Carolina Kostner, oro al Grand Prix
La pattinatrice altoatesina ha raggiunto un nuovo primato. Un percorso di maturazione sportiva, ma non solo
A ventiquattro anni, nel pattinaggio artistico, si è considerati quasi a fine carriera. Se poi, come Carolina Kostner, la notorietà arriva quando si è poco più che bambini, reggere fatiche e pressioni per tutto questo tempo diventa un’impresa. E lei, la “signorina Schwazer” (è fidanzata col campione olimpico della 50 chilometri di marcia), non ha fatto eccezioni. É caduta, sul ghiaccio e non solo, ma si è sempre rialzata. Cosa non semplice per un’atleta che a soli diciannove anni, dopo aver conquistato un bronzo mondiale, viene nominata (incautamente) portabandiera del suo Paese alle Olimpiadi di casa, quelle di Torino 2006, e che con gli occhi di un’intera nazione addosso manca il podio finendo “solamente” nona.
Ma il percorso di maturazione di Carolina, sportivo e soprattutto umano, non si ferma certamente qui. Negli anni successivi arrivano tre ori e un argento europei e un secondo posto iridato. Ma anche un infortunio, un cambio di guida tecnica e di vita (da Oberstdorf, Germania, a Los Angeles: da Michael Huth a Frank Carroll) e nuove, pesanti delusioni: l’inattesa sconfitta ai Campionati italiani del 2009 e il dodicesimo posto ai Giochi di Vancouver 2010, che induce il presidente del Coni, Gianni Petrucci, a sostenere che la Kostner «non è una campionessa».
Carolina, però, è un’altoatesina doc. Il viso dolce e la voce da bambina non ingannino: determinazione e voglia di crescere non le mancano di certo. Così la Kostner riparte, sfiora un nuovo podio mondiale e torna a casa sua, quella Oberstdorf in cui è cresciuta e dove ritrova il suo storico allenatore Michael Huth. Scelta azzeccata, perché quella attuale è la Carolina più forte che si sia mai vista, e il successo di sabato alle finali del Grand Prix (il primo in carriera), per giunta ottenuto col record personale di punti, non è certo arrivato a caso. Ma soprattutto, a ventiquattro anni, la Kostner ha trovato una nuova consapevolezza di sè. «Alle giovanissime consiglio di andare dritte per la loro strada. Di sbagliare con serenità». Se lo dice lei.