Buenos Aires capitale mondiale del libro
L'Unesco ha assegnato questo importante riconoscimento alla capitale dell'Argentina. Dal nostro corrispondente
Si dice che a Buenos Aires non c’é bisogno di cercare i libri, perché sono i libri a trovare te. Pare sia stato questo l’argomento che alla fine ha convinto l’Unesco ad assegnare alla bella capitale argentina il ruolo di capitale mondiale del libro 2011 (nella foto, l’opera simbolo della manifestazione, la torre di Babele fatta di libri di Marta Minujin).
Sarà anche stato per il fatto che, in media, gli abitanti di questa città, che in alcuni settori pare non dormire mai, sono abituali lettori e visitatori delle tante, e spesso eleganti, librerie. Basta fare un salto presso qualche sede del centro della catena Cuspide, per esempio, per scoprire che bisogna quasi sempre fare la fila alla cassa per pagare i libri scelti dopo aver dato una occhiata agli scaffali.
Oppure trascorrere qualche ora presso la bellissima libreria dell’Ateneo, che ha ristrutturato l’ex teatro Gran Splendid collocando scaffali dove una volta c’erano palchi e tavoli e settori di lettura dove prima c’era la platea, mentre lo scenario ed il vecchio golfo mistico sono stati occupati da un bar, dove il lettore impaziente di godere del suo acquisto potrà farlo magari prendendo un buon cappuccino accompagnato dalle tipiche "medialunas" – i croissant – che regnano senza rivali nell’immaginario collettivo del break argentino.
Sono infatti numerose le librerie che hanno associato l’idea del bar a quella della vendita di libri. In alcuni casi con grande eleganza, anche estetica, con famose case produttrici di caffé che attraggono i lettori con l’irresistibile aroma della scura bevanda che i porteños (come vengono chiamati in genere gli abitanti di Buenos Aires) consumano in massicce dosi.
Nel caso di Clásica y Moderna, tradizionale bar – ristorante, il menu serale prevede anche lo spettacolo musicale o di cabaret, insieme alla tradizionale libreria che occupa un posto centrale nel locale visitatissimo di sera come durante il giorno.
Sicuramente, però, si legge meno che anni addietro. Ma ciononostante la lettura continua ad essere un appuntamento importante nella settimana degli abitanti di Buenos Aires. In tal senso, si comprende perché circa un milione e duecentomila persone, su tre milioni di abitanti, visitino ogni anno la Feria del Libro, la tradizionale mostra-kermesse editoriale che si svolge negli enormi padiglioni dell’esposizione dell’attività rurale.
Una manifestazione che dura un mese circa, con la partecipazione di centinaia di case editrici, accompagnata da decine di presentazioni di novità editoriali, da dibattiti culturali e retrospettive. Una vera manna per gli amanti della cultura. Questi ultimi non mancano neanche nei settori meno abbienti della città, che non sono pochi, dove spesso tra le iniziative di promozione sociale che portano avanti le numerose organizzazioni non governative (ong) che si occupano di solidarietà figura una biblioteca popolare.
Il governo municipale ha annunciato varie iniziative per celebrare questa assegnazione dell’Unesco, che per un anno consentirà a Buenos Aires di essere sotto i riflettori dell’intero mondo dell’editoria. Previsti, infatti, tra le altre cose, l’apertura di una biblioteca di letteratura infantile e per giovani, di una multilingue, la pubblicazione di una collezione di cento classici della letteratura in versione libro-audio.
Ma cosa leggono i porteños? A parte l’immancabile settore della cosidetta autoayuda (auto-aiuto per migliorare i rapporti di coppia, o l’autostima o superare i propri limiti e difetti), e la saggistica su temi di attualità, sia gli autori locali che quelli stranieri sono ampiamente letti. Ci sono i cosiddetti “mostri sacri” argentini, come il geniale e insuperabile Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares, il recentemente scomparso Ernesto Sabato, e giganti come Julio Cortazar e Leopoldo Marechal, inoltre recentemente appaiono autori brasiliani come Clarice Lispector, l’ungherese Sandor Marai –un vero e proprio successo editoriale – o giapponesi come Banana Yashimoto e Haruki Murakami.
Ma non sarà improbabile che, discorrendo con qualche habitué delle librerie cittadine, questi tiri fuori figure nostrane sempre amate su questa sponda dell’Atlantico come Calvino, Buzzati, Pirandello e lo stesso Dante. Chi scrive ha potuto verificare la finezza del palato dei porteños adempiendo recentemente alla richiesta di un amico che mi aveva chiesto di portare, di ritorno dall’Italia, Ore giapponesi di Fosco Maraini.