Capitan Scirea, il volto buono e leale del calcio
Del direttore d’orchestra aveva la sicurezza del gesto, la tempestività dei movimenti, l’eleganza raffinata, lo sguardo intenso e veloce, a cui nulla sfuggiva. Dirigeva la difesa juventina e quella della nostra nazionale come fosse una piccola orchestra. È stato definito «un fuoriclasse raro, inarrivabile». Gianni Brera diceva di lui: «era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista».
Già, perché i grandi artisti non sono genio e sregolatezza, se non a volte all’apparenza e con estremo travaglio personale: rispondono a una chiamata interiore innata, che scorre fluida nelle loro vene, nelle loro ossa, con la quale devono semplicemente adagiarsi in armonia. Gaetano Scirea è stato un artista del calcio. «Non l’ho visto una sola volta arrabbiarsi – confidò il compagno di squadra Causio – diceva che non ne valeva la pena, e a posteriori devo ammettere che aveva ragione lui… Era impossibile non volergli bene, era impossibile parlare male di lui. Gli volevo molto bene».
La sua correttezza e lealtà in campo era proverbiale, sorprendente la totale mancanza di espulsioni, cosa rara per uno che gioca in difesa, come ultimo uomo, prima del portiere. Già perché allora c’era il libero, e di quel ruolo lui è diventato leggenda, come prima Beckenbauer, come poi Baresi; non molti altri prima e dopo. Come campione è stato un che ha vinto tanto, tutto: scudetti, Coppa dei Campioni, titolo mondiale con l’Italia.
25 anni fa, per un banale, assurdo incidente d’auto avvenuto in Polonia, Gaetano Scirea se n’è andato. Per gli juventini, per tutti gli amanti del calcio, è un vuoto che non sarà mai colmato. Con lui «se ne è andata una delle facce più pulite del nostro calcio» scrisse il giornalista sportivo Gianni Mura. Per tutti gli amanti di questo sport, per tutti quello che in qualche modo lo seguono, per quelli che lo praticano, da professionisti, da dilettanti, o da semplici amatori che s’incontrano tra amici dopo il lavoro e s’avventano in una partitella (mica sempre amichevole, però!), Gaetano Scirea rimane un modello di sportività, di lealtà, di bellezza.