Calcio e reality show
Mi sono imbattuto in una partita di calcio trasmessa da un canale satellitare e mi ha colpito un fatto: le telecamere, prima della partita, sono entrate negli spogliatoi.
Mi sono imbattuto in una partita di calcio trasmessa da un canale satellitare. Mancavo da tempo a questo “spettacolo” di prodezze calcistiche, delle quali, peraltro, non capisco granché.
Mi ha colpito però un altro fatto: le telecamere, prima della partita, sono entrate negli spogliatoi. In un momento e in un luogo solitamente vietati al pubblico sono stati immortalati un giocatore seduto sulla poltrona a rilassarsi, uno intento ad allacciarsi le scarpette, un altro ancora al telefonino. Gli amici dicono che oramai è la normalità.
Una volta c’era il bar che radunava intorno alla sua unica televisione gli appassionati di calcio. Lì si formava il tifo, la gioia, la condivisione di una passione: le immagini non erano certamente quelle di oggi, la moviola era un sogno alieno, tutto arrivava in ritardo, anche i commenti, ma l’evento centrale rimaneva comunque la partita.
Oggi il calcio in tivù è diventato spettacolo in tutti i sensi, crea un indotto economico strabiliante, assicurando i maggiori introiti a qualsiasi network, in termini di diritti e audience.
Paola Abbiezzi, dottore di ricerca in Linguistica applicata e linguaggi della comunicazione e docente di Giornalismo televisivo, ha indagato sul legame tra sport e tivù ponendo un’attenzione particolare al calcio: è interessante notare come le partite siano oggi un oggetto, non più limitato al terreno di gioco, ma distribuito in diverse fasi che vedono una preparazione prima e una celebrazione dopo il match. Gli eventi sono plurimi, dallo spogliatoio alla moviola si mettono insieme sport, gossip e intrattenimento, mutando nel telespettatore la percezione sull’evento al quale assiste, ma che poco ha a che vedere con la partita.mediale
Lo sport si avvicina così al reality, portando la tivù nel dietro le quinte, discutendo per ore su una moviola che non cambierà il risultato. Si prevede, si “sondaggia”, si commenta tutto; ma alla fine rimane l’amaro in bocca per essersi lasciati sfuggire il positivo che lo sport sprona a vivere, nel tifo e nell’agonismo. È proprio la visibilità dei valori etici e sociali dello sport che andrebbe recuperata, sacrificando quel contorno da Grande fratello a cui manca solo il televoto.