Can che abbaia…
Come si diceva nel precedente articolo, dobbiamo scegliere quali segnali vocali rinforzare e quali invece eliminare, o almeno ridurre al minimo e quindi imparare a gestire l’attenzione da dare al cane, proprio come si gestisce il premio alimentare. La si concede solo se si ottiene quanto voluto, viceversa la si nega se l’animale fa qualcosa di sbagliato.
Se, invece, non comprendiamo il motivo per cui l’animale abbaia e gli diamo cibo per tenerlo buono o, peggio ancora, accorriamo per sgridarlo o accarezzarlo per rabbonirlo, l’animale assocerà l’attenzione che ha ricevuto dal padrone, il cibo, la carezza e anche le botte all’abbaio e comincerà ad usarlo in modo indiscriminato per ottenere esattamente queste cose. Oppure ne farà un uso più allargato impiegandolo per fare una richiesta (cibo ad esempio) o per rispondere ad una sollecitazione, per abbassare la tensione dell’ansia quando per esempio è lasciato solo in casa per troppo tempo o per eccitazione quando rientriamo in casa o per irrequietezza perché qualcosa lo infastidisce.
E così, mentre il padrone, urlando contro il proprio cane o percuotendolo, crede così di punirlo, in realtà non sta facendo altro che rafforzare l’abbaio, perché questo diventa per il cane lo strumento per richiedere ed ottenere attenzione. Rinforzante, infatti, è anche una nostra risposta punitiva, mentre l’assenza di risposte da parte nostra tenderà sempre a fare estinguere il comportamento.
Tuttavia se l’abbaiare continuo, in alcune circostanze, non deve indurci a manifestare al cane la nostra attenzione, in queste stesse circostanze è giusto prestare attenzione alle sue cause per poter, se possibile, eliminarle per vivere tutti più sereni. È quindi nostro dovere agire in tutti i modi a noi possibili per ridurre la tendenza del nostro beniamino ad abbaiare.
In quale modo?
Educando l’animale ad una relazione e comunicazione uomo-cane fatta più di gesti che di parole;
premiando l’animale quando sta zitto ed ignorandolo quando abbaia con insistenza senza valido motivo;
evitando situazioni o condizioni che stimolano l’animale inducendone l’abbaio come per esempio balconi, finestre o cancelli;
abbassando il livello di disagio del cane aumentando l’esercizio fisico e il tempo trascorso con lui, in modo da permettergli di sfogarsi fisicamente anziché con il continuo abbaiare.
Il proprietario ha, dunque, il dovere di educare il proprio amico peloso affinchè il suo comportamento non sia di disturbo per i vicini (art. 659 del Codice penale sul disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone). Tuttavia, secondo legge (sentenza di un giudice di pace di Rovereto emessa per un procedimento civile d’urgenza), “abbaiare per un cane è un diritto esistenziale” soprattutto se si tratta di abbaio per guardia o difesa della proprietà. Ovviamente, nel rispetto di quanto recita l’art. 659 del Codice penale, l’abbaiare del cane non deve superare la “normale tollerabilità” e non deve arrecare fastidio ad un “numero indeterminato” di persone, in caso contrario si parla di disturbo della quiete pubblica e siamo perseguibili penalmente. In realtà la legge non fissa una misura in decibel oltre la quale il latrare del cane è vietato e non fissa nemmeno un orario entro il quale l’abbaiare è consentito o vietato, parla solo di “normale tollerabilità”, termine generico che lascia ampio margine interpretativo dal momento che il limite di tollerabilità non ha carattere assoluto ma è funzione sia dei luoghi, sia dei rumori di fondo di tali zone, sia degli orari in cui si svolge il latrare degli animali. Nella legge quadro sull’inquinamento acustico (L. 447 del 1995), invece, si parla di rumore di fondo “naturale”, che non deve essere superato di cinque decibel durante il giorno e di tre durante la notte.
Da quanto detto fin’ora, e nonostante l’esistenza di una pluralità di leggi in grado di tutelare sia il cittadino sia i diritti dei nostri amici a quattro zampe, il buonsenso dovrebbe sempre suggerirci che se un cane abbaia continuamente significa che sta vivendo una condizione di disagio che va tenuta nella giusta considerazione e se possibile risolta per il bene del vicinato, ma anche per la salute del nostro beniamino.