Cari tifosi «scansamose»
Facciamoci da parte: il cartello dei tifosi (?) della Lazio invitava senza pudore i propri beniamini a lasciar vincere l’Inter per non favorire i “cugini” romanisti.
«Scansamose», facciamoci da parte: il cartello dei tifosi (?) della Lazio invitava senza pudore i propri beniamini a lasciar vincere l’Inter per non favorire i “cugini” romanisti. Un invito che la coscienza di chi ama lo sport sente di rivolgere al campionato di calcio più inquietante degli ultimi anni: scansatevi, fatevi da parte. Almeno per un po’.
Provocazioni e insulti fra allenatori, sospetti e moti di piazza, aggressività fisica e verbale, scommesse sospese per possibili partite truccate, botte selvagge sugli spalti, stadi chiusi per motivi di sicurezza, tifosi (?) arrestati trasformati in eroi dalla piazza, calcioni in campo con intellettuali, giornalisti e persino politici a schierarsi a giustificare e difendere l’indifendibile.
Sempre più spesso chi vince non sa vincere e chi perde non sa perdere. Bersagli preferiti gli arbitri e le trame oscure. Il doping psicologico che funziona è quello del «siamo soli contro tutti». La memoria va ad intermittenza: tutti i torti si ricordano, tutti gli episodi a favori si scordano.
Il calcio, fino a prova contraria, sarebbe ancora uno sport, e il buon senso, se non proprio i valori dello sport sempre più scoloriti, dovrebbe ancora avere diritto di cittadinanza. Al calcio professionistico (dai giocatori agli allenatori, dai dirigenti ai giornalisti) basterebbe infatti il buon senso per rendersi conto che i milioni di sguardi che hanno su di sé non portano solo denari a palate, ma richiedono un sempre maggiore senso di responsabilità.
Nel momento in cui sentiremmo l’urgenza di voltare pagina, si profilano all’orizzonte nuove benefiche zaffate d’incenso sul mondo del pallone: i Mondiali in Sudafrica. D’incanto polemiche e risse, sgambetti e cazzotti, fisici e verbali, si stingeranno nell’azzurro: attorno ai nostri eroi si stringerà, unito, tutto il Paese. Attorno a combattenti e reduci (alcuni dei convocati di Lippi paiono più veterani che gladiatori) si riaccenderà ovunque e comunque, anche a nord del Po, una grande comune sagra popolare: saremo tutti fratelli, urleremo all’unisono, trepideremo e piangeremo insieme avvolti nel tricolore, al profumo delle lasagne e del barbecue, del barbera e del nero d’Avola. Illusione di civiltà?