Caro Pierluigi, usare la forza politicamente non basta
A proposito di un articolo di Battista sull'uso politico della forza: troppo facile giustificare la violenza necessaria solo dopo averla usata impunemente per decenni sbagliando obiettivo
Stamani sul Corriere della Sera, Pierluigi Battista analizza l'uso politico della forza, secondo lui a volte legittimo e necessario: «L'uso della forza è il grande tabù che non sappiamo affrontare nella guerra simmetrica contro le centrali del terrorismo jahidista». Posso anche essere d'accordo sulla necessità, nel caso specifico del Daesh, di coalizzarsi (ma sotto l'egida dell'Onu, please!) per fermare un regime sanguinario pericolosissimo per la convivenza civile internazionale. Ma prima dobbiamo chiederci come mai siamo giunti a questo punto, quanta "violenza politica" inutile e finanche stupida è stata usata in Iraq, in Siria, in Afghanistan, in Palestina…
La politica mediorientale statunitense ed europea dalla prima guerra d'Iraq sino a oggi è in effetti contrassegnata da un uso più che politico della violenza (dall'attacco post-11 settembre all'Afghanistan, alla sconsiderata guerra d'Iraq di George W. Bush, all'attacco di Sarkozy e Cameron alla Libia, al finanziamento di fazioni ribelli jihadiste in Siria…), violenze sempre giustificate (spesso con frode, come nel caso eclatante della fialetta esposta dall'allora segretario di Stato Usa all'Onu Colin Powell per spiegare che bisognava partire contro Saddam Hussein) come l'unica soluzione possibile a casi politici insolubili altrimenti. Salvo capire, dopo qualche tempo, che quell'uso della forza politica non aveva fatto che peggiorare le cose.
La via diplomatica è sempre quella da privilegiare. Nel caso specifico del Daesh, perché invece un anno fa, o un anno e mezzo fa, Russia, Usa, Israele, Turchia e Iran (escluderei le monarchie del Golfo, troppo ambigue al riguardo) si fossero coalizzate per imporre un embargo economico totale contro il cosiddetto Califfato, oggi del Daesh non parleremmo probabilmente più. Ma la forza sbandierata è più dirompente della diplomazia, dà l'illusione all'opinione pubblica che i politici si stiano muovendo e proteggano gli interessi dei loro popoli. Illusioni.