Calabria, arrestato il prefetto di Cosenza

Il prefetto di Cosenza, Paola Galeone agli arresti domiciliari con l’accusa di aver intascato una mazzetta da 700 euro, mentre alcuni magistrati criticano l’operato di Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro che ha guidato l’operazione Rinascita Scott con 334 arresti

Una mazzetta da 700 euro avrebbe incastrato il prefetto di Cosenza, Paola Galeone. La donna avrebbe chiesto una fattura falsa ad un’imprenditrice: costei fingendo di accettare, ha raccontato tutto alla Polizia. Secondo quanto riportato , lo scambio di denaro è avvenuto all’interno di un bar: l’imprenditrice aveva un microfono addosso, mentre la polizia, nel frattempo, aveva piazzato delle telecamere. Quando è uscita dal bar, il prefetto Paola Galeone (a Cosenza da giugno 2018, in precedenza a Benevento) ha trovato gli agenti a sbarrarle il passo. La prova schiacciante sono le false banconote trovate nella sua borsetta, una parte del denaro (1220 euro) inserito nella fattura taroccata.

L’episodio si è verificato il 28 dicembre. Appena un giorno prima, il 27 dicembre, c’era stata l’ultima uscita pubblica del Prefetto. L’ultimo giorno dell’anno, la notizia viene resa pubblica.

Ed il 2 gennaio per l’ormai ex Prefetto scattano gli arresti. Ora si trova ai domiciliari nella sua casa di Taranto. A reggere la Prefettura di Cosenza, è rimasta il vicario, Franca Tancredi. A breve, il consiglio dei ministri dovrebbe procedere alla nomina del nuovo prefetto di Cosenza.

Un episodio di corruzione. Nemmeno uno dei più gravi. Ma che disegnano un territorio di illegalità, una zona di grigio/nero che sempre più spesso pervade uomini e donne delle istituzioni. Come non ricordare il coinvolgimento di rappresentanti delle istituzioni, come l’ex prefetto Francesca Cannizzo, l’ex giudice di Palermo, Silvana Saguto? Ma l’elenco potrebbe ancora allargarsi.

È ancora aperta (e divisa in più filoni) l’inchiesta del cosiddetto “caso Montante” che ha portato alla luce un vasto giro di corruttele e di rapporti impropri tra il potente ex presidente di Confindustria siciliana (definito un paladino dell’antimafia) e rappresentanti della politica, del governo e delle istituzioni in genere.

Gli episodi e le responsabilità riguardano ovviamente i singoli e ciascuno è innocente fino alla sentenza definitiva. Ma il quadro che emerge e soprattutto gli sviluppi che ancora potrebbero aprirsi sono inquietanti.

Fibrillazioni in una terra difficile e martoriata. All’indomani degli arresti dell’operazione Rinascita Scott, il dibattito si accende anche attorno all’operato del procuratore Nicola Gratteri, che guida la procura distrettuale di Catanzaro.

Hanno fatto scalpore le parole del procuratore generale di Catanzaro, Otello Lupacchini, che ha parlato di «evanescenza di molte operazioni della procura distrettuale di Catanzaro». Non si tratta solo di una guerra tra toghe, o di fibrillazioni tra magistrati che sono esistite anche nel recente passato.

Lupacchini lamenta anche di non essere stato preavvertito degli arresti operati dalla Procura di Catanzaro. Le sue dichiarazioni hanno provocato il disappunto di varie componenti della magistratura, ma anche dell’Associazione Nazionale Magistrati, che ha definito le dichiarazioni di Lupacchini «sconcertanti in sé e ancor più perché provenienti dal vertice della magistratura requirente del distretto».

Sullo sfondo, le diverse fibrillazioni legate a modalità diverse di affrontare la triste realtà delle collusioni tra politica e criminalità organizzata. Ma soprattutto le difficoltà di una terra dove le infiltrazioni della criminalità sono pervasive e condizionano fortemente la vita quotidiana e l’economia locale.

Queste parole e questi dibattiti, questi duri contrasti, pur se dolorosi, possono però offrire a chi vive in quella difficile regione (e non solo) squarci di nuova consapevolezza su ciò che accade nella Regione. Una terra martoriata anche sul piano politico. Nell’inchiesta “Rinascita Scott” sono stati coinvolti anche esponenti politici.

La recente composizione delle liste in vista delle prossime elezioni regionali del 26 gennaio non è rimasta immune da polemiche. C’è chi ha sottolineato i tanti cambi di casacca o la presenza nelle liste di personaggi non troppo limpidi. Tutto questo però dovrà passare anche al vaglio del voto elettorale. Ed i cittadini/elettori, in cabina, dovranno fare scelte complesse. Non solo politiche, ma prima di tutto etiche e di legalità.

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