Caro automobilista niente scuse

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Siamo in una stradina secondaria, traversa della grande Aurelia che dal centro di Roma porta fino a Genova. Una via lunga forse poco più di mezzo chilometro, alcuni palazzi, una chiesa, un centro sportivo con piscina, campi di calcio e di basket. Sono le sette di sera, quando i genitori vanno a prendere i loro ragazzi che escono d a l l e varie attività e gli adulti arrivano per svolgere la loro. Una sorta di accordo regola il traffico di questo breve tratto dove si sa che se uno va in una direzione l’altro nella direzione opposta deve accostarsi. Ma quella sera non si va né avanti né indietro. Anzi, il serpentone si allunga sempre di più ed anche l’Aurelia non viene risparmiata dall’evento. Tutti fermi nelle macchine, impazienti, preoccupati, curiosi di capire la causa del blocco. Chi ha la fortuna di poter accostare l’automobile in un buco casualmente libero, andando avanti scopre che poco più avanti c’è una macchina di traverso, due poliziotti con blocchetto delle multe alla mano, la chiamata ad un carro attrezzi in corso. Non si capisce chi sia lo scellerato parcheggiatore di turno finché esce una signora col figlio in calzoni da calcio che di quella macchina è la proprietaria. Asserisce di aver parcheggiato per bene e di non sapersi spiegare quella nuova strana posizione. La folla è divisa tra quelli che credono alla sua versione e quelli che pensano sia una scusa. I poliziotti altrettanto. Si consultano” Mi viene in mente Lo Scusario (dell’automobilista) di cui proprio in quei giorni avevo appreso l’uscita nelle librerie. È un volumetto scritto da Barbara Bonanni, vice sovrintendente alla Polizia stradale di Pisa, che in tanti anni di servizio ne ha sentite davvero di tutti i colori: scuse le più varie quelle addotte dagli automobilisti colti in flagrante del tipo: Correvo veloce per non far scongelare la spesa, oppure È vero avevo in mano il cellulare ma non stavo parlando, ascoltavo solamente. Non voglio dire che il caso appena raccontato rientri fra questi, ma certo non deve essere stato facile per i due poliziotti decidere se credere o meno alla versione fornita. A parte l’aspetto se vogliamo ironico della vicenda, quello del comportamento dei tanti milioni di automobilisti che quotidianamente percorrono strade e autostrade della penisola è un problema non secondario. E non è esagerato dire che sia di vitale importanza se consideriamo che un’infrazione può costare la vita” e più vite. Oltre seimila gli italiani che ce l’hanno rimessa l’anno scorso, più di 50 mila gli europei, un milione e trecentomila in tutto il mondo. È come se ogni anno venisse cancellata l’intera popolazione di una città come Milano dicono all’Aci. Un triste bollettino che fa degli incidenti stradali una tra le maggiori cause di mortalità al mondo, attualmente la nona secondo stime Onu risalenti al 2000. Se però non si inverte la tendenza, avvertono dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), potrebbe guadagnare il gradino più basso di un ipotetico podio dei demeriti, arrivare cioè fino al terzo posto della graduatoria, prima di certi flagelli quali malaria, tubercolosi e aids. Senza calcolare i feriti che a volte restano invalidi per la vita. Nella sola Europa sarebbero complessivamente 200 mila le famiglie colpite da un’invalidità perenne dovuta ad incidente automobilistico con costi sociali elevatissimi oltre i danni morali del caso. Un vero e proprio salasso per l’economia mondiale quello procurato dagli incidenti stimato in 518 miliardi di dollari all’anno, di cui 100 nei paesi in via di sviluppo. Il doppio della cifra stanziata per gli aiuti internazionali agli stati più poveri del pianeta. Insomma quanto basta perché l’Oms quest’anno dedichi la giornata mondiale della salute, il 7 aprile prossimo, alla sicurezza stradale. In quell’occasione l’Aci si sta mobilitando per raggiungere un obiettivo che ha quasi il sapore di una sfida agli italiani almeno per quel giorno: Né morti né feriti sulle nostre strade. Io ci provo!. Abbiamo quindi un po’ di tempo per sensibilizzarci e sensibilizzare, magari interessandoci a quelle iniziative locali che il nostro club degli automobilisti sta promuovendo. Nel nostro continente, poi, è stata di recente lanciata la campagna 2004 per la Carta europea della sicurezza. Se ne è fatta promotrice Loyola de Palacio, commissario dell’Unione per l’energia e i trasporti. Si tratta di un