Budapest e i suoi misteri
Alla scoperta della capitale ungherese, città incantata tra diverse civiltà e diversi mondi
Bella lo è Budapest. Divisa dalle acque larghe del Danubio, che avanza dalle gole dei monti come qualcosa di placido e inarrestabile. Da una parte Pest, con il parlamento neogotico, le chiese, i palazzi, i musei e l’ espansione dei grattacieli. Fra cui il nuovo teatro dal tetto galleggiante come una nuvola. Sulle colline Buda, l’antica città dei sovrani ungheresi, con il palazzo reale immenso e fortificato. Di notte ammirare la città scintillante tra le luci artificiali sui ponti e il notturno lunare è uno di quegli spettacoli affascinanti che gareggiano con Parigi o Londra.
Il passato è ben presente in questa città che, aperta su una piana sconfinata, ha visto passare la storia. Oggi scorrono 30mila ragazzi per la grande festa rock, improvvisando spettacoli sulle piazze, accanto al Parlamento, presso i ponti. La gente, non solo i turisti,si fermano a guardare: incantati dalla fantasia senza fine della giovinezza. Non si finirebbe mai di ascoltarne i ritmi così liberanti. Poi, i turisti più vogliosi di cultura salgono le scale del Museo Szèpmuèszeti per ammirare l’autoritratto di Giorgione- ricciuto e cocciuto -, le malinconie di Sebastiano del Piombo o del Lotto, i l fuoco mistico del Greco insieme ai tesori della storia ungherese.
Ma è sulla collina di Buda, al Palazzo Reale, alla galleria nazionale magiara, che, accanto agli artisti contemporanei sensibili a ciò che produce l’occidente- vagliato con una certa cura “sospettosa” – , nelle grandi tele di Munkàcsy sulla passione di Cristo che troviamo una prima eco dei dolori di questa terra. Il pittore tardottocentesco, che a prima vista appare accademico, poi si scopre come un poeta della sofferenza del suo popolo rivissuta attraverso quella del Messia. C’è una tela appena abbozzata, un Cristo solo e urlante, che dice molto sul mistero di una nazione che per essere sé stessa ha lottato, da sempre.
Scendendo poi a Pest, negli abissi sotterranei della “Casa del terrore” – prigione comunista per i dissidenti del regime – si ha un assaggio di cosa possa dire l’inferno sulla terra e come gli ungheresi abbiano pagato per la libertà della patria. La vicenda, fra le altre, del cardinale Midszenty, qui torturato – consiglio di leggere i l suo libro di memorie, agghiacciante ed edificante al tempo stesso – balza subito agli occhi, osservandone la cella e poi scorrendo fra le varie stanze. In una è ancora issato il patibolo…
Certo, le ultime generazioni, quelle che hanno meno di vent’anni, stentano a comprendere che tutto ciò possa essere successo. E ciò giustifica la voglia di vivere, la freschezza della gioventù, il desiderio di una città-capitale di un popolo fiero di rimettersi a nuovo e guardare al presente con slancio. Perciò la città vecchia e nuova si rimette i vestiti della festa per la gioia di chi ha voglia di scoprire vicoli e piazze, teatri e birrerie…
L’anima ungherese resta tuttavia qualcosa di inafferrabile, nonostante sembri tanto tenace. E Budapest appare davvero una sorta di città incantata fra diverse civiltà, diversi mondi. Qui siamo davvero in un’altra cultura, che ha preso tanto dall’Europa ma non è europea. E’, soprattutto” ungherese”: un mistero tutto da scoprire.