Cannes ‘24, un festival “acchiappatutto”

Decine di film dei generi più vari. Il ritorno di vecchie glorie come Kevin Kostner e Demi Moore. L’Italia quasi a bocca asciutta. Vince  a sorpresa l’americano Sean Baker.
Meryl Streep ha ricevuto la "Palme d'Or d'Honneur", il premio onorario della Palma d'Oro, in riconoscimento della sua carriera durante il festival che si svolge dal 14 al 25 maggio 2024. (Foto Ansa, EPA/SEBASTIEN NOGIER / POOL)

Non accadeva dal 2011 quando Terrence Malick vinse la Palma d’oro con “The tree of Life”. Questa volta il premio inatteso va alla favola ridente “Anora”, una commedia tipo Pretty Woman tutta da ridere in giro per il mondo.  Un lavoro simpaticamente superficiale (cioè americano) che dimostra. Un festival più interessato a prendersi tutto che ad approfondire i valori propriamente cinematografici.

Un altro titolo, cioè il mélo musicale di Jacques Audiard “Emilia Pérez” su un boss messicano che sogna di diventare donna, si prende il premio per la miglior attrice alla transgender Karla Sofia Guascon, mentre il miglior attore è Jesse Plemons per l’ultimo  – non entusiasmante – film di Lanthimos  “Kind of Kindness”. Miglior regista è il portoghese Miguel Gomers di “Grand Tour” che racconta una storia d’amore difficile  in viaggio nel Sudest asiatico e il Grand Prix è andato all’indiano Payal Kapadia per “All we imagine as light”, ritratto di tre infermiere infelici e i loro sogni.

Meryl Streep con la “Palme d’Or d’Honneur”, in riconoscimento della sua carriera. (Foto Ansa, EPA/SEBASTIEN NOGIER)

Naturalmente c’è stata la scia molto glamour dei divi e delle dive. Si sono visti Demi Moore, 61 anni in forma, Kevin Costner con un filmone western che non ha colpito, Cate Blanchett inossidabile, Emma Stone musa di Lanthimos, Francis Ford Coppola con il suo “Megalopolis” sconcertante, e il Premio alla carriera alla splendida e intelligente Meryl Streep.

Film per tutti gusti, biografie rivisitate (Marcello di Chiara Mastroianni, già in sala), drammi, amore, horror, commedie, epos in un festival onnivoro ma a dirla tutta superficiale. Niente di memorabile.

Nemmeno per gli italiani, fra cui Valeria Golino e Paolo Sorrentino.  Quest’ultimo, amareggiato per non aver vinto nulla, ha ripresentato un suo sogno di giovinezza napoletana in  Parthenope dalla trama inafferrabile, molto estetizzante – è la sua cifra migliore – che non ha convinto. Pierfrancesco Favino, membro della giuria, afferma che il film è bello e sfonderà. Se lo dice lui…

E invece Roberto Minervini con il suo I Dannati – già in sala e da noi recensito – denso e bello, ha vinto il premio della miglior regia  alla sezione Un certain régard. La giovane Italia dei registi si fa avanti. È un buon segno. Speriamo duri.

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