Caso Berti a Venezia. I soldi usati per il lavoro

Il caso della cooperativa Berti a Venezia, che ha ripreso la produzione dopo il fallimento di una storica marchio della manifattura italiana, è l’esempio di una possibile alleanza tra il patrimonio di competenze dei lavoratori e una finanza che serve l’economia reale. L’impegno di Banca etica in favore dei workers buy out
banca etica

Un fenomeno in crescita quello delle imprese recuperate (o workers buy out).  Si tratta, come dicono gli interessati, di «un successo di madri e padri di famiglia che hanno messo volontà e caparbietà nel salvare il loro posto di lavoro». È la storia raccontata da Banca etica che ha finanziato la ripartenza della produzione nell’azienda Berti di Tessera, in provincia di Venezia, attiva da oltre cinquant’anni nel settore del vetrocamera e dei serramenti in vetro ma fallita a fine 2015. Un risultato reso possibile grazie al sostegno anche di Legacoop e di Veneto Sviluppo.

 

Come riporta Banca etica, «Il recupero dell’azienda è stato possibile grazie alla coraggiosa scelta di 22 lavoratori che hanno deciso di prendere il destino dell’azienda nelle proprie mani e di costituirsi come cooperativa». In questo modo sono stati salvati non solo i posti di lavoro, ma le competenze acquisite e l’accreditamento sul mercato, italiano ed estero, conquistato negli anni con una produzione di qualità.

 

Per il momento la Berti scl guarda al mercato italiano, dove già lavora per la produzione di serramenti in vetro per sedi manageriali di prestigio e per la ristrutturazione di edifici e ville di alto livello, ma l’obiettivo della cooperativa è quello riuscire ad esportare all’estero. Ben il 50 per cento della produzione prima della crisi.

 

Non si tratta di una storia destinata a restare isolata perché Banca Etica è impegnata già da 5 anni, assieme alle Centrali Cooperative e CFI-Cooperazione Finanza Impresa, a finanziare i progetti di “workers buyout” che si rivelano soluzioni di una politica industriale immediata che riesce a far tornare in vita aziende tecnicamente fallite ma  ancora capaci di stare sul mercato, grazie al patrimonio di conoscenza delle maestranze e ad un portafoglio ordini ancora attivo o da riattivare senza troppe difficoltà. Occorre un lavoro di squadra capace di mettere assieme più competenze sul territorio e la leva finanziaria da impiegare non in attività speculativa ma per il lavoro.

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