Bungaro. L’arte come salvagente

Il musicista di Brindisi: «La necessità di ripartire».
Bungaro

Si intitola semplicemente Arte, l’ultima avventura discografica del brindisino Bungaro. Un grande album, costato due anni e mezzo di lavoro, realizzato col contributo di Fiorella Mannoia, Omar Sosa, Paula Morelenbaum, Neri Marcorè e molti altri.

«Tutto è stato scelto e pensato “sentimentalmente”. Non volevo fare un album tanto per aggiungere un anello alla catena, ma un disco meditato con calma, usando un’orchestra vera, curato in ogni dettaglio, dalla scelta degli ospiti alla copertina; al contempo volevo offrire qualcosa di moderno, in grado di passare per radio e con un respiro internazionale così da poter arrivare anche all’estero».       

 

Immagino non sia costato due lire…

«Infatti. Per certi versi è un disco “lussuoso”, specie per questi tempi di crisi dove i dischi non li compra quasi più nessuno. Per realizzarlo ho dovuto girare parecchio, ma sono strafelice del risultato, tanto per la forma quanto per la sostanza».

 

Come lo definiresti?

«In fondo sono 14 piccoli film legati dallo stesso codice espressivo, attraverso il quale esprimere un’urgenza: la necessità mia e di molti di “ripartire” e di riappropriarsi di sé stessi».

 

Stilisticamente è un lavoro che fonde i canoni classici della canzone d’autore con sonorità multietniche, concepito, verrebbe da dire, ad immagine e somiglianza del panorama sociale contemporaneo: ancora alla ricerca d’una sintesi tra globalizzazione e localismo, tra urgenze pubbliche e private, tra slanci idealisti e pragmatismo.

«Concordo. E aggiungo che viviamo in un mondo pieno di eccessi; fatto di troppi “troppo”, a cominciare dalla quantità di cose e di informazioni che ci arrivano quotidianamente addosso, per non parlare del tasso di nervosismo che si respira nell’aria».

 

Canzoni di sostanza che sembrerebbero anche un indiretto appello alla forza salvifica dell’Arte e della Bellezza in un mondo sempre più ansimante. Ma basteranno a far da transenna alle mille derive in corso?

«Di certo c’è da sperarlo, per mio figlio, per me, e per tutti noi. Col buon Romanelli (autore della maggior parte dei testi, ndr) lavoriamo da anni in perfetta sintonia e condividiamo la stessa visione del mondo, dei suoi problemi e delle sue urgenze: a cominciare dall’Amore, da intendersi nel senso più alto e profondo del termine».

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons