Il cammino della pace

Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale per la pace, papa Francesco ha spiegato che vi sono tre pilastri per edificare una pace duratura: il dialogo, l'educazione e il lavoro

La pace è un cammino, un «artigianato», un impegno per tutti, piccoli e grandi, singoli, famiglie e governanti. Nei giorni che segnano la fine di un anno piuttosto difficile e l’inizio di uno nuovo, il Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale per la pace raggiunge il mondo intero. «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace» (Is 52,7). Le parole del profeta Isaia consolano ogni uomo e ogni donna in cerca di giustizia e di pace, chi vive nelle zone della terra più dimenticate o nei Paesi in cui le guerre hanno devastato luoghi e persone. I poveri implorano la pace, i diritti, la giustizia laddove, anziché investire nell’istruzione dei giovani, si spendono soldi e risorse per le armi, dove i cambiamenti climatici hanno impoverito i territori, dove aumenta l’individualismo a discapito della solidarietà.

Bisogna accendere una luce di speranza, progettare un futuro luminoso. A tal fine papa Francesco indica tre vie per edificare una pace duratura: il dialogo tra le generazioni, per realizzare progetti condivisi; l’educazione, come principio di libertà, responsabilità e sviluppo; il lavoro per la piena realizzazione della dignità umana. Sono elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», per realizzare un progetto di pace.

In un mondo ancora messo a dura prova dalla pandemia, un profondo senso di solitudine, di impotenza e una grande difficoltà a progettare il futuro accomuna giovani e anziani. In questo contesto, il dialogo tra generazioni può fare nascere nuova fiducia, dare vita alla condivisione e alla compassione che guariscono il cuore. «Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa», scrive papa Francesco. «D’altronde, l’opportunità di costruire assieme percorsi di pace non può prescindere dall’educazione e dal lavoro, luoghi e contesti privilegiati del dialogo intergenerazionale. È l’educazione a fornire la grammatica del dialogo tra le generazioni ed è nell’esperienza del lavoro che uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare, scambiando conoscenze, esperienze e competenze in vista del bene comune».

Da qui l’esortazione a investire nell’istruzione e nell’educazione delle nuove generazioni e non nelle armi, nella formazione delle coscienze e nello sviluppo umano integrale per rendere ogni persona libera e responsabile, capace di costruire una società coesa e di operare per la difesa e la promozione della pace. «È dunque necessario – si legge nel Messaggio – forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso “un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”».

Anche il lavoro è un elemento indispensabile per costruire la pace: esso è «espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello».

Purtroppo, l’impatto della crisi sull’economia è stato devastante soprattutto in molti Paesi nei quali è cresciuta la povertà e la criminalità organizzata. «La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso», ricorda papa Francesco. Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità, è una necessità, per questo bisogna «unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società».

È urgente promuovere dappertutto condizioni di lavoro dignitose, orientate al bene comune, sostenere le iniziative imprenditoriali e «far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida».

«Mentre cerchiamo di unire gli sforzi per uscire dalla pandemia – conclude il papa –, vorrei rinnovare il mio ringraziamento a quanti si sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantire l’istruzione, la sicurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro. […] E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace».

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