Bullismo record a Milano

Quasi la metà degli episodi rilevati in tutta la regione si verificano nel capoluogo lombardo e nell’hinterland. Tante denunce, ma anche una vasta zona grigia nascosta. L’indagine conoscitiva e la raccolta fondi promossa da Telefono Azzurro per il numero 1.96.96. Sulla rivista Città Nuova di maggio un apporofondimento sul tema nella sezione Regioni
Bullismo

La Lombardia è in testa tra le regioni italiane per episodi di bullismo. A rivelarlo è un’indagine condotta da Telefono Azzurro e Doxa Kids, che ha coinvolto oltre 1.500 giovani dagli 11 ai 19 anni su tutto il territorio italiano, il 35% di loro è stata vittima di episodi di bullismo, online e offline. Una volta su tre è accaduto a scuola.

Di fronte a questo fenomeno Telefono Azzurro ha avviato da tempo una campagna di raccolta fondi per sostenere il numero gratuito 1.96.96, i social e la chat sul sito www.azzurro.it, attivo, 24 ore su 24, che offrono un supporto e un intervento immediato sia alle piccole vittime, sia agli adulti che spesso non sanno come intervenire.

I ragazzi che subiscono ripetute forme di prevaricazione e sopruso, fisiche o psicologiche, da parte di coetanei, raramente confessano le angherie subite a qualche figura adulta, genitori o educatori. Il fenomeno, in particolare, ha trovato in Internet e nei social network un terreno molto fertile per affondare le sue radici e crescere in maniera incontrollata e invisibile.

I dati emergono da una ricerca dal titolo “Bullismo a Milano. Rilevazione nelle scuole elementari e medie (a cura di Nicola Iannaccone, Federico Colombo, Stefania Di Domizio, Ilaria Veronesi. ASL Città di Milano)”, che ha coinvolto un campione di 59 plessi, 33 elementari e 26 medie, per un totale di 10.513 alunni, 5.426 maschi e 5.087 femmine, dei quali 4.406 delle scuole elementari e 6.107 delle scuole medie. L’età media del campione delle scuole elementari è pari a 9,5 anni, mentre per le scuole medie l’età media è pari a 12,6 anni.

Agli alunni delle classi che hanno aderito alla proposta, è stato chiesto di compilare un questionario. Si sono poi effettuate rilevazioni anche di tipo qualitativo, con alunni e genitori, attraverso la metodologia dei focus-group. Dall’analisi dei dati il bullismo risulta molto diffuso sia nelle scuole elementari che nelle scuole medie inferiori cittadine. Addirittura un bambino su due dichiara di subire, infatti, prepotenze durante la permanenza nella scuola elementare, mentre nelle scuole medie abbiamo un ragazzo vittimizzato ogni tre.

Dagli studi compiuti nello scorso decennio sappiamo però che la gravità dei singoli episodi non diminuisce nel corso degli anni, come rilevano anche le cronache cittadine che riportano periodicamente i casi più gravi accaduti nelle scuole medie. La considerazione simultanea dei dati riguardanti gli alunni che subiscono e mettono in atto prepotenze risulta interessante. Infatti il numero degli studenti coinvolti nel bullismo a scuola raggiunge cifre allarmanti, rispettivamente il 64% alle scuole elementari e il 50% alle medie.

Si potrebbe pensare che quello che accade ad una maggioranza sia anche “normale”. Nel caso del bullismo questo ragionamento non è applicabile. Infatti i bulli hanno maggiori probabilità di rimanere imprigionati in una carriera deviante che li porterà in molti casi ad avere problemi con le droghe e la giustizia prima dei 24 anni. Invece chi subisce ripetutamente prepotenze a scuola sviluppa, in misura maggiore rispetto ai compagni non coinvolti nel bullismo, malesseri somatici e disturbi emotivi anche gravi.

La ricerca qualitativa mostra che quasi la metà degli insegnanti ha difficoltà a riconoscere atti di bullismo che accadono nella propria classe. Allo stesso tempo, anche i genitori evidenziano delle difficoltà sia nell’avere un dialogo con i propri figli sia nell’aiutarli a trovare modalità di intervento adeguate. Ritengono inoltre di essere tenuti poco in considerazione dai ragazzi stessi per quanto concerne gli insegnamenti educativi mentre, in caso di gravi situazioni di prevaricazione, accolgono spesso la richiesta di aiuto da parte dei figli quando ormai la situazione diventa insostenibile. L’azione dei genitori, a questo punto, segue spesso una logica di allontanamento e di espulsione.

Davanti a questo quadro è evidente quanto necessario sia prevedere programmi di prevenzione in grado di promuovere capacità relazionali nel rispetto di sé e degli altri. In particolare, poiché il bullismo è più diffuso e meno grave nelle scuole elementari, è proprio in quest’epoca che è più utile avviare programmi di prevenzione per evitare che il modello di comportamento aggressivo, tipico del bullismo, diventi una modalità preferenziale di relazione tra i ragazzi

L’indagine mostra che i veri esperti di bullismo sono i ragazzi stessi: sanno individuare le peculiarità e le caratteristiche del fenomeno e sono a conoscenza di ciò che avviene nella classe. Questo “sapere” si traduce con difficoltà in un “saper fare”: in altre parole i ragazzi non dispongono della competenza necessaria ad intervenire efficacemente per difendere un compagno o se stessi.

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