Calmarlo o lasciarlo piangere?
«Quando sento mio figlio Luca di tre anni che piange perché non riesce a fare qualcosa, l’istinto materno mi porta a intervenire e a cercare di calmarlo; ma altre persone mi dicono che devo lasciarlo piangere un po’ perché altrimenti si vizia. Cosa è giusto?».
Francesca – Sassari
Gentile mamma Francesca, innanzitutto grazie per la fotografia che mi ha mandato: è molto bella e il bimbo le assomiglia!
Sono convinto dell’esistenza in noi di un amore speciale verso i figli. Questo amore ha preso consistenza soprattutto con la nascita del bambino, facendo germogliare nel nostro cuore emozioni nuove, sensazioni straordinarie, pensieri stupendi nel vedere questo nostro piccolo esserino muoversi e manifestare la forza e la gioia della vita. Tutto questo è stupendo e noi genitori dovremmo sempre ricordarlo, perché ci fa comprendere il dono e il miracolo della vita, come segno tangibile dell’amore puro, vero, innocente.
Oltre a questo, però, è estremamente importante che concretizziamo nelle cure attente alla crescita del figlio, tutto questo amore innato e gratuito che abbiamo ricevuto. In che modo?
L’amore necessita di conoscere bene chi abbiamo davanti, sapere come si sviluppa e quali tappe evolutive sta percorrendo. Per fare questo occorrono buon senso e conoscenza. Scrive Erich Fromm: «Non è possibile rispettare una persona senza conoscerla: la cura e la responsabilità sarebbero cieche, se non fossero guidate dalla conoscenza». Allora è importante conoscere come si sviluppa il bambino per poterlo amare con maggior pertinenza e per cercare di evitare di attribuirgli pensieri ed emozioni che non sono suoi. Quando è possibile, sono molto utili delle letture appropriate o la partecipazione a incontri che parlano dello sviluppo del bambino. La conoscenza scientifica non toglie nulla all’istinto presente in noi e aiuta ad amare.
Ogni bambino ha un suo carattere, una sua personalità: occorre immedesimarsi in lui e capire cosa è amore e rispetto in ogni diversa occasione: certe volte va amato offrendo protezione, altre occorre una spinta per fargli spiccare il volo e formarsi all’autonomia, altre ancora lasciarlo piangere…
Succede così che il bambino costringe noi a stare fuori di noi, ad aprirci alla vita, a sapere di lui. Coglieremo così la sua vera essenza e ci avvicineremo a lui con tutto il nostro essere.
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