Canova e la bellezza perfetta
A duecento anni dalla morte di Antonio Canova, avvenuta a Venezia il 13 ottobre 1822, nei luoghi della sua infanzia si celebrerà lo scultore supremo del Neoclassicismo italiano con mostre, restauri e appuntamenti culturali. Nel paesino natale di Possagno verrà riaperta al pubblico la casa dell’artista, rendendo disponibili capolavori inediti di gioventù, che per lo stato di fragilità in cui versano, non sono mai stati esposti dal vivo.
L’edificio è uno scrigno prezioso, un gioiello d’arte seicentesca in cui sarà possibile visitare la ricca gypsotheca, ovvero la collezione di calchi e modelli originali. Il progetto di restauro include uno studio archivistico-monumentale, reso oggi possibile dal Fondo Cultura ottenuto in partenariato con il comune veneto.
Dopo le numerose fasi di ristrutturazione, avvenute nelle varie epoche, l’attuale restauro della Casa-museo serve soprattutto a ripristinare l’originaria architettura e a mettere in luce il genio di Canova, che si occupò personalmente della costruzione di alcune parti, come la Torretta e la Sala degli Specchi.
«La riqualificazione della casa dell’artista – spiega Moira Mascotto, direttore del Museo Gypsotheca Antonio Canova – porrà questo anniversario in continuità con quelli precedenti in omaggio allo scultore. La dimora che diede i natali a Canova rappresenta un’eredità storica e artistica importantissima».
Proprio in quella umile abitazione, Antonio visse con la sua famiglia e apprese l’arte di lavorare la pietra dal padre scalpellino, mostrando subito il suo enorme talento, ma anche la sua forte personalità. In giovane età, fu il nonno ad offrirgli la possibilità di frequentare gli ambienti intellettuali di Roma e Firenze, dove si trasferì per intraprendere gli studi sull’arte antica, della quale apprezzava l’armonia nelle forme e nei gesti.
Da tutti considerato il creatore della bellezza perfetta, Canova non fa parte, però, del gruppo degli artisti maledetti, ma raggiunse velocemente un’invidiabile posizione sociale. Amava definirsi omo senza lettere, ovvero un uomo privo di cultura, nonostante paradossalmente amasse molto la scrittura, come si denota dal suo ricco epistolario, che racchiude anche molti aneddoti poco noti della sua vita.
Nella Biblioteca civica sono conservati documenti originali con il racconto dei suoi lunghi viaggi, appunti in cui l’artista parla degli incontri con personaggi di spicco e persino i sonetti inviati dai suoi estimatori.
Il corposo Fondo canoviano, costituito da oltre sei mila opere, è stato recentemente sottoposto a metadatazione, cioè a trasformazione in formato digitale, dando vita ad una piattaforma web, denominata Mlol (Media Library Online), raggiungibile gratuitamente al link www.archiviocanova.medialibrary.it.
La scannerizzazione dei suoi capolavori in immagini che conservano la stessa texture originale, per mezzo di scanner planetari di ultima generazione, ha permesso di valorizzare notevolmente il Fondo, proponendo un nuovo mezzo per divulgare le opere di Canova anche ad un pubblico più giovane e telematico.
Gli elementi più interessanti dell’archivio digitale sono gli scritti autobiografici, come un libricino in cui il maestro veneto prendeva nota della contabilità e persino il testamento dettato nel giorno della sua morte. Sono presenti inoltre alcune lettere legate ai suoi affetti familiari, ma anche documenti più formali su incarichi pubblici e molti contatti epistolari con prelati e intellettuali.
Tra gli uomini di governo con cui Canova era solito scambiare la corrispondenza appare anche Napoleone Bonaparte, con il quale ebbe alcuni scontri verbali, causati da divergenze politiche. Napoleone ne apprezzò però coerenza e schiettezza, tanto che tra i due nacque una così forte amicizia da provocare l’invidia dell’entourage nobiliare francese.
Nel Fondo digitalizzato sono presenti proprio i manoscritti che riportano le conversazioni tra lo scultore, l’imperatore francese e la neo sposa Maria Luisa d’Austria a Fontainebleau. Ciascun testo presenta anche molti schizzi a matita o a inchiostro che l’artista amava inserire a corredo dei suoi testi.
«Il progetto si allargherà in futuro anche ai disegni e al resto del patrimonio artistico canoviano di proprietà dei Musei Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa – spiega Barbara Guidi, direttrice dei Musei Civici –. La conoscenza deve essere messa a disposizione di tutti, perché è un dovere e un impegno che vogliamo portare avanti».
Con la digitalizzazione di questi tesori si affida l’arte nelle mani delle nuove generazioni usando però il loro stesso linguaggio.
—
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
—