Calcio, è rischio caos? Cosa succede dopo Juve-Napoli
Juve-Napoli, i fatti
L’inevitabile finale di una giornata particolare è stato il triplice fischio “virtuale” dell’arbitro Daniele Doveri: ieri sera il fischietto toscano, in uno Stadium deserto, ha atteso i canonici 45 minuti per decretare la conclusione di una partita mai iniziata. Juve-Napoli si conclude così in maniera irreale, con la maggior parte dei calciatori bianconeri a passeggio nella pancia dell’impianto e alcuni, come Bonucci e Buffon, che non hanno rinunciato al rituale sopralluogo pre-gara sul terreno di gioco.
Domani arriveranno le decisioni del Giudice Sportivo: probabile che si giunga alla sentenza del 3-0 a tavolino per i bianconeri, con un punto di penalizzazione per il Napoli. Sentenze che la società di De Laurentiis andrà poi ad impugnare a livello di giustizia sportiva e amministrativa. Le regole attuali prescrivono i seguenti passaggi: gli eventuali giocatori positivi vengono posti in regime di quarantena sotto stretto controllo della Asl competente, mentre il resto degli atleti devono sottostare a un rigido isolamento (la cosiddetta “bolla”) da rompere soltanto per allenamenti e partite. Il rinvio di una gara può essere chiesto da ogni squadra una sola volta, in caso di positività di almeno 10 giocatori.
Il ruolo delle Asl
Un importante elemento del Protocollo, da tenere in grande considerazione, è però racchiuso in un comma che recita: “fatti salvi i provvedimenti delle Autorità nazionali e locali”. È stata proprio l’Asl, infatti, a bloccare la squadra del Napoli, diretta ieri mattina verso l’aeroporto e quindi pronta per decollare alla volta di Torino. I due casi di positività riscontrati in squadra (si tratta dei calciatori Elmas e Zielinski) hanno portato l’Autorità Sanitaria Locale a dichiarare che “per i contatti stretti di persone risultate positive al Covid-19, il regime di isolamento comporta l’obbligo di rimanere nel proprio domicilio, con divieto di allontanarsi per 14 giorni dall’ultimo contatto intercorso”.
Situazione analoga a quanto successo il giorno prima di Palermo-Potenza. In attesa dei nuovi tamponi, la positività al Covid di due giocatori lucani ha spinto il Servizio Sanitario Regionale della Basilicata a disporre “il divieto di spostamenti con mezzi di trasporto pubblici e il divieto di riunione ed assembramenti, quindi anche di sedute di allenamento che prevedano la presenza di più atleti”. Scelte in controtendenza rispetto a quanto successo finora in A e B: la Salernitana ha potuto lasciare la Campania andando a Verona nonostante dei positivi all’interno del gruppo. Lo stesso Milan ha disputato le ultime due giornate di campionato senza Duarte e Ibrahimovic, in quarantena perché alle prese col Coronavirus. L’Atalanta ha giocato (e vinto) la gara col Cagliari pur priva del suo colosso difensivo Toloi, positivo.
Il “caso Genoa”: la necessità di rivedere i Protocolli
La particolarità della situazione del Napoli è legata al match col Genoa di una settimana fa. I liguri erano arrivati in Campania senza Perin e Schone positivi: i controlli dei giorni successivi però hanno creato panico, con ben 22 persone tra staff e calciatori contagiati tra i rossoblù genovesi. Lì è scattato l’allarme anche nella società di De Laurentiis: il rischio che il numero di contagi vada oltre quelli di Elmas e Zielinski è altamente probabile. Da ciò nasce l’evidenza di dover andare a rivedere i protocolli stilati lo scorso giugno, per evitare che ogni situazione venga affrontata in maniera diversa. Il Ministro della Salute Speranza ha precisato che “le cose importanti in questo momento sono altre: il lavoro degli ospedali e dei sanitari e l’attenzione alle nostre scuole”.
Spadafora, a capo del dicastero dello Sport, evidenzia come “la situazione generale sia divenuta nelle ultime settimane ancor più complessa, tanto da non lasciare immune neppure il mondo del calcio, nonostante le rigide regole adottate. Ed è per questo che alle Autorità sanitarie locali è demandata una chiara responsabilità e una precisa azione di vigilanza. Spetta ora agli organismi sportivi decidere sugli aspetti specifici del campionato. Sia però ben chiaro – evidenzia il Ministro – il mio richiamo a far prevalere l’interesse superiore della salute su qualsiasi altra logica o interesse di parte”.
La strada sembra dunque tracciata. L’aggravarsi della curva epidemiologica impone misure diverse rispetto a quelle immaginate lo scorso giugno. Il Governo ne discuterà a partire dalle prossime ore con i vertici della Federazione, facendo salvi due principi inderogabili: quelli della prevenzione collettiva e della salute pubblica. Al calcio (e al resto degli sport) non resterà che adeguarsi, con buon senso e senza far emergere interessi partigiani: la tutela del bene comune non può avere distinguo di alcun genere.