Calabria, il centrodestra conquista la Regione con Occhiuto

Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra, ha vinto le elezioni regionali. Sconfitti il centrosinistra, con la cordata Pd-M5S, e l'ex sindaco di Napoli, il magistrato Luigi De Magistris. Bassa l'affluenza, ferma al 44,37%

La morte prematura di Jole Santelli, presidente della Giunta regionale della Calabria, dopo pochi mesi di governo, ha costretto gli elettori calabresi al ritorno alle urne. La pandemia ha acuito ancora di più le problematiche decennali della sanità calabrese commissariata ad oltranza e ha visto peggiorare la situazione sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dei servizi, costringendo i malati alla forzata emigrazione e ad affrontare i costosi viaggi della speranza verso i centri sanitari di altre regioni.

In un tempo difficile come il nostro, il popolo calabrese s’è sentito letteralmente abbandonato da coloro che hanno supplito al meglio, nei mesi scorsi, la Governatrice deceduta. L’incertezza dovuta al Covid-19 (che si manifestava ogni pomeriggio alle 18 ascoltando il bollettino impietoso che giungeva dalla Protezione Civile) per chi vive in Calabria diventava, anche da un punto di vista psicologico, una sorta di spada di Damocle sulla testa dei cittadini, poiché gli ospedali in Calabria (molti smembrati o chiusi) non avrebbero potuto garantire oltre un determinato numero di terapie intensive; e a supporto è intervenuto l’esercito.

Il dramma avveniva nel mentre il teatrino della politica giocava al rimbalzo delle responsabilità. La desolazione diventava sfiducia e non partecipazione alla vita politica attraverso il voto. A questo bisogna ancora aggiungere che per tutto il periodo della formazione delle liste elettorali la politica si è mostrata divisa non solo sull’alleanza, ma anche sulla spartizione delle poltrone. Se il centrodestra a fatica ha raggiunto l’accordo sul nome del governatore di Roberto Occhiuto, si ricordano ancora le fibrillazioni a livello nazionale della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

Il centrosinistra non è riuscita ad esprimere un candidato unitario per governare la Regione e solo dopo diversi tentativi si è trovato l’accordo – calato da Roma – sul nome della professoressa Amalia Bruni, scienziata che per l’occasione si è prestata alla causa della politica. A livello locale la sua candidatura è stata recepita come il risultato dell’accordo tra Partito Democratico e i 5 Stelle avvenuto, però, nella capitale, provocando vibrate  proteste da parte di coloro che avevano precedentemente avuto un ruolo di gestione nel Pd locale, successivamente commissariato. L’ex presidente Mario Oliverio, per risposta ha presentato una lista antagonista; altri ritornati forzosamente nei ranghi hanno cercato un posto con la Bruni (la candidatura nella lista del Partito Democratico), ma non hanno conquistato lo scranno al consiglio regionale.

Altra entità politica di sinistra calata dal Comune di Napoli è stata la figura dell’ex magistrato (e ormai ex sindaco partenopeo) Luigi De Magistris sulla scia del ruolo che ha avuto, oltre un decennio fa, come magistrato di punta in Calabria. De Magistris con le sue liste, pur raggiungendo discreti risultati (la conquista di due seggi a Palazzo Campanella), non ha convinto la gran parte dei calabresi della bontà della “Rivoluzione degli onesti”. Tra le fila di De Magistris vi era anche l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, che alla vigilia del voto ha subito la pesante condanna in primo grado. L’accaduto ha recato con sé una forte reazione da parte di migliaia di calabresi, che con il voto a Lucano hanno voluto esprimere sentimenti a metà tra la rabbia per la sproporzionata condanna e la solidarietà, nella consapevolezza che il suo operato del sindaco a prescindere dalle procedure, dalle situazioni, dell’eventuale dolo è stato una risposta di fronte a drammi urgenti che vivono sulla propria pelle “i Cristi di carne” che approdano sulle coste calabresi e siciliane.

I calabresi, gente che conoscono da sempre il dramma dell’emigrazione, non possono girare la faccia dall’altro lato di fronte ai morti in mare. Sono stati 762.000 i votanti (affluenza del 44,37 %), ma bisogna tenere conto di chi,  pur risiedendo sulla carta in Calabria, vive fuori regione per motivi di lavoro e dei tanti anziani che vivono con i propri figli fuori e al massimo trascorrono solo i mesi più caldi dell’anno nelle proprie abitazioni. Sono stati tanti i fattori che hanno allora determinato la scelta del non voto in di massa, ma sicuramente la sfiducia che anch’essa può essere definita a queste latitudini “patologica”.

Fino a quando non cambieranno i calabresi, almeno un bel numero di essi, non vi potrà essere cambiamento alcuno. La sanità, tema molto dibattuto, è composta dai medici e dagli altri operatori e non sempre qui viene anteposto il diritto alla salute e alla cura, ma spesso vengono prima le parcelle, le visite private propedeutiche all’accesso alla struttura pubblica, la preferenza delle strutture sanitarie private che sono più costose, ma più efficienti.

Roberto Occhiuto, che è stato eletto in modo plebiscitario, conosce bene i meccanismi della politica regionale poiché per più lustri ha avuto ruoli di primissimo piano (consigliere regionale, deputato, responsabile regionale di partito, ecc) e quindi ha il vantaggio di conoscere già le questioni annose del territorio. Per riavere la fiducia dei cittadini bisognerà risolvere subito il debito sanitario, con la fine del commissariamento, e poi c’è la gestione dei fondi del Piano Nazionale di ripresa e resilienza. Occhiuto dovrà fare delle scelte probabilmente radicali e mostrare un coraggio che sarebbe la vera novità di queste elezioni oppure potrà decidere di “regnare e non governare”, delegando gli assessori (chiedendo successivamente a loro il conto) e così rischiando poco dal punto di vista penale, poiché si è scelti ormai attraverso le nomine romane, dal punto di vista politico. Nei prossimi giorni sarà più chiara la traiettoria dopo la scelta degli assessori e si potrà cominciare ad intravedere l’orientamento.

Un dato positivo che ci conforta e ci fa ben sperare: per la prima volta sugli scranni del consiglio regionale della Calabria siedono sei donne!

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