Bruxelles, non è un Parlamento per mamme
Non si è ancora risolta la questione sollevata dall’europarlamentare italiana Cristina Guarda, eletta con Avs e recentemente diventata mamma. Appunto in ragione del fatto di avere da poco partorito, la giovane eurodeputata aveva chiesto di potersi collegare da remoto per un minuto per porre una domanda al vicepresidente esecutivo designato della Commissione europea, Raffaele Fitto, la cui audizione alla sede di Bruxelles del Parlamento europeo è prevista per il prossimo 12 novembre.
Poiché il regolamento del Parlamento prevede la presenza fisica per le audizioni e le votazioni, a concedere un’eventuale deroga dev’essere la conferenza dei presidenti dei gruppi politici; che però lo scorso 24 ottobre ha rigettato la richiesta, dato che Verdi, Socialisti e Sinistra hanno votato a favore, mentre Popolari, Ecr, Patrioti ed Europa delle nazioni sovrane (tutti gruppi presieduti da uomini) hanno votato contro. La motivazione avanzata è stata la volontà di rispettare quanto previsto dal regolamento, che non contempla eccezioni di questo tipo, preferendo piuttosto per il futuro trovare una soluzione strutturale e non ad personam per situazioni legate a maternità o condizioni di salute che impediscano la presenza fisica. Una soluzione che però, quand’anche fosse decisa in futuro, non arriverebbe certo in tempo utile per Guarda.
A nulla è, almeno per ora, servita la dichiarazione sottoscritta lunedì 4 novembre dalla copresidente dei Verdi Therry Reintke, dalle leader dei Socialisti Iratxe García Pérez, di Renew Europe Valérie Hayer e della Sinistra Manon Aubry, per chiedere alla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola di trovare una soluzione: «Date le circostanze specifiche del caso – si legge nella dichiarazione – [riteniamo che] non vi siano ostacoli tecnici o politici che impediscano a Cristina Guarda di parlare a distanza per un minuto e di rappresentare se stessa in una riunione politica cruciale come l’audizione di un commissario». Aggiungono poi che «decisioni derogatorie di questo tipo vengono prese regolarmente a livello di coordinatori per le Commissioni, senza pregiudicare il diritto al congedo di maternità».
La stessa Metsola tuttavia, riferisce Guarda, pur esprimendole tutta la sua solidarietà e comprensione, alla fine non ha potuto che contattarla per chiederle di recarsi a Bruxelles. «Cosa che non farò – precisa Guarda -, in primo luogo perché sono stati i medici stessi a sconsigliarmi il viaggio, e poi perché comunque non è giusto. Fitto è l’unico commissario designato italiano e io sono l’unica eurodeputata Verde e italiana a far parte di tutte le commissioni di cui lui sarà responsabile come vicepresidente. Nel 2024 una neomamma dovrebbe poter decidere come organizzare maternità e lavoro, è assurdo che nel Parlamento Europeo quattro uomini possano decidere al posto mio. E mi rammarica che tra i più contrari ci siano rappresentanti di partiti che affermano di voler sostenere la maternità e la famiglia».
Al momento, l’unica possibilità prospettata a Guarda è quella di affidare la sua domanda ad una collega, perché la ponga al suo posto. Numerose sono state, riferisce Guarda, le manifestazioni di solidarietà da parte di altri colleghi; mentre invece, insiste, «i parlamentari che hanno dato voto contrario si sono chiusi a riccio su questo tema».
La vicenda è quindi al momento ancora irrisolta, ricordando una volta di più come siano ancora molti i nodi da sciogliere per l’effettiva partecipazione delle donne alla vita politica.