Cambiare se stessi nel mondo

Il dialogo fecondo tra Focolari e comunisti, in atto da dieci anni in Austria.
austria

Chi vuole che il mondo rimanga com’è – dice una poesia di Erich Fried, poeta austriaco (1921‐1988) di famiglia ebrea, esponente della “lirica politica” – non vuole che il mondo rimanga. Perché la citazione di questa frase non sia un mero gioco di parole, bisogna riflettere anche sulle sue conseguenze politiche

 

Chi vuole cambiare il mondo, almeno in direzione positiva, deve trovare un’intesa con i suoi con-uomini. Ciò non vuol dire soltanto comunicare i propri pensieri, ma soprattutto anche ascoltare e sviluppare la disposizione e la capacità di creare da una polifonia una cosa comune. Tutto questo è circoscritto dal concetto greco di dialogo.

Il dialogo portato avanti in Austria tra i focolarini e i comunisti da quasi un decennio è stato fin dall’inizio più che una serie d’incontri, nei quali gli esponenti delle diverse concezioni del mondo si sarebbero scambiate le loro opinioni in una maniera rispettosa.

 

Contiene soprattutto un cosciente processo di auto-cambiamento di ogni singola persona. Ed è proprio questo che io ritengo come la cosa più notevole. Come detto all’inizio, il dialogo – come lo interpretiamo nella nostra comprensione comune – ha come oggetto il mondo, gli uomini e le loro sofferenze.

Mira sul dolore causato dagli uomini e ciò che in esso appare: ingiustizia, povertà, distruzione del mondo, disoccupazione, espulsione e tante altre cose. Il contributo che i marxisti vogliono dare in questo dialogo, mira in primo luogo a schiarire rapporti di potere e strutture sociali alle quali attribuiscono la responsabilità della miseria al mondo.

 

Sarebbe però sbagliato supporre – ammessa la validità della diagnosi sociale – che la terapia consista unicamente nell’applicazione di ricette già conosciute. Anzi, ogni passo concreto che si fa verso un mondo migliore, evidenzia nel bene e nel male, che esso nel processo di un cambiamento del mondo richiede anche una disposizione radicale a cambiare se stessi.

 

Il cambiamento delle condizioni e il cambiamento di se stesso coincidono, scrive Marx in una delle sue famose tesi su Feuerbach. La percezione più cosciente di quanto sia importante il cambiamento di se stessi nell’occuparsi del mondo, in altre parole la visione della persona non solo in quanto parte della comunità, ma anche come singola persona con un suo proprio valore da non minimizzare e di conseguenza la responsabilità verso se stessi, le debbo al dialogo con i miei amici della cerchia dei Focolari.

 

Credo che nell’epoca di una crisi mondiale che, al di là dell’economia e delle finanze, ha avuto impatto su tutta la compagine della civiltà capitalista, questa unità contraddittoria, cioè la dialettica tra cambiamento del mondo e di se stessi, si fa avanti in una forma molto più chiara che in qualsiasi altra epoca. Anche se riuscissimo a impedire che siano di nuovo i ceti svantaggiati della popolazione mondiale a pagare per il malgoverno delle elite e le strutture sociali ingiuste, la crisi annuncia comunque l’entrata in un’era di trasformazioni radicali.

 

Come risultato, noi non vivremo più alla stessa maniera di oggi. I limiti ecologici e l’inconsistenza della distribuzione ingiusta delle prospettive di vita su scala mondiale, oggi difese con fuoco e spada, ci costringeranno a dei cambiamenti profondi. Dovremo creare delle strutture economiche e politiche nuove. Cambieremo le nostre abitudini di consumo e di vita, la nostra cultura, in breve: noi stessi.

 

La sfida dei prossimi decenni, che tutte le forze politiche ed ideologiche di buona volontà dovranno affrontare, è di far fronte a questo cambiamento in modo democratico e umano. Chi la vuole superare deve imparare l’arte del dialogo.

Alla fine una cosa: Ancora oggi non concordiamo in tutto. Come anche tra marxisti esistono opinioni divergenti, così anche tra noi. Siamo rimasti, cosa siamo stati all’inizio dell’esperienza comune: focolarini e comunisti. Per quanto però mi riguarda, posso dire che il dialogo mi ha arricchito anche relativamente alla mia concezione del mondo comunista.

 

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Walter Baier è il coordinatore di transform!europe, una rete di “think tank” della sinistra europea. Dal 1994 al 2006 è stato presidente federale del partito comunista austriaco.

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