Carestia in Corea del Nord

Secondo un report delle Nazioni unite, i raccolti nel Paese sono rimasti a livello da fame. Eppure basterebbe poco per risolvere la situazione

Forse avevo 8 anni quando guardavo le notizie alla televisione dal fronte della guerra del Vietnam: quei B52 che sganciavano tonnellate di bombe riempivano i miei occhi di stupore e il cuore di tristezza. Ero piccolo, ma capivo che la cosa era ingiusta oltre che costosa. Già a quel tempo i giornali parlavano di un grande spreco di denaro che poteva essere utilizzato per sfamare quella gente. Col prezzo di un cannone, quante persone si potrebbero sfamare? E di un elicottero? E di un missile balistico intercontinentale di lunga percorrenza? Con 2 euro al giorno si potrebbe sfamare un bambino da queste parti, nemmeno un bullone di un aereo B52.

Notizia del 6 marzo raccolta dal Bangkok Post e da altre agenzie d’informazione: le Nazioni Unite comunicano che i raccolti nella Corea del Nord quest’ultimo anno sono rimasti ai livelli più bassi degli ultimi 10 anni. Nel 2018 sono stati prodotti soltanto 4,95 milioni di tonnellate di raccolto, circa 500 mila in meno dell’anno precedente. I mesi di luglio e agosto sono stati particolarmente caldi in Corea, seguiti poi da un tifone, Soulik, che ha distrutto i raccolti con una percentuale dal 12 al 14%, a seconda delle regioni. Un disastro nel disastro di un’agricoltura ridotta ai minimi termini per via dell’embargo (delle sanzioni internazionali), con poca terra coltivabile (solo il 20% del suolo è consono all’agricoltura, a causa di inondazioni, mancanza di fertilizzanti e di nuove tecnologie). Risultato: 600 mila persone, per la precisione, sono a rischio fame più degli scorsi anni, per un totale di 10,9 milioni di persone che hanno bisogno oggi di assistenza umanitaria perché invece a rischio di “semplice” malnutrizione, e perciò potenzialmente a rischio malattie.

North Korea Photos Rice Farm

10,9 milioni corrisponde al 43% della popolazione della Corea del Nord. Le Nazioni Unite potranno aiutare quest’anno soltanto 3,8 milioni di persone, in netta diminuzione dai 6 milioni dello scorso anno per mancanza di fondi. Anche alcune agenzie internazionali stanno ritirandosi dalla Corea del Nord a causa del clima internazionale che non favorisce il lavoro. Il mese scorso, Pyongyang ha informato le Nazioni Unite che mancano all’appello 1,4 milioni di tonnellate di cibo per il 2019, come dice il coordinatore residente per le Nazioni Unite nella Corea del Nord, Tapan Mishra. Un ulteriore problema è rappresentato dalle notizie provenienti da fonti occidentali, dagli Usa e dalla Corea del Sud, ma non confermate da Cina e Russia, che ci sarebbero movimenti sospetti nella stazione di lancio satellitare di Sohae nella Corea del Nord. Una notizia da prendere con le pinze, in quanto manca di conferme incrociate.

Mon Jae-in, presidente della Corea del Sud, sta instancabilmente lavorando per riportare Usa e Corea del Nord al tavolo dei negoziati, tornando al “tavolo a 6’’, con Russia, Cina, Giappone, Corea del Sud, Corea del Nord e Stati Uniti, iniziati nell’agosto del 2003 e collassati nel settembre del 2007. Finché l’arte delle diplomazia ad ampio raggio non sarà ripresa, sarà difficile arrivare a una pace duratura e giusta. Intanto 10,9 milioni di persone attendono che arrivi il pane, e non missili.

 

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