documento che può essere sottoscritto non solo dai governi ma anche dai comuni, dalle amministrazioni locali, dalla polizia, da associazioni, dalle case costruttrici, dai parlamentari. Chi firma la Carta si impegna a promuovere la sicurezza stradale servendosi degli strumenti e dei poteri di cui dispone. Anche questa proposta quindi ci interpella dandoci la possibilità di accrescere il nostro senso di partecipazione alla cosiddetta cosa pubblica che poi è anche privata. Fondamentale comunque resta il comportamento del singolo cittadino, nella fattispecie automobilista, camionista o motociclista che sia. Perché in genere gli incidenti non succedono per caso, ma sono provocati. Fra le prime cinque cause riferibili alla responsabilità del conducente l’Aci ha individuato in ordine la mancata distanza di sicurezza, la guida distratta e l’andamento indeciso, l’eccesso di velocità, la mancata precedenza a destra e il mancato rispetto del segnale di precedenza. Come si vede, tutti errori evitabilissimi. Come lo è la guida in stato di ebbrezza che meriterebbe tutto un approfondimento a parte. Buoni risultati sembra proprio siano stati raggiunti con l’introduzione della patente a punti. Certo, di per sé sarebbe preferibile indossare la cintura di sicurezza perché si è convinti dell’utilità del gesto e non per non prendere una multa, ad esempio. Ma se il timor di polizia può servire a salvare qualche vita, ben venga. I primi dati comunque sono davvero confortanti (vedi box). Sono diminuite le infrazioni riguardanti l’uso del casco, delle cinture di sicurezza e la guida in stato di ebbrezza. In aumento invece quelle per eccesso di velocità con autovelox, per l’uso del telefonino e per la guida a fari spenti. Un po’ di strada l’abbiamo fatta, è proprio il caso di dirlo, ma altra ce ne resta da fare. La convivenza civile, del resto, passa anche attraverso incroci, semafori e autostrade. La patente a punti Nel secondo semestre 2003 si sono registrati 448 morti in meno, vale a dire il 18 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Anche i feriti sono diminuiti: 17.003 (23 per cento) in meno, per un numero totale di incidenti di 83.246 rispetto ai 102.328 del 2002. Gli automobilisti che hanno avuto una riduzione dei punti sono già 119.000 e 330 quelli che di punti non ne hanno più. Per questi sono previsti dei corsi di educazione stradale con frequenza obbligatoria. Chi invece ha 20 punti e non subisce sottrazioni per due anni, può averne due di bonus per ogni biennio fino a un massimo di 30 punti. Se il conducente di una macchina che ha commesso un’infrazione non è identificato, la decurtazione del punteggio viene assegnata al proprietario del veicolo a meno che entro 30 giorni questi non comunichi l’identità della persona che era alla guida. Per conoscere il saldo punti della propria patente basta telefonare al numero verde 848 782 782 da un telefono di rete fissa ed eseguire le istruzioni del messaggio vocale. LO SCUSARIO DELL’AUTOMOBILISTA Gli italiani vogliono una Polizia più efficiente, fin quando non li ferma la Stradale”. Comincia con questa frase, per altro presente sul calendario della Polizia di quest’anno, il libretto di Barbara Bonanni edito da Ets. Un piccolo compendio della guida corretta con decalogo per l’automobilista e il motociclista, tabella dei punti della patente e raccolta delle scuse più varie di guidatori colti in flagrante. Qualche esempio che magari è capitato pure a noi. A proposito del mancato uso delle cinture di sicurezza: Soffro d’asma. Di solito le metto sempre, mi avete fermato proprio oggi che non le ho allacciate. Sul casco: Non me ne ero accorto. Me l’hanno rubato. Sono uscita ora dal parrucchiere . Sul limite di velocità: Ma come facevo ad andare forte se mi sorpassano tutti. Ha ragione” mi scusi ma devo andare ad un matrimonio” il mio!. Sul semaforo rosso: Ho solo anticipato il verde”. Non avevo visto che mi eravate dietro, altrimenti non sarei passato. Significativo un passaggio dell’introduzione dell’autrice: Dopo dieci anni di servizio alla Polizia stradale, posso garantirvi che anche se di incidenti più o meno gravi ne ho visti tanti, mai farò l’abitudine a svegliare nel cuore della notte dei genitori per avvisarli che loro figlio è morto per un incidente stradale. (“) La maggioranza delle persone perde la vita per qualcosa che poteva essere evitato, se”, ma purtroppo con i se non è mai resuscitato nessuno.

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