Buonanotte ai suonatori

I mercati tradizionali collassano e quelli nuovi stentano a decollare.
Musica Leggera

Quelli che campano di musica e canzoni sono riconducibili a cinque grandi categorie. Ci sono le popstar (o le rockstar, che sono poi popstar convinte di essere più intelligenti o più pure); gli artigiani (onesti mestieranti che riescono a galleggiare dignitosamente tra i marosi del business); i precari (che vivono magari una stagione radio-televisiva esaltante e poi svaporano nel nulla); gli alternativi di culto (che sopravvivono per lo più grazie a uno zoccolo duro di fedelissimi); e infine c’è il mare magnum dei sognatori (sempre in attesa di una svolta, dell’incontro decisivo, dell’occasione capace d’emanciparli dall’anonimato). Inutile dire che ciascuna di queste razze è a sua volta composta da infinite sottocategorie, più o meno definibili.

 

Di questi tempi è dura per tutti. Proporzionalmente si capisce, ma per tutti. Giacché La Crisi non fa distinzioni fra razze, mentre i mercati tradizionali collassano e quelli nuovi stentano a decollare. Ad aggravare il quadro c’è anche l’ormai oggettiva difficoltà a imporre qualcosa di nuovo, vuoi perché tutto e il suo contrario è stato già proposto, vuoi perché la crisi succitata ha, come primo effetto, quello di terrorizzare chiunque osi azzardare deviazioni dai luoghi comuni. Da qui la valanga di cover che riempiono i dischi, di ristampe che gonfiano i cataloghi e di cloni di cloni che intasano i mercati.

 

Tutto questo peana solo per dirvi che il vostro cronista è sempre più imbarazzato nel trovare ogni volta prodotti e protagonisti degni di finire su queste pagine. Eppure non mancano talenti, sia compositivi che interpretativi e, sia pure ben più raramente di un tempo, qualche bella canzone riesce ancora ad infilarcisi nelle orecchie. Canzoni di qualunque genere, beninteso. Giacché oggi non c’è più una scuola a guidare le danze, ma un gran pinzimonio d’incroci, di sapori, di contaminazioni, che vanno dalla lirica al rock’n’roll, dal valzer all’hip-hop e alla world music.

Basterà tutto questo a salvare questi poveri musici, e a salvare la Musica da tutto ciò che la circonda? Io credo di sì: non foss’altro perché la Musica s’è sempre salvata da sola.

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