Buon viaggio, Gibì e Doppiaw

I due simpatici personaggi creati da Walter Kostner girano l'Italia con una mostra itinerante interattiva.
Buon viaggio

«C’è una strana agitazione questa mattina nei corridoi della scuola: la si sente nell’aria, quasi la si può toccare. Non è l’agitazione, piuttosto l’attesa di qualcosa di… solenne. I bambini sono emozionati, ma al tempo stesso composti». È il racconto di un’insegnante alle prese con un appuntamento insolito: l’arrivo in classe di due personaggi, due simpatici amici, due clown.

I nostri lettori avranno forse intuito di chi stiamo parlando: Gibì e Doppiaw, amici anche di tanti di noi. «Personaggi molto discreti – continua il racconto –, ma una volta che li si fa entrare in un ambiente, toccano davvero il cuore di chi c’è, e non ne escono più. Spesso, dopo averli conosciuti, ci si chiede l’un l’altro ad alta voce: “Ma qui, che farebbe Gibì?”. Oppure: “Doppiaw che avrebbe detto in questa situazione?”».

E la storia continua, anzi, si sviluppa quasi all’insegna di… una ciliegia tira l’altra. Protagonisti assoluti di una trama che ancora oggi si va dipanando, i mitici Gibì e Doppiaw sono entrati in maniera dirompente non solo in tante aule scolastiche, ma anche all’interno di teatri, sale comunali, padiglioni di grandi eventi.

 

Il fatto è che si va di novità in novità. Quella più recente è una mostra interattiva itinerante. Qualcosa che si può dire sia nata da una parte a tavolino, ma anche spontaneamente, e che da qualche tempo è diventata un progetto definito a geometria variabile, diciamo così, nel senso che è composta da diversi moduli componibili a seconda delle esigenze di turno. 

 

Un pò di storia, a questo punto, è d’obbligo. Il progetto “Valori come tesori. Educare alla relazione con Gibì e Doppiaw” nasce nell’ambito di un importante convegno di studio riguardante i temi della reciprocità e dell’altruismo, organizzato nel 2000 dal dipartimento di Scienze dell’educazione dell’università di Verona. Una prima selezione delle strisce di Walter Kostner viene presentata in mostra all’interno del quattrocentesco chiostro dell’università.

La risposta di studenti e visitatori è più che favorevole. Da allora sono state molte le città in cui la mostra è stata portata e sempre più numerose le amministrazioni locali, i gruppi associativi interessati a richiederla e ad ospitarla.

Una équipe di specialisti – lo psicopedagogista Michele De Beni, lo scrittore Maffino Redi Maghenzani, la critica d’arte Lia De Pra Cavalleri, il poeta, regista e cantautore Leopoldo Verona – in stretta collaborazione con lo stesso Walter Kostner, lavora dall’estate 2002 alla sperimentazione di un progetto formativo.

Prendono il via esperienze varie nelle scuole, dalle materne alle superiori, coinvolgendo docenti, educatori, genitori, associazioni, intere comunità, con risultati davvero sorprendenti sia per il forte richiamo sui ragazzi e sulle loro famiglie sia per il consenso ricevuto da operatori e dirigenti nel campo socio-culturale e scolastico. Perché allora non intraprendere un itinerario più coraggioso e sinergico?, si son chiesti i membri dell’équipe.

 

È a questo punto che entra in scena Creativ, nata nel 1994da un progetto di Giulio Carpi che, dopo aver lavorato nei campi della creatività, animazione giovanile, disagio e comunicazione, ha riunito un notevole gruppo di persone che da anni lavorava nel campo educativo e dell’animazione. In rapporto con oltre 270 congregazioni e movimenti, sia laici sia cristiani, in Italia e in Europa, oltre a centinaia di altre realtà nell’ambito scolastico, educativo e formativo, la filosofia di Creativ parte da un assunto fondamentale del Clm (Creativ Learning Method): le persone possono apprendere al meglio soltanto se noi siamo capaci di “accendere” i loro dinamismi mentali, emotivi e cognitivi.

Si capisce subito il perché della collaborazione tra Gibì e Doppiaw e Creativ, come ci racconta il suo presidente nell’intervista che riportiamo di  seguito.

