Capitale del Nord della mafia del cemento

Un dossier di Legambiente getta una luce inquietante sulla regione, diventata crocevia di speculazioni e traffici illeciti
La Spezia

Più della Lombardia, la Liguria ha il più alto numero di reati dovuti alla malavita: rappresentano il 25,2 per cento di quelli accertati complessivamente in quattro anni nelle regioni del Nord, con 2.641 persone denunciate e 337 sequestri. L’incidenza è di 33 reati ogni 100 chilometri quadrati. Parliamo di infiltrazioni mafiose e di criminalità organizzata che prospera e investe nel cemento. Malavita, corruzione e abusivismo edilizio fanno di questa regione la peggiore di tutta l’Italia del Nord. Da La Spezia a Ventimiglia è stato registrato il più alto numero di reati di quella che in maniera efficace è stata definita la Cemento Spa: 1.797 negli ultimi quattro anni monitorati, dal 2006 al 2010. Più della Lombardia, quasi il doppio del Veneto. Un quarto degli illeciti del settentrione del Paese è commesso in Liguria. E nella classifica delle province più corrotte, ai primi tre posti ci sono: Imperia, Genova e Savona.
 
I dati sono contenuti in un esplosivo dossier di Legambiente dal nome esplicito: Cemento Spa. Qui è raccolto, fino agli ultimi arresti eccellenti, la storia di una regione diventata crocevia di imbrogli, di riciclaggio, di speculazioni, di distorsioni ambientali. Un capitolo intitolato “Le betoniere dei clan”, ripercorre la storia dei comuni chiusi per mafia: fino a quelli di Bordighera lo scorso anno e Ventimiglia qualche settimana fa e conferma il radicamento della ’ndrangheta evidenziato dalla Direzione nazionale antimafia, che ha concentrato la sua attenzione su Genova, Ventimiglia, Sarzana e Lavagna. Specifici nella terra ligure gli illeciti in materia edilizia, e qui i liguri si comportano alla grande: Imperia ha 453 infrazioni accertate, il 7,8 per cento del totale, a Genova sono 401, e poi Savona con 398. La Spezia non è poi molto lontana, tredicesima con 140.
 
Secondo da Direzione nazionale antimafia «in Liguria la mafia, piuttosto che con gesti clamorosi e visibili, si muove in maniera sommersa, spendendo la fama conquistata altrove: ha dimostrato la subdola capacità di infiltrazione, in particolare della ’ndrangheta, venuta a patti con numerosi soggetti disponibili a percorrere la più remunerativa via dell’alleanza e del compromesso, piuttosto che quella della libera competizione secondo le regole».
 
Per Legambiente poi: «L’abusivismo edilizio classico continua a sfregiare tutto il territorio italiano e non solo il Meridione, come solitamente viene raccontato». Secondo le stime del Centro ricerche economiche e sociologiche: «Nell’ultimo anno sono stati 26.500 gli abusi censiti, numero che assorbe ben 18.000 nuove costruzioni. Lo scorso 29 febbraio, solo per fare un esempio, ad Arcola, vicino a La Spezia, il corpo forestale dello Stato ha sequestrato un complesso immobiliare (residenziale e commerciale) in un’area ad alto rischio idrogeologico, nonostante la regione avesse imposto il divieto assoluto di edificazione nell’area dopo i danni arrecati dall’alluvione del 25 ottobre 2011».
 

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