Caligola allo specchio

Svanito il tempo del rovello esistenzialista che ispirò il testo di Camus, Caligola (del 1945) conserva tuttora una sua attualità in quell’incarnazione del male assoluto e dei comportamenti devianti per i quali non s’inorridisce più. Dall’iniziale mitezza l’imperatore romano si trasforma in despota esercitando, attraverso il delitto e il pervertimento sistematico dei valori, una libertà assoluta, anarchica, che scoprirà non essere quella vera. A far scattare la sua follia è la morte della sorella-amante Drusilla. Disgustato da tutto ciò che lo circonda, si elegge poi a divinità, spingendo alle conseguenze estreme la propria vocazione alla solitudine. Fino alla distruzione di sé stesso. Dramma cerebrale e ridondante, Caligola ha trovato in Roberto Latini – anche regista e adattatore – una ulteriore chiarificazione emotiva. Ne fa quasi una “via crucis” laica in quattro quadri: disperazione, recita, divinità e morte. Il giovane interprete ricuce il testo, dopo averlo dipanato, con una visione molto personale che, a parte alcune incertezze iniziali, raggiunge un traguardo espressivo convincente. Latini vi legge non tanto illato oscuro del potere, quanto un travaglio spirituale: i conflitti lacerano il giovane tiranno nella consapevolezza dell’assurdo e della crudeltà, sottolineata dallo sdoppiarsi ossessivo della sua immagine per dar voce e volto ai suoi interlocutori attraverso una fila di pannelli specchianti girevoli. Essi riflettono anche il pubblico, chiamato in causa – come fossero i suoi pavidi senatori – a ripetere dei versi su invito di Caligola. Ad imprimersi è comunque il marchio della follia e della solitudine che Latini affida alla voce: scomposta in vari timbri incarna, anche ironicamente, i molti personaggi; e al movimento: disarticolato e vibrante, scolpito da lame di luce nella scena buia con una pedana circolare al centro – cerchio della vita e gabbia per l’angoscia di un animale braccato. Complice il suono siderale di Gianluca Misti, evoca un paesaggio lunare. Quella luna, forte oggetto del desiderio di Caligola, dell’impossibile, per riempire il nulla dell’esistenza. Giuseppe Distefano All’Argot di Roma. Dal 9 all’11/3 al Tangram di Torino, e il 26 al Teatranza di Moncalieri (To).

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