Caldaie a idrogeno contro inquinamento da pm10

Si sperimentano soluzioni alternative alle caldaie a metano, fortemente inquinanti. Ma l’idrogeno è più pericoloso. Alcuni esempi da seguire
Foto LaPress Manzoni Tiziano

In Italia, per contrastare le polveri sottili, nonostante i vari blocchi alla circolazione in alcune grandi città – valido in alcuni casi anche per le diesel euro 6 di ultima generazione –, l’inquinamento da pm10 non diminuisce.

Il problema non riguarda solo i veicoli ma principalmente le caldaie. Il riscaldamento degli edifici causa circa un terzo delle emissioni di gas serra dell’Unione Europea e l’80% degli impianti che scaldano le nostre abitazioni sono alimentati con combustibili fossili che causa un aumento notevole della CO2.

Una delle alternative al metano è l’idrogeno, gas a impatto zero. Dalla sua combustione viene immesso in atmosfera solo vapore acqueo. Nel nostro Paese sono già in circolazione alcune autovetture alimentate a idrogeno mentre per le caldaie…la meta non è poi così tanto lontana!

In diversi Paesi del continente europeo la sperimentazione è già stata ben avviata con notevole successo. In particolare nel Regno Unito dove dal 2018 un consorzio di imprese (Hy4Heat) è al lavoro su richiesta del governo per capire e valutare la sicurezza e la convenienza dell’idrogeno per il riscaldamento degli edifici.

Il progetto Hy4Heat coinvolge le aziende affiliate (fra cui una italiana) per la realizzazione di contatori per la rete, il trasporto e la distribuzione dell’idrogeno e anche per la realizzazione di caldaie capaci di funzionare con idrogeno al 100%.

Ci sono però alcuni inconvenienti: l’idrogeno, essendo più leggero del metano tende a scomparire e disperdersi nell’ambiente. Inoltre, ci sono alcune caratteristiche che lo rendono più pericoloso del gas metano.

Nel nostro Paese sono diversi i progetti in grado di contenere e utilizzare idrogeno per il riscaldamento degli edifici. Ad esempio Hidro, la caldaia ad idrogeno che genera autonomamente energia elettrica e acqua calda sanitaria e da riscaldamento. Il tutto automaticamente e completamente ad isola, senza collegamenti da fonti energetiche esterne.

Funziona attraverso le celle di fusione attraverso i componenti utilizzati al suo interno, come il titanio, combinati agli elementi della natura: idrogeno, ossigeno e acqua.

Un altro esempio invece riguarda Contursi Terme, nel salernitano, dove l’azienda Snam ha iniziato a immettere nella rete del gas naturale una miscela di idrogeno, prima al 5%, poi da dicembre scorso raddoppiata al 10%. Questo perché la maggioranza delle caldaie installate è in grado di funzionare bruciando una miscela di gas naturale e idrogeno. Secondo alcuni studi le miscele con idrogeno attorno al 20% sarebbero sostenibili da gran parte dell’attuale infrastruttura di trasporto e distribuzione europea.

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