Buone e cattive notizie

Dallo scenario mediorientale arrivano news cariche di speranza e altre invece drammaticamente negative. La veglia di sabato è un’indicazione di strategia, non un fioretto
Domenico Quirico è libero

La gioia contenuta di vedere un collega liberato dall’inferno siriano è indice della gravità del momento. Mentre, grazie agli sforzi congiunti della Farnesina e di chissà quali altri interlocutori, Domenico Quirico torna a casa con enorme soddisfazione del direttore de La Stampa, dei suoi colleghi al quotidiano torinese e di tutti i giornalisti che hanno il Medio Oriente nel cuore, altri ostaggi restano nelle mani di chissà quali gruppuscoli presenti sullo scacchiere siriano, padre Paolo Dall’Oglio in testa.

La soddisfazione per la liberazione di Quirico viene amplificata dal tono minimalista assunto dal giornalista nelle sue prime dichiarazioni, pur denunciando la mutazione genetica della ribellione siriana, passata da laica e democratica a fanatica e terrorista. Torna in mente il suo credo professionale: «Bisogna andare dove la gente soffre e ogni tanto ci tocca soffrire come loro per fare il nostro mestiere». Evviva!

Un altro “Evviva!” lo merita indiscutibilmente la gente che sabato ha partecipato alla veglia di preghiera per la pace in Siria, a piazza San Pietro. E un altro “Evviva!” va a papa Francesco, che è tornato sull’argomento, parlando al termine dell’Angelus, a braccio, dal Palazzo Apostolico (significativo che lo usi solo per questi proclami e non per la sua vita quotidiana), denunciando con parole inequivocabili l’aspetto più bassamente commerciale delle tante guerre che scoppiano nel mondo.

Invece va pronunciato un forte “Peccato!” (non esclamazione di disappunto, ma segno di profonda tristezza perché si tratta di peccati sociali gravissimi) per la caduta della città cristiana di Maalula in mano a ribelli della fazione più dura, quella qaedista, che al grido di Allah Akhbar (ma che Dio si può invocare per queste azioni che mettono uomini contro altri uomini!) hanno occupato la città, un gioiello architettonico e un simbolo della presenza cristiana in Medio Oriente.

Altro “Peccato!” va indirizzato alla notizia di provenienza britannica: nel complesso mondo del commercio di armi, il governo siriano è stato rifornito di fluoruro da un’azienda britannica, seppur a fini industriale: fluoruro che entra nella produzione di non poche armi chimiche. Ritorna il problema drammatico di finanziamenti occidentali a personaggi ambigui che poi si rivoltano contro chi ha dato loro i fondi necessari per compiere le proprie nefandezze: la lista è lunga, da Bin Laden a Saddam Hussein.

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