Cappuccini per le strade di Cracovia
Siamo negli anni ‘90 del secolo scorso. La Chiesa si sta preparando al Grande Giubileo del 2000. L’anno 1998 è dedicato allo Spirito Santo. Il beato Giovanni Paolo II vuole dimostrare che lo Spirito è presente ancora oggi nella Chiesa. Invita i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, sorte dopo il Concilio, per una veglia in Piazza San Pietro a Roma. Arrivano circa 300.000 persone di una sessantina di aggregazioni laicali. Anch’io ci sono e faccio da guida e traduttore per i miei connazionali venuti dall’Olanda.
I precedenti
Incontro vari confratelli che sono in contatto con il Rinnovamento nello Spirito, con il Cammino neo-catecumenale, con Comunione e Liberazione, con Luce e Vita e altri gruppi ecclesiali. E mi viene un’idea: Perché non riunire questi cappuccini per vedere cosa lo Spirito suggerisce al nostro ordine in questo tempo di secolarizzazione e di globalizzazione? Ne parlo col ministro generale di allora. Lui rimane entusiasta dell’idea e mi propone di organizzare qualcosa.
Ci riuniamo con alcuni confratelli. Ma dato che nelle Chiese locali si sta ripetendo l’incontro dei nuovi carismi, ci sembra meglio dare il nostro contributo a queste iniziative e aspettare un altro momento per il nostro progetto.
Capitolo delle stuoie a Cracovia
Con queste premesse si può immaginare la mia sorpresa di ricevere nel 2011 un invito per partecipare ad un incontro internazionale del mio ordine, organizzato a Cracovia dai superiori provinciali dell’Europa centro-orientale, con la motivazione che portavo da anni nel cuore. Scrivono gli organizzatori: “I nuovi movimenti sono un dono per la Chiesa, e anche per noi cappuccini. Quando guardiamo a san Francesco, vediamo che lui fu carismatico, fu aperto all’azione dello Spirito, ha saputo discernere nel suo tempo. Come è stata preziosa l’esperienza di Francesco per la Chiesa e per le comunità religiose del suo tempo, così l’esperienza dei nuovi movimenti dovrebbe essere vitale anche oggi per la Chiesa”.
In concreto viene scelta come tematica la nuova evangelizzazione. All’incontro si dà il nome di Capitolo delle stuoie, in ricordo agli incontri che san Francesco teneva con i suoi frati alla Porziuncola di Assisi. Il clima vissuto è bello, semplice, gioioso e fraterno. Nei vari interventi si nota che ormai, come la Chiesa desidera, anche nell’ordine cappuccino ricorrono le tematiche che riguardano l’incontro con la Parola, l’amore al fratello, il desiderio di unità e di una più intensa comunione nelle comunità religiose e lo zelo apostolico verso tutti, specialmente verso chi non conosce Gesù.
Come primo passo veniamo invitati a vivere la Parola: “Convertitevi e credete al Vangelo”. Raniero Cantalamessa introduce la giornata introduttiva di penitenza e conversione con una lunga meditazione su “poenitentiam agere” che sta alla base della predicazione di Gesù (Mc 1, 15) e di Pietro a Pentecoste (At 2, 38). In base alla sua esperienza col Rinnovamento nello Spirito, Cantalamessa sottolinea che gli uomini di oggi hanno bisogno di sperimentare che Dio li ama. Questo è possibile quando le persone – come gli apostoli a Pentecoste – sono pieni di Spirito Santo, l’Amore tra Padre e Figlio. E provocatoriamente lui afferma: “Ormai milioni hanno fatto esperienza della presenza attiva dello Spirito, soprattutto i laici che diventano i primi evangelizzatori per il mondo di oggi”.
Un pranzo di pane e acqua, consumato da molti frati in ginocchio, riprende un’antica abitudine del francescanesimo per dare concretezza alla volontà di conversione. Una liturgia penitenziale comunitaria con tante confessioni individuali crea un’atmosfera in cui ciascuno fa il passo che la Parola di Dio annunziato e “scrutato” gli aveva suggerito.
Se nella prima giornata l’apporto dei movimenti ecclesiali alla nuova evangelizzazione è rimasto in sordina, nella seconda giornata viene dato ampio spazio ad essi. Il titolo del giorno, infatti, è: “Ascoltando i testimoni”.
