Buon Natale, mondo
Nell’aria c’era una sensazione di contentezza, come un profumo che si spargeva per le strade, le piazze, i vicoli. Ma non per noi immigrati...
Mi sedetti sulla panchina vicino alla fontana il cui zampillio, rifrangendo le luci delle vetrine, scintillava di mille colori. Ero stanco! Avevo girato tutto il giorno in cerca di un lavoro e solamente un fioraio mi aveva dato venti euro per fare la consegna di un grosso albero di Natale.
A fine mese dovevo mandare qualcosa alla mia famiglia che viveva ancora in Etiopia. Come mi mancava! In particolare adesso, durante le festività natalizie.
Nell’aria c’era una sensazione di contentezza, come un profumo che si spargeva per le strade, le piazze, i vicoli. Ma per noi immigrati, senza lavoro, senza casa, il più delle volte derisi e tenuti in disparte, non c’era niente di tutto ciò.
Ero molto triste pensando al mio futuro ed ero così immerso nei miei pensieri che non notai l’auto che si era fermata al bordo della strada. Da quella bella macchina scese un fagottino bianco, alto un soldo di cacio, e venne verso di me. Nella mano sinistra teneva un pacco quasi più grosso di lui: un panettone avvolto in una confezione dorata. Quando mi fu di fronte con una vocina squillante mi disse: «Ciao signore, tanti auguri!», e offrendomi il regalo mi porse la sua manina in segno d’amicizia.
Rimasi un attimo interdetto; non riuscivo a parlare e stringendo quella piccola mano tra le mie sentii una tenerezza e un calore che risalivano lungo il braccio e raggiungevano il mio cuore. La mia voce si ruppe in uno strozzato: «Grazie piccolo, Dio ti benedica». Ma il bimbo era tornato di corsa alla macchina che con un colpo di clacson si allontanò nella nebbia.
Infilai nella tasca sdrucita del mio vecchio cappotto la mia mano ancora pregna di quella sensazione di bianca e morbida innocenza. Volevo conservare il più a lungo possibile quella impressione di carezza così autentica, così bella, che faceva scendere grosse lacrime dai miei occhi ancora increduli.
Quella sera, anche noi, io ed altri cinque connazionali, nella cantina dove alloggiavamo, avremmo festeggiato il Natale. Il bimbo Gesù ci aveva donato un pezzetto del suo amore infinito. Buon Natale mondo!