Cari lettori, parliamo di scuola e di legge elettorale

Le ultime vicende politiche ci invitano ad aprire un dialogo franco tra i nostri lettori su ambiti decisivi per il futuro del Paese. Invece di scomunicarci reciprocamente, perché non ascoltarci?
scuola ansa

È con una certa sorpresa che nelle ultime settimane stiamo assistendo a una radicalizzazione delle posizioni filo-governative e anti-governative, con una geografia insolita che vede “alleati-contro-Renzi” Forza Italia e M5S, Sel e Lega, saldati addirittura con una minoranza interna al Pd. Non s’è ancora placato lo scompiglio politico provocato dallo “strappo” voluto da Renzi per arrivare all’approvazione della legge elettorale, il famoso Italicum , che già le piazze italiane si sono popolate di 300-500 mila manifestanti contro la riforma per la scuola voluta dal governo.

Nel frattempo prende corpo una strana rincorsa a “cambiare” i partiti. Così personaggi molto ascoltati come l’ex direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, dicono di guardare con “orrore” ad un eventuale “partito della nazione” di stampo renziano. Mentre quasi per fare da contraltare all’iniziativa attribuita al primo ministro, si ventila la nascita di un “Partito della Repubblica”, che sembra essere la carta nella manica di Berlusconi per ricompattare il centrodestra. Se si parla di “nazione” o di “repubblica” vuol dire che si stanno toccando i cardini stessi della nostra democrazia e delle sue prospettive.

Non possiamo in questa sede entrare nel merito dei provvedimenti né dare una valutazione politica delle ultime mosse del nostro primo ministro. Vorremmo solamente sottolineare come nei fatti si stia sfilacciando quel dialogo che non è un optional nelle nostre società complesse. Non si può decidere una legge come quella elettorale senza prima dialogare sul serio, ascoltando non solo i professionisti della politica, ma anche il sentire del popolo; e non si possono mettere maestri, professori, presidi, bidelli e provveditori dinanzi a un grande cambiamento della scuola senza prima ascoltare a fondo le loro ragioni.

Mi si dirà: il governo ha a lungo cercato di dialogare con le forze politiche e sindacali, con convegni e “stati maggiori”. Alla fine, però, bisogna pur decidere: per la legge elettorale il Parlamento ha quindi approvato con il voto segreto di 334 deputati. Siamo d’accordo tutti: una “democrazia che decida” comunque serve in un Paese bloccato come il nostro. Ma se i risultati sono le contrapposizioni frontali cui stiamo assistendo, muro contro muro, vuol dire che qualcosa nel dialogo non ha funzionato.

Proprio per favorire un confronto reale e sereno tra cittadini, vogliamo offrire le pagine online di Città Nuova per dialogare a partire proprio da questi due argomenti: legge elettorale/riforme istituzionali e scuola. Nelle prossime settimane vi invitiamo perciò a commentare gli articoli che via via pubblicheremo. Raccomandandovi di reagire con serenità (è il nostro metodo e la nostra scommessa) e con moderazione verbale, cioè non superando le 500 battute per ogni intervento. Se volete però inviarci anche contributi più corposi (comunque entro le 2500 battute, per favore) scriveteci alla mail redazioneweb@cittanuova.it. Grazie ai lettori, a tutti e a ciascuno.

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