Intanto la nuova mostra ha cominciato il suo viaggio e che stia avendo successo lo capiamo subito da qualche battuta di Nicola Simonelli, sempre di Creativ: «Abbiamo avuto a che fare con un pubblico molto variegato, dai ragazzi delle scuole elementari e medie fino a persone adulte, insegnanti, genitori, educatori di centri estivi, sacerdoti, animatori, gente comune.  Tutti hanno apprezzato. A volte la mostra si inserisce all’interno di eventi promossi da noi, altre volte segue un progetto formativo come quello realizzato dal prof. De Beni. Può anche essere abbinata ad altre attività, come un grande gioco di Gibì e Doppiaw o uno spettacolo sulla creatività e la relazione».

Un progetto articolato, dunque, di cui sul sito www.creativementi.it si possono trovare maggiori dettagli.

 

 

Crediamo nel positivo

 

Intervista a Giulio Carpi, presidente di Creativ, che promuove la mostra interattiva con Gibì e Doppiaw.

 

Perché un soggetto come Creativ, con un’esperienza importante alle spalle, sposa l’idea di Gibì e Doppiaw?

«È che ci siamo un po’ innamorati della cultura del positivo proposta dai due personaggi di Kostner, orientata a una lettura delle cose belle e a volte nascoste della vita. In fondo Creativ cerca in qualche modo attraverso il proprio network di sposare la causa della creatività come scoperta della bellezza di sé e degli altri, nello spirito del dono e della comunione, ed è quello che ci aiutano a fare Gibì e Doppiaw».

 

Cosa avete trovato di nuovo in questi due personaggi?

«La novità sta non tanto nei valori e nei messaggi che essi comunicano ma nel modo in cui lo fanno. La bravura di Kostner è nell’aver usato uno strumento educativo (perché educativa è la funzione da cui sono nate le strisce) come quello del fumetto, che non fa la morale, non chiude i discorsi guidandoli verso una conclusione predeterminata dall’educatore. Le strisce invitano il ragazzo a riflettere, lo provocano, non gli danno risposte ma gli suscitano domande, pensieri. Attivano una ricerca e soprattutto lo portano alla scoperta del valore insito in ogni relazione e del valore della creatività. È uno strumento didattico, efficace, poetico, semplice ma allo stesso tempo potente».

 

Quanto bisogno c’è oggi a livello educativo dei valori proposti da Gibì e Doppiaw?

«Tanto. Nella nostra esperienza vediamo l’importanza di lavorare con gli educatori perché non si limitino solo a dare nozioni o a trasmettere schemi mentali da ripetere, ma sappiano proporre esperienze educative con le quali i ragazzi percepiscano la vita come un grande progetto da costruire. Altrimenti non mi stupisco che la proposta prevalente di una vita consumata e consumistica non entusiasmi le nuove generazioni».

 

Tra i tanti temi che le strisce veicolano, quale sottolineerebbe in modo particolare?

«Ad esempio il messaggio –  che un po’ si ricollega al Piccolo principe – che l’essenziale è spesso invisibile agli occhi. Se io potessi scrivere un manifesto della cultura educativa, direi di insistere sul tema della meraviglia, dello stupore, dell’avventura. Sono questi i veri motori dell’apprendimento, della scoperta, che ci portano oltre gli stereotipi, i pregiudizi, le fissità e quant’altro ci impedisce di cogliere la vita nel suo scorrere.

«Un altro tema che sottolineerei è quello della comunità. In una società individualistica nella quale questi valori di fondo sono poco vissuti e praticati, siamo assolutamente convinti che Gibì e Doppiaw rivalutino il tema delle relazioni personali, dell’amicizia, della condivisione che, se vissuti, oggi fanno la differenza più che mai».

 

E qual è il messaggio che la coinvolge di più?

«Senz’altro, anche per il lavoro che da anni svolgiamo in Creativ, è l’aver espresso in modo efficace il senso profondo del pensiero creativo. Vedere i limiti come sfide, rispetto alle quali sempre ricominciare; avere occhi nuovi per vedere gli altri e la realtà, non chiudendosi in un’unica prospettiva; affrontare la vita come un’avventura sempre nuova, di continua scoperta, dove meravigliarsi e stupirsi degli altri e del creato».
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