Carismi e vita consacrata
Una giornata dedicata alla memoria di Chiara Lubich riunisce allUrbaniana di Roma religiose e religiosi di oltre 35 congregazioni. Un momento di spiritualità e di testimonianza a confronto con le sfide culturali del nuovo millennio.
«L’ecclesialità della vita consacrata approfondita nel post-concilio anche attraverso i carismi ha favorito una sua piena comunione con tutto il popolo di Dio». Così si è espresso Josu Mirena Alday, rettore dell’istituto di teologia per la vita consacarata Claretianum, nel messaggio di benvenuto ai circa 400 religiosi e religiose riunitesi stamani nell’aula magna dell’università urbaniana di Roma, in ricordo di Chiara Lubich.
Circa 35 le congregazioni presenti. «La vita consacrata si inserisce pienamente nella vita della chiesa – ha specificato padre Donato Cauzzo, camilliano –, e il Concilio insieme ai carismi spingono sempre più ad essere attivi e presenti nel popolo di Dio. Oggi è un’occasione di approfondimento della nostra scelta alla luce della spiritualità dell’unità del movimento dei focolari».
Proprio sul ruolo dei carismi si è soffermato Jesus Moran, docente di teologia e membro del centro studi del movimento dei focolari: «I carismi sono stati pedagogie nella storia dell’umanità, doni ma anche risposte ai problemi del tempo che lavorano in sinergia con tutti gli altri doni della Chiesa.
Il carisma di Chiara Lubich è una proposta di umanizzazione del nostro tempo – ha ribadito Moran esaminando l’emergenza antropologica in cui si dibatte la nostra società –. Si è smarrito il senso della relazione e dell’amore sul modello della Trinità». Chiara Lubich ha saputo trasferire questo dinamismo trinitario nell’esistenza personale e nella quotidianità anche delle comunità religiose, dove «non si impara solo una teologia o una pedagogia, ma una vita».
La professoressa Caterina Mulatero ha riassunto in 7 parole chiave il modello di convivenza sociale che scaturisce dal carisma dell’unità, «un paradigma in grado di strutturare non solo un’opera della Chiesa, ma l’agire storico». L’economia, la comunicazione, l’irradiazione, i luoghi della convivenza diventano tutte occasioni in cui «l’amore evangelico incide, si rende visibile e trasforma anche quella cultura distorta che agisce sull’ottica dell’interesse più che su quella del dono».
«Ad esempio nell’ambito economico – ha chiarito la Mulatero –, come uscire da questa crisi che ci attanaglia? Chiediamoci come Gesù si sarebbe calato in queste circostanze: adottando magari uno stile di vita sobrio, condividendo i beni, lasciando spazio al dono e alla gratuità». Oggi la soluzione non può essere la frammentazione egocentrica, ma una prassi che sa unificare interiore ed esteriore, ha concluso la relatrice.
Le molteplici testimonianze di vari consacrati, vissute anche in altri continenti e in contesti sociali non sempre semplici hanno mostrato i successi, le salite, la fatica di un nuovo stile di vita che ha saputo ridonare forze ed energie nuove non solo alla propria scelta vocazionale, ma all’intera comunità.
«Ho riscoperto il mio fondatore e i suoi scritti» ha detto padre Gennaro degli Oblati di Maria Immacolata. Suor Carla delle Francescane dei poveri, ha raccontato che il rischio dell’attivismo è stato mitigato dal ritorno alla centralità della preghiera e della spiritualità, «non come ascetica personale, ma comunitaria».
Anche la malattia diventa occasione per suor Mercede, rosminiana, di testimoniare una scelta radicale di Dio, così come i trasferimenti e i nuovi progetti per padre Giovanni dei missionari della Consolata, che gli hanno fatto riscoprire una fraternità legata non tanto al territorio, ma all’appartenenza alla grande famiglia della Chiesa.
L’amore attualizzato, poi, mette in moto idee per creare cellule cristiane anche dentro una grossa azienda telefonica, come testimonia suor Antonella. Questa scoperta dell’unità come chiamata comune a tutti i cristiani porta a realizzare sogni impensabili, come è accaduto per padre Mariano, cappuccino, che ha contribuito a riunire dopo 800 anni i rappresentanti di tutte le famiglie francescane.
A conclusione, un dialogo con Chiara Lubich attraverso alcune sue risposte video, dove si sottolinea che «è l’amore a creare comunione, assemblea, sapienza, unità» ed è questo il contributo sempre nuovo che carismi vecchi e nuovi debbono ricordare all’umanità.
(per il video clicca qui)