Cantieri usati dalla ‘ndrangheta come discariche

Scoperto dagli investigatori un accordo tra imprese e cosche calabresi per smaltire irregolarmente tonnellate di rifiuti nelle aree dell'Expo e di Brebemi
Posa della prima pietra al cantiere Expo di Milano

La Dia ormai ha ben chiaro gli obiettivi della 'ndrangheta nel milanese. Quelli che al momento rappresentano la maggior fonte di guadagni, il maggior giro di interesse, ovviamente sono i cantieri dell'Expo 2015 e quelli della Brebemi. Indagando su questi grossi cantieri sono venuti alla luce i collegamenti tra aziende locali e le famiglie calabresi legate alla 'ndrangheta, lavoro che ha permesso l'arresto di otto imprenditori lombardi del settore del movimento terra: le aziende di alcuni di loro si erano aggiudicate appalti per lo smaltimento dei rifiuti in cantieri di Milano e dell'hinterland, compresi dei subappalti per Expo e Brebemi.

L’indagine evidenzia in modo molto chiaro come gli imprenditori potevano contare, senza problemi, su contatti con uomini delle istituzioni. All’inchiesta, alla quale hanno lavorato i carabinieri del Nucleo operativo ecologico e del comando provinciale di Milano, è durata più di due anni e ha dimostrato la vicinanza tra imprenditori locali ed esponenti di famiglie calabresi legate alla 'ndrangheta. Questi, operando con il sistema chiamato "giro bolla", cioè falsificando attraverso la documentazione la vera natura del rifiuto, avrebbero smaltito illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave in provincia di Lodi e di Novara.

Il meccanismo utilizzato per commettere il reato è simile ad altri adoperati in casi analoghi. Due imprenditori si sono aggiudicati gli appalti per lo smaltimento dei rifiuti di importanti cantieri, come quello del Carrefour di Assago, con una impresa di loro proprietà, ma in accordo con i titolari degli impianti di Lodi e Novara avevano fatto figurare sui documenti operazioni di trattamento mai avvenute. Ecco perché sono finiti entrambi in manette.

I camion della società venivano invece affidati a padroncini di origine calabrese in contatto con le cosche: questi scaricavano nelle cave migliaia di tonnellate di rifiuti non stoccati, assicurando profitti illeciti fino a un milione di euro. Uno degli arrestati era da tempo controllato dai carabinieri per i suoi rapporti di amicizia con un boss della 'ndrangheta e la Dia di Milano aveva disposto nei suoi confronti una misura interdittiva, poi revocata dal Tar.

Secondo i carabinieri, parecchi appalti nei cantieri Brebemi ed Expo sono stati vinti da società controllate dalla 'ndrangheta. Inoltre uno degli arrestati era in ottimi contatti con uomini delle istituzioni che – come riporta l'ordinanza – lo avevano avvertito delle intercettazioni a suo carico. I carabinieri hanno arrestato anche il titolare di uno dei due impianti di gestione rifiuti "consenzienti" e l’amministratore di una delle cave utilizzate, che per 10 euro faceva entrare un mezzo con un carico medio di 35 tonnellate.

Sequestrati anche alle aziende 30 mezzi, per un valore totale di tre milioni e mezzo di euro, mentre oltre 20 persone – fra autisti e padroncini – sono state denunciate in stato di libertà. Il giro di profitti stimato è di circa un milione di euro. Tra gli appalti vi sono anche quelli per il teleriscaldamento di A2A, per il Carrefour di Assago e altri cantieri nella zona di Sesto San Giovanni, ma gli inquirenti non ne escludono altri di cui non esiste il carteggio. I carotaggi dei diversi terreni coinvolti sono stati consegnati all'Arpa, che effettuerà nei prossimi giorni tutte le verifiche.

(Nella foto, la posa della prima pietra nel cantiere di Expo)

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