Carriera o pannolini?

“Ho 19 anni. Quando siamo nati noi tre figli, mia mamma ha deciso di licenziarsi per starci vicino e seguire nel modo migliore la nostra educazione. Io ammiro molto questa scelta. Tuttavia, di fronte a questa eventuale prospettiva, mi chiedo che senso assumono i tanti anni di studio, i sacrifici fatti per stare al passo con gli esami, le fatiche per poi trovare un lavoro. Credo che uno degli aspetti più belli della vita sia proprio la possibilità di dedicarsi a qualcosa di appassionante e usare le competenze acquistate con gli anni per servire sempre meglio gli altri. Forse sarò egoista, ma non mi sembra giusto che essere mamma significhi mettere da parte tutto ciò. È davvero impossibile essere vicini alla propria famiglia e rispondere a questo slancio più ampio?”. Tiziana – Novara Conciliare famiglia e lavoro non è assolutamente facile. Tuttavia, oggi molte mamme ci provano e arrivano a svolgere con competenza particolare incarichi importanti. È una sfida: personale, famigliare, sociale. Se chi la sente, non si arrende nonostante le difficoltà che a volte sembrano insormontabili, la società potrà beneficiare del contributo specifico e prezioso (per le sue doti innate) della donna. È necessario e urgente però che le politiche famigliari si attivino per sostenere e incoraggiare di più questo inserimento. Ciò nondimeno, la scelta di rinunciare ad una promozione personale sul lavoro per dedicarsi ad essere mamma a tempo pieno, è parimenti coraggiosa, moderna, controcorrente. Il dono della maternità, miracolo della vita e dell’amore, non è infatti oggigiorno molto compreso e apprezzato. Anzi, viene a volte sentito come un ostacolo alla propria realizzazione, sia da parte di uomini che da parte di donne, che non di rado sacrificano in tal modo un po’ la loro femminilità. Oggi, dopo decenni di giuste battaglie per la parità nei diritti, finalmente si va riscoprendo la bellezza e la ricchezza del compito di genitrice ed educatrice. Comunque, penso che il valore di qualsiasi scelta decidiamo di compiere, non stia tanto in sé stessa, quanto nelle motivazioni che ci spingono a farla. Se, nella famiglia o nella professione, riusciamo a non guardare solo a noi stessi, ma facciamo del nostro agire un gesto di servizio per gli altri, compiuto col cuore, in realtà facciamo cose più grandi di quelle che ci è consentito vedere coi nostri occhi. Noi compiamo un servizio per il bene comune, per la società, per la vita umana, e quindi per l’autore della vita, Dio. E, dunque, in questo modo, è possibile rispondere a quella dimensione spirituale e sociale più ampia, a cui tu ambisci. L’amore, infatti, togliendo la polvere della ripetitività ai gesti di tutti i giorni, aiuta a riscoprire il senso della propria missione e porta pienezza, libertà e gioia alla nostra vita.

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