I cambiamenti climatici minacciano la pace
Questa estate si stanno ripetendo fenomeni climatici sempre più estremi, che si accompagnano all’innalzamento delle temperature e dei livelli del mare, alla desertificazione, alla carenza idrica, alle minacce alla biodiversità, all’inquinamento ed alla contaminazione dell’ambiente. Un mondo sempre più caldo pone nuove sfide per la salute e il benessere dell’umanità e, secondo le previsioni, cresceranno gli sfollamenti, i movimenti migratori, le pandemie, i disordini sociali, l’instabilità e persino i conflitti.
Secondo dati diffusi dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), nel 2023 le temperature nel mare Mediterraneo hanno raggiunto i livelli mai registrati, portando a un ritmo di riscaldamento oltre il doppio rispetto al riscaldamento globale (+3°C e +1,2°C rispetto alla media delle temperature preindustriali). Anche le ondate di calore sono sempre più pericolose: nel 2022, tra giugno e settembre, in Europa, oltre 60.000 sono state le morti attribuibili al caldo, di cui ben 18.000 solamente in Italia (il 30% del totale, anche se gli italiani rappresentano solo il 12% della popolazione europea).
Dal punto di vista economico, si calcola eventi climatici avversi, in Europa, hanno causato che almeno 560 miliardi di euro di danni dal 1980, dei quali circa 57 miliardi nel solo 2021. Secondo le stime, in Italia, tali eventi climatici avversi sono costati a ciascun cittadino 1.500 euro. Inoltre, a causa di uno dei periodi di peggiore siccità della storia recente, dal 2022 l’Italia è colpita dalla più grave crisi della generazione idroelettrica mai vissuta, con un calo della produzione di energia del 37% rispetto ai dieci anni precedenti e che, nel 2023, potrebbe attestarsi su un calo del 28%.
I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono intrinsecamente connessi e si aggravano a vicenda, avendo un impatto su molti aspetti della vita dell’uomo, come la demografia. Stanno già incidendo sulla sicurezza della produzione alimentare, riducendo la resa delle principali colture, come il granturco, il riso e il frumento, e aumentando il rischio di raccolti insufficienti nei principali paesi produttori. Allo stesso tempo, una produzione alimentare non sostenibile è anche causa del degrado ambientale e della carenza idrica. Si stima che entro il 2050 oltre un miliardo di persone avrà un accesso insufficiente all’acqua, che il degrado del suolo potrebbe salire al 90 %, mentre la domanda di cibo potrebbe aumentare del 60 %.
A causa dell’aumento delle divisioni internazionali e delle tensioni tra la Cina e l’Occidente, la cooperazione tra gli Stati per contrastare il cambiamento climatico è a rischio, mentre l’instabilità e la scarsità di risorse indotte dalla crisi climatica e dalla crisi ambientale possono essere strumentalizzate da gruppi armati, reti della criminalità organizzata, regimi corrotti o autoritari, anche attraverso reati ambientali, che sono diventati il quarto ambito di interesse della criminalità mondiale, per dimensioni, e che è in continua espansione, accelerando ulteriormente la crisi ambientale, anche attraverso lo sfruttamento delle risorse naturali in modo non sostenibile.
Queste minacce riguardano la società europea, le sue operazioni di sicurezza, nonché tensioni geopolitiche sulle risorse e le tecnologie necessarie per la transizione ecologica. Anche le forze armate europee devono far fronte alle difficili e mutevoli condizioni operative dovute ai cambiamenti climatici. L’Unione europea (Ue), pertanto, si è dotata di una prospettiva che illustra in che modo l’Ue affronterà il crescente impatto dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale nei settori della pace, della sicurezza e della difesa, con una comunicazione congiunta della Commissione europea e dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Con la comunicazione comune l’Ue intende integrare meglio il nesso tra clima, pace e sicurezza nelle politiche esterne europee, con una serie di azioni concrete a tutto campo sul fronte dei dati, delle politiche, delle missioni, della difesa e della cooperazione con i suoi partner per garantire che gli impatti della crisi climatica e ambientale vengano presi in considerazione a tutti i livelli del processo di elaborazione delle politiche, della programmazione e delle operazioni nel campo delle relazioni esterne.
La comunicazione comune definisce quattro priorità principali per consentire all’Ue e ai suoi partner di diventare più resilienti e sicuri con l’intensificarsi della crisi climatica e migliora le correlazioni tra le diverse politiche per garantire che l’azione e le capacità esterne siano in grado di affrontare queste sfide. Nello specifico, questa prevede di rafforzare la pianificazione, il processo decisionale e la messa in atto, attraverso analisi affidabili e accessibili basate su dati concreti sul nesso tra clima e sicurezza; rendere operativa la risposta alle sfide climatiche e alla sicurezza nell’azione esterna dell’Ue, tra l’altro integrando il nesso tra clima e sicurezza nelle analisi dei conflitti regionali e nazionali; perfezionare le misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici nelle operazioni e infrastrutture civili e militari degli Stati membri per ridurre i costi e l’impronta ecologica, garantendo nel contempo il mantenimento dell’efficacia operativa; rafforzare le alleanze internazionali nelle sedi multilaterali e con partner come la NATO, in linea con l’agenda dell’Ue in materia di cambiamenti climatici e ambiente.
Per realizzare queste priorità, l’Ue attuerà circa 30 azioni, tra le quali la creazione di un polo di dati e analisi sulla sicurezza climatica e ambientale all’interno del Centro satellitare dell’Ue, l’invio di consulenti ambientali nelle missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune dell’Ue, l’istituzione a livello nazionale ed europeo di piattaforme per la formazione, come la piattaforma dell’UE per la formazione in materia di clima, sicurezza e difesa e la realizzazione di analisi e studi approfonditi delle politiche e azioni correlate, specie in aree geografiche vulnerabili come il Sahel o l’Artico.
Secondo Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, «la nostra pace e la nostra sicurezza dipendono da politiche climatiche e ambientali efficaci; altrimenti non può esserci pace». Infatti, «i cambiamenti climatici stanno anche cambiando il modo in cui le forze di difesa degli Stati membri pianificano, investono e operano» che, dunque, «devono adattarsi a condizioni climatiche più gravose», ma sono anche «chiamate a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra e la loro dipendenza dai combustibili fossili, senza compromettere la loro efficacia operativa».
Gli fa eco Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega al Green Deal europeo, in procinto di candidarsi alla premiership nei suoi Paesi Bassi, che osserva che «le crisi climatiche e ambientali provocano cambiamenti radicali nel nostro mondo a una velocità mai vista nella storia umana, dove «hanno già un impatto sulla sicurezza globale, generando nuove minacce e aggravando le tensioni esistenti».
—
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
—