La mattinata è riservata ad una vivace e provocativa catechesi dell’iniziatore del Cammino neocatecumenale, Kiko Argüello, con Carmen Hernandez e una ventina di responsabili del Cammino a livello internazionale e locale. Per un gran numero di frati che seguono il Cammino, è una gioia incontrare personalmente gli iniziatori. Per me è una delle prime volte che partecipo ad una catechesi neocatecumenale e sento come un dono poter conoscere l’esperienza dalle persone che il Signore ha scelto per suscitare questo corrente di vita nella Chiesa. Mi piace la sottolineatura di Kiko che la parrocchia debba essere una comunità dove si vive l”amore scambievole sulla misura di Gesù in croce.
Alla fine della catechesi ho la possibilità di salutare Kiko personalmente. Gli dico: “Sono stato invitato questo pomeriggio a condividere la mia esperienza col Movimento dei Focolari. Lo voglio fare nello stesso amore che c’era tra Chiara Lubich e te”. E lui: “Sì, eravamo amici”.
Carismi in comunione
Nel pomeriggio è previsto la testimonianza del Movimento dei Focolari. Invitandomi, gli organizzatori avevano fatto sapere che “il Capitolo delle stuoie vuole essere un modo concreto per vivere e testimoniare la nostra fede non soltanto in teoria, per esempio, attraverso un symposium in cui si parla o si ascolta qualcosa sulla nuova evangelizzazione; desideriamo che il tuo contributo fosse non tanto una conferenza, ma veramente una condivisione fraterna”.
In questa impostazione mi riconosco facilmente. Per offrire concretamente la novità dell’esperienza dei religiosi in contatto col Movimento dei Focolari chiedo la presenza di due altri religiosi: il cappuccino italiano Mariano Steffan, che insieme a me partecipa a tutto il Capitolo delle stuoie, e il redentorista polacco Massimiliano Klafka. Essendo di tre nazionalità e due carismi diversi diamo visibilità alla comunione ecclesiale che va messa alla base dell’evangelizzazione.
Il nostro intervento viene accolto con grande attenzione e ascolto. Il ministro generale, Mauro Jöhri, si fa voce della domanda che costituisce il motivo per cui siamo stati invitati a parlare: “Qual è il contributo per la nuova evangelizzazione che il nostro ordine può attendere dal Movimento dei Focolari?”. Rispondiamo, offrendo tre indicazioni.
Vivere in fraternità per l’unità. Colpisce il fatto che Francesco, seguendo l’esempio di Gesù, manda i suoi primi discepoli a due a due. Avendo scoperto Dio come Padre di tutti gli uomini emerge la fratellanza universale ristabilita da Gesù. Come seguaci di Francesco siamo chiamati a vivere in fraternità non solo con i fratelli della propria comunità, ma con tutti gli uomini e con tutte le donne che incontriamo nella nostra giornata. Se questo aspetto in gran parte non è disatteso, anzi costituisce il segreto per cui spesso i cappuccini sono considerati i “frati del popolo”, non sembra altrettanto praticato nel lavoro apostolico del nostro ordine.
Lavorare in fraternità, dare una testimonianza comune, superare un’impostazione personale e individualistica del nostro apostolato: ecco alcune sfide che il mondo globalizzato ci richiede. L’evangelizzazione sarà nuova nella misura in cui riusciremo a presentarci come veri fratelli tra noi e con tutti. Nella misura in cui amiamo altre realtà ecclesiali come il nostro ordine. Quando, a piccoli passi, ci dirigiamo verso “l’unità della scambievole carità”, secondo una felice espressione di santa Chiara d’Assisi. L’esempio del Movimento dei Focolari può ricordarci e farci scoprire che, quando mettiamo alla base dei nostri rapporti l’amore scambievole, Gesù stesso viene in mezzo a noi ed è Lui il vero Evangelizzatore.
Vivere la Parola comunicando le esperienze. Per arrivare ad un traguardo così ardito e trovare nuove vie per portare il Vangelo all’umanità di oggi, dovremo riscoprire la vita della Parola di Dio. L’evangelizzazione non deve essere innanzitutto un progetto nostro, ma la realizzazione di un disegno di Dio. Questo disegno ci viene rivelato da Gesù, il Verbo, la Parola di Dio. Ogni parola del Vangelo è una Sua presenza. La Parola va letta e meditata, che è come una semina. E quando la mettiamo in pratica la Parola mette radici e porterà frutto. Per evangelizzare gli altri dobbiamo prima evangelizzare noi stessi, diventare vangeli viventi. Ma la prassi del Movimento prevede un secondo passo. Non solo vivere personalmente e con radicalità il Vangelo, ma anche condividere con altri le esperienze della Parola vissuta. Così viene “costruito il Corpo di Cristo”, per dirlo con un’espressione di san Paolo, e la Parola stessa mette radici più profonde nell’anima di chi condivide con altri la vita della Parola. Così possiamo concretizzare in modo moderno la prima frase della regola di san Francesco: “Vivere il vangelo del Signore nostro Gesù Cristo”.
