeschi, ha incarcerato un gran numero di giornalisti, giudici e politici che non condividono la sua politica di concentrare il potere sul suo ruolo di presidente. Gündoğan del Manchester United aveva spiegato rapidamente con la pur discutibile dichiarazione che con la foto non avrebbe voluto fare una scelta politica, mentre Özil, che gioca con l’Arsenal, non si era espresso.

Domenica scorsa, poi, è arrivata la dichiarazione di Özil, da dieci anni tra i migliori giocatori tedeschi, di ritirarsi dalla squadra nazionale, «finché ci saranno sentimenti di razzismo e irriverenza». Si rifaceva tra l’altro alle affermazioni di Oliver Bierhoff, manager della squadra nazionale di calcio, poco dopo l’eliminazione dal campionato mondiale, a motivo del suo gioco scarso. Parole che sembravano suggerire che Özil, non avendo preso le distanze dalla sua foto con Erdoğan, avrebbe causato il risultato deludente della squadra.

Özil rimprovera inoltre ai media tedeschi, agli sponsor dell‘Unione tedesca di calcio Dfb, e in particolare al suo presidente Reinhard Grindel, di essersi comportato in modo razzista e dilettantesco. «Agli occhi suoi e dei suoi sostenitori sono un tedesco se vinciamo, ma un immigrante se perdiamo». Cosi ha detto il 29enne nato a Gelsenkirchen, la città della Schalke 04.

C’è chi si mette a fianco del giocatore incoraggiandolo, ma si trovano anche commenti con toni razzisti, sospettosi oppure chiari. La Dfb ha sottolineato che tante associazioni di calcio che essa rappresenta stanno facendo un gran lavoro di integrazione di giovani immigranti grazie all’impegno di tanti allenatori ed assistenti volontari, prima di tutto a livello locale e regionale, ma anche con professionisti della prima, seconda e terza liga (la ben nota Bundesliga).

Chi lavora coi giovani immigranti teme tuttavia che il ritiro di Özil e i tanti commenti con tendenze xenofobe diano il segnale che in Germania ormai sia diventato difficile che uno straniero diventi qualcuno. Ciò senz’altro è vero, anche se diversi politici, imprenditori, artisti e sportivi di rango mostrano il contrario. Tuttavia il ritiro e i commenti razzisti sono segnali problematici, prima di tutto per i tre milioni di abitanti di origini turche, metà dei quali cittadini tedeschi.

Le aspettative che pesano sulle spalle degli sportivi professionisti attivi sulla scena internazionale sono enormi: vincere, essere modelli moralmente integri e comportarsi da ambasciatori dei loro Paesi. Il giornale svizzero Neue Zürcher Zeitung riconosce una «esagerazione tedesca» nel comportamento pubblico di fronte a Özil. Un motivo importante sarebbe un sentimento nazionale umiliato: «Fino ad oggi i tedeschi hanno combattuto con sé stessi e con la loro storia più di ogni altro popolo. Successi nel campo dello sport gli permettono un tipo di fierezza che si autoproibiscono in ogni alta situazione della vita».

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