Caleidoscopio familiare

Intervista all'assessore alla famiglia, all'educazione e ai giovani del Comune di Roma,Gianluigi De Palo, sulla vita  familiare, gli impegni, Giovanni Paolo II e il libro scritto per Città nuova La fantasia di Dio 
La fantasia di Dio

«La cosa più bella è fare la lotta sul lettone. Io contro tutti, tra solletico e cuscinate. Oppure la preghiera prima di cena o la favola che li fa addormentare. Tutte cose che non avrei mai immaginato di vivere». A parlare è Gianluigi De Palo, fresco assessore della seconda giunta di Alemanno, che già in passato si era fatto notare nelle vesti di presidente delle Acli provinciali di Roma, dell’associazione Scienza & Vita Roma 1 e del Forum delle Associazioni familiari del Lazio. Proprio in questi giorni De Palo − che tra l’altro collabora con alcune testate giornalistiche −, esce con il suo nuovo libro per i tipi di Città nuova, La fantasia di Dio. Vita di famiglia: piccole rinunce e grandi ironie, scritto a quattro mani con la moglie Anna Chiara.

 

Sposati dall’ottobre 2004 nella chiesa di santa Francesca Romana all’Ardeatino, la famiglia De Palo è composta anche da tre frugoletti e da sempre è devota a Teresina di Lisieux, tanto da dare alla secondogenita il nome della santa francese. Sì perché per questa famiglia la fede non sembra proprio essere un elemento accessorio, ma un fattore corroborante per vivere gioie e timori, fallimenti e vittorie, come lo stesso De Palo ci spiega nell’intervista che ci ha rilasciato.

 

La famiglia è la prima cellula della società. Quanto è stata importante per il nuovo incarico come assessore, l’esperienza maturata a casa e nelle associazioni che promuovono la famiglia?
«La famiglia è una scuola di vita perché, tuo malgrado, ti costringe a trovare sempre una soluzione ai problemi. È una scuola di “bene comune” perché in famiglia non può esserci spazio per l’egoismo. L’associazionismo, poi, è stato una scuola di democrazia vera: un congresso è una cosa seria, dove si vota veramente. Ma soprattutto le Acli ed il Forum delle Associazioni familiari del Lazio sono un luogo dove ho lasciato amici veri che sento ancora più vicini adesso che sono assessore».

Vita in famiglia e lavoro per la famiglia. Come Li concilia?
«Molto bene. Nel senso che con mia moglie abbiamo "sposato" una missione e il mio lavoro è parte di essa. Così come il suo. Ciascuno è al servizio del “bene comune”: io come marito, padre e assessore e lei come moglie e madre. Chiaramente a volte ci sono momenti difficili, ma la bellezza e l’importanza di quello che facciamo ogni giorno ci aiuta ad andare avanti. Senza paura. Insieme».

Mi descrive la sua casa, tra giochi di bambini e… cos’altro?
«Per il momento non abbiamo una casa. Siamo ospiti da tre mesi da mia madre e mio padre e ci resteremo ancora un po’: Abbiamo venduto la nostra prima casa per comperarne una più grande, ma ce la daranno solo a luglio. Per il resto è una bella confusione tra piedi scalzi e palloni di spugna, bambole e puzzle mischiati irrimediabilmente. Comunque è e sarà sempre una casa disordinata e divertente… Nonostante mia moglie!».

Dal 1998 al 2000 ha lavorato nell`organizzazione della Gmg, facendo da responsabile del settore Info-point. Un ricordo del nuovo beato?
«Giovanni Paolo II ha cambiato la mia vita. La sua voce è stata la colonna sonora della mia adolescenza. Alla Gmg di Parigi del 1997 ho incontrato Anna Chiara, mia moglie, e la notte del 19 agosto del 2000 le sue parole hanno dato un senso al mio desiderio infinito di pienezza e di bellezza. Tutto il mio servizio per il "bene comune" nasce quella notte di undici anni fa…».

Alla fine del libro afferma che «l’abbiamo scritto pensando ai nostri figli». Cosa si auspica come papà per loro?
«La nostra esperienza ci dice che la cosa più importante è la fede. Solo lei riesce a dare sapore e senso alla nostra vita. Quello che desideriamo di più per i nostri figli è che incontrino e si innamorino perdutamente di Gesù. Solo così non avranno paura di amare e la loro vita sarà un capolavoro. Il resto è una conseguenza…».

Tu e tua moglie. Due sensibilità spesso differenti di fronte ad uno stesso accadimento, come dimostrano tante parti del libro. Il bello però sembra essere il fatto che alla fine, vi ritroviate nello stesso amore e nello stesso scopo: Dio…
«Leggendolo e rileggendolo ci siamo emozionati più volte perché questo è un libro difficile da scrivere. Trattando la vita vera, senza mediazioni, è stato come metterci a nudo prima tra di noi e poi davanti agli altri. La bellezza della differenza tra uomo e donna non solo è una ricchezza, ma è anche una grande occasione di santità. Forse la più difficile…».

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