Il dado dell’amore. Infine presentiamo uno strumento semplice e efficace per mettere in pratica tutto ciò che abbiamo detto finora. Come maestra di vita spirituale Chiara Lubich ha proposto una maniera concreta per mettere in pratica la sintesi del Vangelo: l’amore. Pensando ai bambini, ha escogitato un dado che su ogni lato ha scritto un aspetto della carità: amare tutti, amare per primi, amare i nemici, farsi uno, vedere Gesù nell’altro, amarsi a vicenda. È inimmaginabile l’effetto di questo strumento sui bambini e sugli adulti che accettano di diventare bambini evangelici.
Per le strade di Cracovia
Culmine dell’incontro è senz’altro l’ultimo pomeriggio in cui i frati sono inviati, a due a due, per le strade di Cracovia a testimoniare la loro fede in Gesù Cristo. I nomi vengono tirati a sorte ed è una bella sfida trovarsi mandati con un fratello con cui spesso non ci si conosce, di un altro Paese e lingua. Qualcuno degli abitanti di Cracovia si meraviglia vedere decine di gruppi di frati in abito camminare nella città. I frati avvicinano ogni tipo di persona: mamme che fanno la spesa, poveri che non chiedono soldi ma preghiere, un uomo ubriaco, turisti meravigliati, giovani e anziani, polacchi e stranieri. A tutti si cerca di far sperimentare l’amore. Al ritorno i volti dei frati dimostrano la gioia e la forza della testimonianza data. Alcune impressioni:
“Quando ho visto nel programma la proposta di mandarci per le strade di Cracovia mi faceva paura. La scrutatio della parola di Dio mi spingeva, ma io cercavo di sfuggire, come Giona. Il successo più grande è stato che non sono sfuggito e che insieme abbiamo avvicinato alcune persone”.
“A me è capitato un confratello che è il provinciale ed io da poco sono il suo vice. L’esperienza di andare in due ha rafforzato l’unità tra noi”.
“Dato che ero con un vescovo cappuccino missionario, abbiamo deciso da andare dal cardinale di Cracovia, che ci ha accolti. Ho sperimentato che l’evangelizzazione è compito di tutte le vocazioni della Chiesa”.
“Per me era la prima volta ed è stata una bella esperienza. Già sorridere alle persone è un modo di evangelizzare. Quando ci hanno visti, due anziani si sono avvicinati per salutarci. Poi abbiamo parlato con quattro ragazzi: il contenuto del colloquio andava dai cani allo sport, ma alla fine abbiamo potuto parlare di Gesù; alcuni erano aperti, altri criticavano la Chiesa. Per me era importante la volontà di iniziare un colloquio”.
Il ministro generale dei cappuccini ha detto: “Volevo sottrarmi, ma ho superato la tentazione e sono andato. Ho sperimentato quanta fiducia la gente ha in noi, perché vedono persone riconciliate. L’esperienza di oggi ci ha tutti arricchiti. Penso di parlarne nella relazione al prossimo capitolo generale”.
Frutti
Il clima vissuto in questi giorni è stato gioioso e fraterno. È la prima volta che, in un’incontro così vasto e ufficiale, una famiglia religiosa s’interroga sull’apporto che i movimenti ecclesiali possono dare per svolgere il proprio apostolato.
Il possibile contributo di ciascun movimento è stato valorizzato, anche se necessariamente ci sono dei limiti. Non tutti si riconoscono nello stile di preghiera del Rinnovamento nello Spirito o nei canti del Cammino neocatecumenale. L’abitudine di raccontare esperienze della propria vita, com’è prassi nel Movimento dei Focolari, trova qualcuno non abituato a condividere i segreti della sua “cella interiore”. D’altra parte, per quanto riguarda l’accoglienza dei nuovi movimenti ecclesiali, sono state aperte porte che finora erano chiuse. Questo Capitolo delle stuoie è stato una semina, quasi una continuazione dell’incontro Carismi in comunione (Assisi, ottobre 2010)[1].
Il provinciale, presidente della Conferenza europea dei cappuccini, che ha organizzato questo Capitolo delle stuoie, concludeva: “Per il nostro compito di evangelizzare abbiamo avuto ispirazione e luce da Gesù, perché Lui era in mezzo a noi. Questo Capitolo, che si è svolto proprio nella città di Giovanni Paolo II, ha aperto nuove prospettive all’evangelizzazione che questo Papa ha voluto nuova nell’ardore, nei metodi e nelle espressioni. E una novità mi sembra si sia realizzata”.