Cambiare le regole del gioco
Il papa ha incontrato il 4 febbraio 2017 a Roma, i rappresentanti dell’Economia di Comunione e ha offerto loro una lettura profonda del nostro tempo consegnando un criterio di azione che si rivolge a tutti. La sproporzione tra la selva dei grattacieli della metropoli brasiliana di San Paolo e la miseria delle baraccopoli, osservata nel 1991 da Chiara Lubich, esprime ancor di più oggi la parabola planetaria che vede in azione i criminali che derubano e abbandonano per terra i feriti destinati a morire se lasciati in balia dell’indifferenza dei più. La prospettiva di papa Bergoglio è quella che parte dall’esclusione sperimentata a partire da luoghi come le villas miseria di Buenos Aires. Loda l’intervento di coloro che, come il samaritano del racconto evangelico, si prendono cura delle vittime. Ma è chiaro che ciò non può bastare. «Bisogna puntare a cambiare le regole del gioco del sistema economico- sociale». Francesco va al nocciolo della questione, che è al centro di tanti dibattiti e scontri laceranti in politica, rivolgendosi a persone che, da oltre 25 anni, impegnano l’intera esistenza, con alti e bassi, per cercare di rispondere al grido degli esclusi e delle diseguaglianze inaccettabili.
La condivisione degli utili delle imprese con i poveri, documentata dal rapporto analitico annuale dell’EdC, non è un atto di beneficenza ma, secondo il papa, è il modo per dire «con i fatti al denaro: tu non sei Dio».
Per Margareth Thatcher, alfiere del liberismo, ciò che importa nel racconto del samaritano sono i soldi del soccorritore che può pagare, così, il conto all’albergatore per curare il malcapitato. Secondo Francesco bisogna intervenire prima che la vittima sia bastonata e derubata dai briganti agendo, cioè, sulle cause strutturali della “economia che uccide”. È un compito che sembra impossibile da realizzare dopo il crollo delle ideologie del ’900, quando, cioè, si è pensato, anche con la violenza, di poter davvero cambiare il mondo. Si tratta di un discorso fuori tempo oppure si può aprire un percorso possibile?
Il di più della compassione
Interpellato da Città Nuova, Stefano Zamagni, autorevole economista, amico e sostenitore dell’EdC fin dall’inizio, afferma che «per capire il messaggio del papa dobbiamo aver presente un concetto finora prevalente nel sentire comune e cioè la teoria del compassionate conservatism. Il “conservatorismo compassionevole” non è altro che la versione odierna dell’economia di mercato capitalistica basata sulla seguente tesi: si conservano le istituzioni economiche ereditate dagli ultimi due secoli, aggiungendovi tuttavia l’elemento della compassione per indicare che si deve intervenire sugli effetti devastanti e perversi che quell’assetto produce». Questa idea venne per prima avanzata da Paolo VI nella famosa enciclica Populorum progressio del 1967: «Fu lui a indicare che alcune istituzioni economiche sono strutture che inducono anche persone oneste e ben intenzionate a determinare risultati perversi».
La fisiologia del capitalismo
Paolo Cacciari, esponente del movimento della decrescita, è stato tra i primi a commentare l’importanza dell’intervento di Francesco: «Il papa non si è limitato a condannare i peccati del mondo (la violenza, la fame, l’ingiustizia, la distruzione dell’ambiente naturale…), ma ha finalmente nominato il peccatore: il sistema economico capitalista in quanto tale. Non solo i suoi eccessi, gli abusi, le patologie del turbocapitalismo neoliberista che abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni. Come aveva descritto e documentato nella Laudato si’, c’è una fisiologia del capitalismo come sistema di relazioni produttive contrattualizzate che rompe i legami sociali, premia i più forti, produce esclusione, marginalizzazione, “scarti” umani. Peggio, plasma il carattere degli individui premiando i suoi impulsi peggiori: l’egoismo, la competitività, l’individualismo proprietario». Per Cacciari, «l’incapacità di dare risposte alle esigenze reali delle popolazioni della Terra (non solo degli ultimi, dei dannati della Terra, ma anche del “ceto medio” impoverito) rende evidente, oltre che urgente, la ricerca di soluzioni alternative e l’EdC è una di queste strade possibili». Per Nicoletta Dentico, già direttrice italiana di Medici senza frontiere e ora eletta nel cda di Banca etica, «la divinizzazione del denaro come valore prioritario rappresenta il problema più grande e più grave dal momento che il mondo è governato dai sovrani invisibili del capitale finanziario.
Il valore dei pionieri
Ma è possibile tornare ad usare il denaro come strumento di diritto e di partecipazione delle persone. Declinarlo secondo le logiche della democrazia finanziaria e delle mutualità», in linea con la prospettiva aperta dall’EdC. Stiamo parlando tuttavia di realtà importanti ma di ridotte dimensioni. Quanto possono incidere davvero? «La mia esperienza e conoscenza della storia dei pionieri e del funzionamento dell’economia in generale (dal commercio equosolidale a Banca etica, ai fondi etici) mi ha fatto vedere – dice l’economista Leonardo Becchetti – che l’effetto generativo e di semina dei pionieri va ben oltre le loro quote di mercato perché molte delle idee passano e vengono imitate e adottate anche se parzialmente da altri attori dell’economia. E comunque, anche quando non avviene, i pionieri diventano il riferimento valoriale per tutti». È chiaro per il filosofo Diego Fusaro, che «non deve certo stupire che una lettura così controcorrente proposta dal papa venga silenziata od ostracizzata dai sacerdoti del pensiero unico, perché questa visione ci aiuta a rigettare le mappe concettuali imposte dalla classe dominante. Se non ci liberiamo da queste mappe, siamo destinati a riprodurre il mondo ingiusto in cui oggi ci troviamo». In questo senso si comprende il significato profondo dell’impegno dell’EdC, soprattutto in Italia con Slot Mob, nei confronti della cultura dell’azzardo che il papa ha citato per dimostrare la radice del capitalismo. Come ci dice Marco Dotti, di Vita, «l’azzardo non è una possibilità fra le tante che il capitalismo ci dona. Al contrario, tanto nella sua forma evidente (l’azzardo come lo vediamo ovunque, nei locali di prossimità, nei negozi, nelle stazioni…), quanto nella dimensione stessa della finanza gestita da algoritmi, è oramai strutturata secondo la logica dei derivati finanziari. E che cosa sono i derivati finanziari se non surrogati, scommesse e non investimenti, cioè azzardo? Non è un caso se uno degli algoritmi che muovono il business globale e locale dell’azzardo è chiamato, dagli operatori di settore, really new God, il vero nuovo dio. Un idolo, un culto vuoto. La sua promessa? Un surrogato di vita eterna».
Una delle strutture di peccato evidenti è il dominio della speculazione finanziaria, conferma Zamagni. Ci vorrebbe poco per chiudere i paradisi fiscali e dichiarare illegali i contratti di land grabbing (accaparramento delle terre), ma ciò non accade perché «prevale la cultura del conservatorismo compassionevole che informa, di fatto, il potere politico e molti economisti». Bisogna agire sulla leva della cultura ma il tempo si fa breve. Chi saprà rispondere a tali attese?